4. VERDE SPERANZA

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Oh la mia camera, che bello era essere li, nella mia stanza, sdraiata sul letto, rilassata e beata. Mi sentivo ancora un po' spaventata e sotto sopra, ma allo stesso tempo stavo molto meglio di qualche ora prima. Iniziavo ad accettare la cosa, quella cosa che tanto mi turbava e non mi dava pace, cominciavo a farmene una ragione e ad accogliere quel fatto con più positività, quindi ero sempre più stabile, sempre più in pace con me stessa.

Il morbido materasso matrimoniale che mi abbracciava era ricoperto da calde lenzuola rigorosamente verdi, colore che si sposava ad hoc con il mio animo, la mia mente e la mia camera. Il verde, oltre ad essere il mio colore preferito è anche il colore della speranza, e io speravo davvero che tutto andasse bene.

Di fronte a me c'era un grande armadio verde mela con all'interno diversi vestiti, magliette, maglioni e giacche meticolosamente ordinati per colore e tipologia. Ai lati del soffice letto si potevano ammirare dei comodini con uno splendente ripiano in vetro, mia nonna li aveva appena spolverati, erano brillanti e lucenti e sorreggevano delle lampade verdi - strano vero? - realizzate a mano dal mio caro nonno: due abat-jour con paralume in vetro verde a forma conica montato su una struttura in ottone lineare, pulita e semplice. Il piedistallo, sempre in ottone, riportava una dedica: «At me uselì», che significa: «Al mio uccellino».
Da piccola passavo moltissimo tempo con il mio dolce nonno nel suo studio; amavo ascoltare le sue avventure passate mentre lavorava e realizzava le sue opere d'arte, amavo svolazzare e correre nel prato in cui mi portava quando passavo il pomeriggio al suo fianco. Quante camminate ci facevamo, quanti gelati ci mangiavamo!

I tappeti ai piedi del letto erano in stile arcobaleno, sulle tinte del verde e del giallo, spessi e morbidissimi, comprati da Ikea® qualche mese fa e su cui amo affondarci i piedi appena sveglia al mattino.

L'immagine sacra della Madonna dagli occhi color azzurro acqua era appesa al soffitto sopra la mia testa. Era un quadro regalatomi da un'amica in segno di protezione e aiuto nel momento del bisogno, disegnato a matita, originale, diverso dai soliti: la Madonna è infatti dormiente e di carnagione scura con una tunica gialla che dava luminosità al quadro. Ornamento che completava l'opera era un'incantevole cornice di fine anni '800, in legno intagliato e ricoperto di foglia d'oro. Non riesco nemmeno a descriverlo tanto è bello. Ogni parola sarebbe vana, esso va ammirato, non descritto.

Sempre della stessa 'famiglia' avevo uno specchio, con una cornice antica degli stessi anni di quella che completava il quadro, appeso sulla parete alla mia destra sopra ad un comò d'ebano con 4 cassettoni contenenti intimo, asciugamani, sciarpe e bijou. Comò recuperato da mio padre a un mercatino d'antiquariato e ristrutturato da lui con amore e pazienza ormai una decina di anni fa.

Sull'altro lato della stanza si ergeva invece un'imponente finestra lunga tutta la parete dalla quale entrava una luce bellissima, i raggi del sole al mattino baciavano l'intera camera ed io, ogni giorno, in quel mio piccolo spazio privato, che ci fosse sole o pioggia, iniziavo la giornata con il piede giusto. Ogni mattino, la prima cosa che facevo era recarmi alla finestra, stiracchiandomi e sgranchendomi e fiondarmi ad aprire gli scuri per vedere quanto fosse bella la realtà che mi circondava.

In ultimo c'era la scrivania, passavo pomeriggi interi seduta a quel tavolo color antracite situato proprio sotto quella colossale finestra per studiare e fare i compiti; ogni tanto, o meglio, molto spesso mi distraevo per ammirare lo splendido mare che vedevo in lontananza, sotto l'alta scogliera su cui era situata Rentille e pensavo spesso a quanto sarebbe stata dura, un giorno non troppo lontano, lasciare tutto ciò.
Non ero pronta. Per niente.

L'ansia risaliva, la nausea pure. Corsi in bagno e ci rimasi fino all'alba.

#MrsAlicR

UN TUFFO NEL VUOTODove le storie prendono vita. Scoprilo ora