12. IL RISVEGLIO

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- Driiiin driiiiin driiiiin -

La sveglia.
Dimenticavo che quel maledetto affare che avevo regalato a Lucius era tanto bello quanto inutile. Suonava imperterrita all'ora sbagliata, sempre nel cuore della notte, ovviamente! Ma a lui andava bene così.
Amava essere svegliato nel bel mezzo di uno splendido sogno o di un brutto incubo, diceva che così avrebbe potuto mandarmi un messaggio prima del mio risveglio per augurarmi il buongiorno.

Oh quanto amavo alle sei del mattino aprire gli occhi e ancor prima di accendere la luce sfilare il telefono da sotto il cuscino in modo goffo e ridicolmente impacciato, spegnere la sveglia evitando di posporla mille volte, accendere il cellulare e leggere il suo magico buongiorno.
Ogni mattina era sempre diverso e sempre incantevolmente speciale.

Il buondì del mattino precedente diceva:

Buongiorno amu, la notte mi ha appena svegliato sgridandomi perché gli ho rubato la stella più bella e luminosa. Tu. A più tardi vita mia.

Solo a me sembrava magnifico che dopo tre anni di fidanzamento lui fosse ancora così dolce, premuroso e innamorato nonostante le super litigate che facevamo?
Ne ero sempre più convinta. Vivevo in un sogno continuo, in un bellissimo cartone per bambini dove qualsiasi cosa, nonostante tutto, finiva sempre splendidamente bene.
Lui era il mio cartone Disney© preferito.

Ma quella notte, quella sveglia, era proprio fuori luogo.
Stavo facendo un sogno alquanto inquietante e avrei voluto scoprirne la fine.

Era estate e mi trovavo in montagna con Paul, il mio migliore amico di sempre. Lui non era tanto più alto di me, aveva splendidi capelli castani, mossi e sbarazzini che venivano baciati dal vento tiepido montano, i suoi occhi azzurri si confondevano con il puro colore del cielo e il suo braccio era soavemente appoggiato sulle mie spalle.
Ci trovavamo in un paesino sperduto molto simile a Rentille. Case antiche e anziani in ogni angolo. Poche auto per le strade strette e semplici alimentari al posto dei grandi supermercati delle metropoli. Mi sentivo quasi a casa insomma.
Passeggiavamo, non ricordo di cosa stessimo parlando, ma ricordo che ero spensierata come sempre quando stavamo insieme. Ogni volta che ci incontravamo eravamo così sereni e sorridenti che spesso e volentieri ci scambiavano per fidanzati.
Lucius ovviamente non era molto felice della cosa, ma la viveva abbastanza serenamente perché sapeva quanto fosse importante lui per me. Era molto più di un fratello.
Quel pomeriggio, nel sogno, era quindi tutto uguale a sempre. Io e Paul insieme a fare due passi scappando per un po' dalla realtà.
Il sole baciava i nostri volti e i nostri animi, ma improvvisamente una grossa ombra iniziò a invadere l'intera zona. Provai all'istate una strana sensazione di paura e freddo. Tanto freddo. Il sole non c'era più.
Era tutto buio e nero. Nessuno dei due parlò all'altro cercando spiegazioni o parole di conforto.
Eravamo entrambi pietrificati.
Improvvisamente però, con la stessa velocità con cui arrivò l'oscurità, ricominciammo a vedere il paesino attorno a noi grazie a una luce emanata dal mio ventre...

Ma ecco che la sveglia cominciò a suonare.
Mi strinsi a Lus che ancora dormiva beatamente e a fatica ripresi sonno.

______________

Il mattino seguente mi svegliai accecata dalla luce del sole che entrava dalla finestra. Dimenticavo che Lus non aveva gli scuri sulle grandi finestre dagli infissi magnifici in abete bianco. Ma soprattutto non ricordavo che a Vertoan non esiste la parola 'nebbia' e che quindi la luce, anche in inverno, non viene filtrata da immense nubi di umidità che invece a Rentille erano sempre pronte ad augurarti il buongiorno.
Ero abbastanza infastidita da quello splendente raggio di sole. Avrei voluto continuare a dormire, erano solo le 7.30 del mattino. Volevo recuperare qualche ora di sonno visto che per colpa del sogno, della sveglia e delle feste avevo fatto molto spesso le ore piccole.
Tra cene, parenti, pranzi, discoteca, concerti di mio padre e impegni vari era stata per me una pesantissima settimana di inizio vacanze natalizie.

Infilai quindi la testa di scatto sotto il cuscino.

«OHI!»
«Ooooops. Buongiorno amore mio. Buon anno a noi!»
«Che stai tentando di fare Amy? Ho sbattuto la testa contro il muro quando hai alzato il cuscino!»
«Scusami amu. Sono ancora mezza addormentata, non sono stata molto delicata, hai ragione. Stavo scappando dalla luce del sole...»
«E le mie braccia non ti sembravano un rifugio migliore, più comodo e più sicuro?»
«Quanto ti amo Lus.»
«Io sicuramente più di quanto tu ami me. Buon anno mio raggio di luce.»

Lo guardavo con occhi a forma di cuore. Come faceva a stupirmi sempre lasciandomi senza parole?

Ma, aspetta. Mi aveva detto 'raggio di luce'? Si. Proprio così. Non era certo la prima volta che mi chiamava in quel modo.
Peccato però che in un lampo iniziò il terrore. Le sue dolci parole uscirono dal mio cuore e arrivarono alla mia mente iniziando a scatenare il panico in tutto il mio corpo in un battibaleno.

Quel sogno. Quel raggio di luce. Il mio ventre. L'amore. La notte appena passata. Il preservativo dimenticato. Era un segno del destino o una semplice fatalità?

#MrsAlicR

UN TUFFO NEL VUOTODove le storie prendono vita. Scoprilo ora