11. DENTRO DI ME

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Il suo letto era più comodo di quanto ricordassi. Ancora non riesco a capacitarmi di come non possa ricordare la maggior parte delle cose che eseguo anche dopo averle fatte innumerevoli volte.

Continuavo a ripetermi: Amy svegliati, riprenditi.
Mi sentivo in un mondo parallelo, un mondo in cui tutto ciò che si ritiene impossibile diventa possibile e io, in quel mondo, mi stavo unendo per sempre a Lus, sentivo che dopo quella notte nulla sarebbe stato più come prima e proprio mentre naufragavo nel mondo dei sogni lui mi aveva riportata alla realtà unendo il suo corpo al mio.

Ero così bagnata che quando mi aveva penetrata non sentivo quasi dolore. Entrava e usciva dal mio corpo sussurrandomi all'orecchio quanto mi amasse, toccandomi il seno con la mano sinistra e giocando con il clitoride con l'altra mano.
Tornavano i brividi, tornavano freneticamente anche le farfalle allo stomaco, era perfettamente a conoscenza di quanto mi piacesse ogni volta che lo toccava, sapeva esattamente come farmi venire.

E mentre continuava a entrare e uscire dal mio corpo persisteva a coccolare le mie parti intime con esperienza, le accarezzava in modo circolare e costante tenendo umido il mio organo per non farmi troppo male.

Mi piaceva troppo.

Stavo per venire, di già. Proprio in quell'istante però decisi di impiegare tutte le forze che non avevo per trattenermi. Avrei voluto che, prima di raggiungere l'apice del mio piacere, lui andasse la sotto, con la lingua, desideravo con tutta me stessa assaporare il suo sapore, ma lui andava sempre più forte e continuando ad ansimare il mio nome.
Il mio cervello non capiva più nulla e io non ce la facevo più. Dovevo lasciarmi andare. 
Venimmo insieme per la prima volta.

«Che ti prende Lus? Sei strano. E' stato...così...bello!»
«Pensaci.»
«Mi stai preoccupando, che succede?»
«Pensaci ti ho detto!»
«Oh no!»
«Esatto.»

​Ecco che cosa stava accadendo. Il preservativo. Il maledetto preservativo.
Mi odiavo. Mi davo della stupida. Presa dal panico iniziai a contare i giorni passati dall'ultimo ciclo. 15. Ottimo. Ero nel periodo fertile.

Come potevo essere stata così sciocca? Così ingenua?
Era successo tutto così velocemente, troppo freneticamente, tutto era troppo perfetto per essere vero.
I fiori, la neve, la cena, pattinare, noi due, la città, le luci, la benda, il bacio.
Mi ero lasciata trasportare dall'istinto, non ho usato la ragione, mi ero fatta prendere dai sentimenti e dalle forti emozioni. Avevo troppa adrenalina in corpo e troppo poco cervello in zucca.

Ricontavo i giorni di continuo sperando di sbagliarmi. Niente. Erano perfetti. 15 maledetti giorni.
Di tutto potevo lamentarmi: professori, compagni, amiche, fidanzato, tutto. Tranne che del ciclo! Ogni 28/29 giorni lui era sempre li a tenermi compagnia obbligandomi a indossare doppie mutande per rendere più 'comodi' quei simpaticissimi assorbenti che, a detta delle case produttrici, avrebbero dovuto essere anatomici.

«Non dici niente amu?»
«No Amy, non ho niente da dire, però stai tranquilla ok? Qualsiasi cosa accadrà vedrai che noi ce la faremo.»
«Come fai a esserne certo?»
«Lo so e basta. Ti ho vista affrontare problemi molto più grossi di un ipotetico figlio in arrivo, sei sempre stata in grado di batterti per tutto e tutti, hai sempre lottato con tutta te stessa per quello in cui credevi, non credo affatto che tu non sia in grado di lottare per una nuova vita. La nostra vita.»
«Forse hai ragione, ma ho bisogno di te.»
«E io ci sono e ci sarò.»

​Quanto ho amato sentirgli dire che lui per me ci sarà sempre. Era quello che mi serviva. Una persona su cui poter contare, nulla di più.
​Cercavo di non pensare a niente, nell'eventualità in cui avessi scoperto di aspettare un bambino avrei poi deciso come fasciarmi la testa, ma per ora aveva poco senso.

Cercai allora di distrarmi chiedendo a Lucius che cosa fosse quello strano cuscino sul letto e che utilità avesse. Era rosso, rivestito in alcantara, curvo, sembrava un cuscino di quelli che si usano con i neonati per facilitare l'allattamento al seno, ma aveva qualcosa di diverso che non riuscivo a capire, peccato però che Lus si fosse addormentato.

Mi accoccolai a lui che d'istinto si strinse a me, intrecciò le sue gambe alle mie e continuò a viaggiare nel mondo dei sogni.
Aveva un volto perfetto, rilassato, un naso leggermente aquilino che adoravo e dei morbidissimi capelli mossi di un biondo così scuro da sembrare marroni.

L'istinto mi spinse ad accarezzargli il volto e a dargli un tenero bacio sulle labbra prima di addormentarmi tra le sue braccia.

#MrsAlicR


UN TUFFO NEL VUOTODove le storie prendono vita. Scoprilo ora