I'll be broken, again

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Capitolo dieci - I'll be broken, again

"Io sono stato semplicemente scordato.
Scordato dal mondo, scordato dalle persone che dicevano di
amarmi e scordato da chi mi implorava di restare" -cit.

Credo che ora la mia vita sia davvero stravolta, nel vero e proprio significato del termine, nelle ultime cinque ore ho scoperto di non essere una persona appartenente a questo mondo, ho scoperto che i cinque ragazzi che hanno invaso la mia casa sono in realtà i miei migliori amici, due di loro sono demoni mentre gli altri tre sono angeli, e devo aiutarli a scontare la loro pena entro due anni, in caso contrario moriranno.
Nulla di che in poche parole, sono solo quelle informazioni che ti stravolgono la giornata rendendola bellissima ma con mille domande.
Si, bellissima, perchè per una persona come me, che ha sempre creduto di essere inutile, che non ha mai avuto l'affetto che avrebbe voluto ricevere e che non è mai riuscita nelle amicizie, bèh, questo è decisamente gratificante, sapere che fin da piccola hai sempre avuto una forma di angelo custode, ma tu eri troppo piccola e presa dalla tua vita iniziata già male per accorgertene. Perchè alla fine è così, dopo quell'abbraccio ristoratore con i ragazzi ci siamo seduti sul divano e chi sul tappeto e mi hanno raccontato che, quando mi hanno trovato, ero una neonata, avrò avuto si e no tre mesi e mezzo, da quel giorno non mi hanno mai lasciato, sono sempre stati con me anche se a debita distanza, seguivano la mia crescita, i miei sbagli, i miei pianti...lo so, può essere traumatico detto così ma la mia infanzia non è mai stata troppo allegra e la maggior parte delle mie giornate erano grigie e vuote, piene di sensi di colpa, di urla e mancavano d'affetto, mi hanno ricordato che erano con me quando, arrivata al liceo, iniziai a farmi del male non solo psicologico ma anche fisico, non mi tagliavo, se l'avessi fatto avrei rovinato i miei poveri tatuaggi che ricoprono la maggior parte delle mie braccia, semplicemente assumevo farmaci senza che mi venissero prescritti e bevevo, bevevo come solo un povero depresso poteva fare, eppure al fondo di ogni bottiglia ci trovavo un po' di pace, quella pace che era in grado di darmi solo la musica sparata nelle cuffiette nelle ore più impensabili della notte. Mi dissero che erano con me quando mi rinchiusero nell'ospedale psichiatrico, bei genitori i miei, non si preoccuparono nemmeno di provare a parlare con la loro propria figlia, preferirono buttarmi li dentro con la consapevolezza che l'elettro-shock sarebbe stato più utile.
Mi sono sempre stati vicino e io non gli ho mai visti nè tanto meno sentiti.
Mi riscuoto dai miei pensieri chiudendo l'acqua della doccia e infilandomi nel mio accappatoio, rabbrividendo per il freddo dell'inverno, mi tampono i capelli con un secondo asciugamano mentre mi avvio in camera mia e mi chiudo la porta alle spalle, apro l'armadio recuperando l'intimo e i vestiti per stasera, sono in orario e il pub stasera lo devo aprire io, mi vesto molto velocemente e, a piedi scalzi, torno in bagno per asciugarmi i capelli e truccarmi, apro la porta del bagno con sicurezza e ci trovo dentro Matt, intento a guardare la sua figura allo specchio, richiudo velocemente la porta borbottando qualche scusa mentre sento il ragazzo ridacchiare e invitarmi ad entrare, dopo aver preso un respiro profondo mi faccio coraggio e varco la soglia sentendomi decisamente in imbarazzo.
"Tranquilla non stavo facendo nulla", sorride rassicurante e mi lascia il posto davanti allo specchio, recupero il phon da capelli da dentro il mobiletto e collego la presa.
"Mi spiace, avrei dovuto bussare, ero convinta fossi con gli altri"
"Ero solo venuto a controllare questo", mi indica un tatuaggio coperto da una pellicola trasparente all'altezza del bicipite, "Volevo assicurarmi che non fosse troppo secco, non credo ci sia bisogno di spiegartene il motivo", conclude indicando i tatuaggi che ho addosso, sorrido e sto per accendere il phon quando una mano del ragazzo si posa sulla mia e mi intima di lasciare l'oggetto.
"Dai, ti aiuto, te li ho sempre asciugati io i capelli, sai?"
"Davvero?"
"Mh-mh", afferma, decido di lasciarlo fare e mi siedo sul bordo della vasca piegando di poco la testa in avanti sentendo il calore emesso dal phon subito dopo.
"Com'è che me li hai sempre asciugati tu, i capelli?", chiedo nuovamente curiosa.
"Eri una totale imbranata", sghignazza ricevendo un pizzicotto sulla coscia
"Si, si, quando la smetterete di sfottermi?"
"Mai", ridiamo di gusto per qualche minuto fin quando il ragazzo non spegne il phon, con un colpo secco alzo la testa e i miei capelli ricadono morbidi sulle spalle con le solite punte ondulate. Mi alzo e poso il phon al suo posto per poi ringraziare Matt del suo aiuto e spintonarlo fuori dal bagno, finisco di truccarmi in fretta e finalmente pronta esco dal bagno tornando nel mio piccolo nido, infilo le calze e i miei amati anfibi per poi uscire e andare in salotto.
"Io vado, non distruggetemi la casa", intimo ai ragazzi prendendo le chiavi della macchina e mettendo il giubbotto in pelle.
"Dopo usciamo anche noi, non ci aspettare sveglia", dice Zacky tranquillo.
Saluto i ragazzi e mi chiudo la porta di casa alle spalle.

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