Show must go on

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Capitolo venti - Show must go on

"Avrei dovuto conoscerti meglio piuttosto
che ingannare un'amica e sprecare un'opportunità
che mi è stata offerta" -Seether (Careless Whisper)

Al mio risveglio mi ritrovo solo con un gran mal di testa, l'ultima cosa che ricordo è di essermi seduta al pianoforte e aver iniziato a suonare, non so cosa stavo suonando e non avrei mai immaginato che sarei riuscita a farlo dopo che mi ero ripromessa di non toccare più nessuno strumento. A quanto pare la musica ha avuto la meglio anche questa volta su una ragazza dal cuore distrutto.
Mi guardo intorno e la fioca luce del giorno illumina la metà della mia stanza, scosto malamente le coperte sentendo il bisogno di sgranchirmi le ossa, mi tiro su piano per evitare giramenti di testa inaspettati e quando poggio i piedi a terra rabbrividisco per il freddo, abbasso lo sguardo notando che sono in intimo.
Ma quando li ho tolti i vestiti?
Devo davvero aver bevuto parecchio per non ricordarmi assolutamente nulla, a passo incerto mi dirigo verso l'armadio per recuperare una felpa pesante e un paio di pantaloni neri, dopo di che mi avvio in bagno e appena vedo la mia immagine riflessa sullo specchio mi verrebbe voglia di sotterrarmi, ho gli occhi rossi e questo mi fa capire che ho pianto.
Ennesima sbronza triste, andiamo bene Angel
I capelli sono arruffati quindi devo averli bagnati, altrimenti sarebbero un minimo più decenti.
Smetto di farmi domande per poi lavarmi il viso e iniziare a domare i capelli che proprio non ne vogliono sapere, indosso velocemente pantaloni e felpa per poi legare i capelli in una coda disordinata sbuffando per non esser riuscita a sistemarli.
Quando arrivo al piano inferiora l'atmosfera non è per niente la solita, nell'aria c'è un profumo buonissimo di cioccolato e un cd inonda il salotto delle parole di 'This Love' dei Pantera, un sorrisetto mi nasce spontaneo alle parole della canzone mentre sento un coro provenire dalla cucina, mi avvicino alla porta ad arco e la scena che mi si presenta davanti è alquanto esilarante: Johnny sta decorando una teglia di biscotti al cioccolato con della panna e della glassa, Zacky sta per sfornare una seconda teglia mentre sculetta bellamente e canta a squarcia gola insieme a Matt, che per il momento è l'unico seduto a tavola mentre sorseggia del caffè e ruba dei biscotti dalla teglia.
"Cos'è tutta quest'allegria?", domando entrando in cucina e trattenendo le risate.
"Buon Natale Angel!", mi urlano Johnny e Zacky per poi buttarmisi addosso, rischiamo di cadere per quanta forza ci hanno messo, mi lascio stringere in questo improvviso abbraccio e ricambio gli auguri anche se, sinceramente, non ho mai festeggiato il Natale e non ne vedo tutta questa importanza. Preferisco non darlo troppo a vedere visto che questi due sembrano letteralmente due bambini al momento.
"Dormito bene?", mi chiede Matt facendomi segno di sedermi.
"Diciamo di si, anche se non mi ricordo molto di ieri sera...", ammetto abbassando lo sguardo imbarazzata.
"Oh, nulla di particolare, vi siete solo dati da fare tu e Brian"
"Cosa!?"
"Calma, calma! Stavo solo scherzando!", ride Matt seguito dagli altri due che data la mia faccia si piegano in due dalle risate, "Tranquilla, non è successo nulla, hai solo rischiato di far saltare su una rissa"
"E questo non lo chiami importante, Matt?", chiedo sconvolta al ragazzo dagli occhi smeraldini che subito si fa un po' più serio.
"Come sai di Evangeline?", mi chiede girandosi la tazza tra le mani.
"Me ne ha parlato Brian, qualche sera fa. Perchè?"
"...nulla", sto per ribattere ma non ne ho il tempo sentendo la porta di casa spalancarsi per poi richiudersi rumorosamente.
"Siamo a casa!", urla Brian dal salotto.
"Ti abbiamo sentito mammut!", urla di rimando Zacky ridacchiando.
Quando fanno la loro entrata in cucina noto i due ragazzi vestiti interamente di nero e con l'espressione di chi ha appena finito di mangiare, non voglio scendere a dettagli così mi limito ad osservare l'aspetto dei due, Brian ha i capelli più lunghi dall'ultima volta che mi sono fermata ad osservarlo, ora gli arrivano alle spalle e sono perfettamente lisci, tenuti da bandana e cappello, mentre gli occhi sono sempre gli stessi, James non è molto diverso, non fosse che ha un colorito più pallido del solito e due occhiaie profonde sotto gli occhi, abbastanza impossibili da non vedere.
"Dove siete stati?"
"Lo vuoi davvero sapere, ragazzina?"
"...non chiamarmi ragazzina, e poi sembra che qui tutti sappiano quello che faccio io mentre io non so assolutamente nulla di voi", ribatto indispettita a Gates.
"Mi pare che tu sappia già fin troppe cose su di me, invece", il tono di voce è tagliente come una lama e lo sguardo è freddo come il ghiaccio.

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