10. UNITI

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Lus abitava in un modesto appartamento a pochi passi dal centro, in un condominio che costeggia il fiume Bacino.
Era una casetta molto accogliente, con pavimenti in legno, finestre molto grandi, una stufa a pellet in fianco alla porta d'ingresso, un tavolo in faggio molto lungo in soggiorno adatto ad accogliere una ventina di persone sedute, una splendida cucina in marmo a L realizzata da suo cugino architetto, due camere da letto sobrie e magnificamente semplici e due bagnetti piccolini ma molto funzionali.
La stufa era accesa, il profumo di olio essenziale alla melissa emanato dal diffusore che avevo regalato alla madre di Lucius per Natale si diffondeva in tutta casa. Ticca ci aveva accolti calorosamente come sempre scodinzolando a più non posso, roteando attorno ai nostri piedi e cercando attenzioni di ogni genere. Per lei erano sempre ben accette: coccole, coccole e coccole.

Nel mentre che accarezzavo Ticca, Lus mi bendò prendendomi alla sprovvista e facendomi fare un mezzo infarto. Soffocai uno stridulo urlo di terrore quando le sue labbra si appoggiarono sulle mie. Baciava così bene che subito mi calmai, era morbido, delicato, tenero, ma allo stesso tempo molto sensuale. Sentivo dentro di me una scarica elettrica che mi attraversava da fondo a cima, partiva dal basso e saliva sempre più ogni volta che il suo corpo sfiorava il mio.
C'era una strana intesa tra noi. La chiamo 'chimica tra corpi'.

Il mio cuore smise improvvisamente di battere, il mio stomaco andò in subbuglio, mi si raggelò il sangue, sentivo quasi freddo, ma in un istante iniziai a essere attraversata da una vampata di calore in ogni angolo del mio corpo, soprattutto li, tra ventre e gambe.
Mentre lo desideravo lui mi diresse verso la sua stanza tenendomi per mano, chiuse la porta a chiave anche se in casa non c'era ancora nessuno, mi appoggiò alla porta e ricominciò a baciarmi.

Ho sempre avuto paura del buio, di bende e cose simili, ma di lui mi fidavo così tanto che anzi, questa nuova sensazione mi piaceva. Eccome se mi piaceva.
Era come se per noi fosse una prima volta impeccabile. Perfetta.
Le sue mani si intrecciavano alle mie, i miei polsi erano completamente in balia del suo volere. Il suo respiro era caldo e affannoso.

Trascinò i miei palmi sul suo petto per poi spostarli subito e bloccarli addosso alla porta proprio sopra la mia testa. La sua lingua mi esplorava, spingeva e si soffermava in quei punti che mi lasciavano trasparire sensazioni che non avevo ricordi di provare. Lui mi capiva, sapeva come farmi stare bene.
Non ho mai lasciato uscire dal mio corpo così tanti gemiti come in quel momento. Il mio corpo lo chiamava e le mie labbra sfioravano tutto quello che riuscivano a trovare, persino lambire i suoi capelli con la guancia mi eccitava.

Lus continuava imperterrito a tenermi immobilizzati i polsi con una mano mentre con l'altra si avvicinava sempre più al mio seno.
Roteava attorno ai miei capezzoli irti con le dita, risaliva sul mio collo, arrivava alle labbra e inaspettatamente tornava giù, sempre più giù, sotto il mio seno, fino all'ombelico, e risaliva alla mia bocca, e riscendeva, fino al ventre questa volta, e tornava su, inciampava nel mio seno e arrivava fino al mio lobo per poi scendere e arrivare finalmente all'apice del mio piacere.
Mi toccò delicatamente con l'indice proprio li, sfilandomi le calze a maglia con una lentezza provocatoria, ero ancora bendata e il suo inebriante profumo sapeva di sesso e amore.

Mi immaginavo il suo pene eretto tra le mie mani che però, ahimè, erano continuamente imprigionate alla porta.
Indossavo ancora il vestito e iniziavo a non sopportare più la mia impossibilità di toccarlo.
Mi leccava l'orecchio destro e nel mentre con i denti mi scostava pian pianino la benda.
Cominciavo finalmente a intravedere la stanza, era adornata da lumini a forma di cuore in ogni angolo. Sul letto c'era un nuovo cuscino rosso, aveva una strana forma e non ne capivo l'utilità, ma non chiesi nulla e continuai a godermi le sue mani sul mio fisico.

Iniziò a sfilarmi l'abito, ero così eccitata che sentii brividi così forti da trasformarsi in solletico, sorrisi calorosamente e iniziai a mia volta a esplorare il suo corpo. Ero finalmente libera.
Era caldo, perfetto, i pettorali senza peli erano lisci come sempre, si lasciò scappare un chiaro verso di piacere. Strinsi saldamente i suoi fianchi e lo tirai a me. Sentii allora tutta la sua eccitazione sul mio ventre. Nonostante indossasse ancora i pantaloni era palese il punto in cui il piacere invadeva il suo corpo.
Gli presi un dito e me lo infilai in bocca, lo ciucciai roteandogli vorticosamente e freneticamente attorno la mia lingua, ansimava anche lui, con me. Ne approfittai quindi per azzardarmi a slacciargli i pantaloni, indossava delle classiche mutande nere che non stavano nemmeno in vita, una parte di lui usciva dall'elastico, era così duro, così grande che quasi non lo ricordavo.

Mi stava dando al cervello.

#MsrAlicR


UN TUFFO NEL VUOTODove le storie prendono vita. Scoprilo ora