12 capitolo.

2.1K 185 88
                                    


Rimango muta per qualche secondo, ho bisogno di riflettere su quello che mi ha appena chiesto di fare. Non sarebbe una richiesta troppo strana, se non fosse per il tono con cui l'ha pronunciata.

Sento squillare il mio telefono, poggiato sul divano. Guardo Genn negli occhi prima di spostarmi per andare a rispondere. Lui si allontana scostando le sue mani dai miei fianchi, io protesto interiormente perché amavo sentire le sue mani accarezzarmi, ma mi dimostro sollevata ai suoi occhi.

Guardo lo schermo del cellulare, Edoardo.

- Dimmi.- rispondo senza neanche salutarlo.

- Quando pensi di tornare a casa?- chiede seccato.

- Torno quando mi pare.- rispondo voltandomi per guardare Gennaro, lui mi guarda impassibile.

- Smettila di fare la bambina, torna. Ti aspettiamo per cena.- mi ordina severo.

Io sbuffo e stacco la chiamata. E' Genn a parlare per primo.

- Andiamo, ti accompagno a casa.- dice scompigliandosi i capelli.

- Non ho detto che voglio andarci.- affermo accennando un sorriso.

- E invece devi.- quella risposta mi spiazza. Pensavo che sarebbe stato felice del fatto che finalmente non gli stavo dando buca per Edoardo e invece se ne esce così.

- Perché, scusa?.- chiedo infastidita.

- Non puoi mica restare qui per sempre.- non capisco, mi sta cacciando?

- Che vuol dire? Vuoi che me ne vada?- chiedo ferita.

- Non è quello il punto, è che devi tornare a casa. E' giusto così. Non puoi pensare di non parlare più con i tuoi amici e basta. Ti stai affidando troppo a me, senti, non è la cosa giusta. Io oggi ci sono, probabilmente domani no. Capisci cosa intendo?- è calmo mentre pronuncia queste parole, mentre io mi sento sempre più male ascoltandolo. E' troppo lunatico. Io davvero non so come comportarmi, mi fa sentire realmente importante un attimo e l'attimo dopo distrugge tutto. Lo fa di proposito? Forse pensa sia divertente prendersi così gioco di me, ma io ne ho abbastanza.

- Sì, capisco perfettamente. Ciao.- dico dirigendomi verso l'uscita. Poi aggiungo..

- Non ho bisogno che tu mi accompagni.- ma mi pento subito dopo averlo detto, un po' perché in fondo ho ancora il bisogno di averlo accanto a me, un po' perché comunque non mi è sembrato intenzionato a farlo dopo il discorso. Non si è mosso di un centimetro quando ho accennato ad andare via.

- Okay, ciao.- risponde senza voltarsi, sta andando a sedersi sul divano. Così, come se nulla fosse.

Io sospiro pesantemente ed esco sbattendo la porta alle mie spalle. Chiudo per un attimo gli occhi, cercando di trovare la forza per camminare fino a casa. Sento le gambe pesanti e bruciore agli occhi.

Dopo una faticosa camminata, arrivo davanti il nostro appartamento. Non ho le chiavi con me, per cui busso. Quando la porta si apre vedo spuntare sull'uscio Edo. Istintivamente mi getto tra le sue braccia, ho bisogno di stare così vicina a qualcuno che veramente tiene a me. E lui, nonostante le nostre continue litigate, so per certo ci tenga veramente. Lui mi accoglie nell'abbraccio senza esitazione.

Lo sento sospirare. – Finalmente.- mi sussurra.

Sento immediatamente crollare le mie difese e le lacrime cominciano a rigarmi a il viso, non appena mi stacco dall'abbraccio Edo lo nota.

- Che succede?- chiede preoccupato, scostandomi i capelli dal viso.

Decido di mentire. – Nulla, sono solamente felice di essere qua in questo momento.- lui mi guarda storto.

- Ma meno di mezz'ora fa non volevi neanche tornare.- dice confuso.

Effettivamente ha ragione, non volevo veramente. E' solo che mi sono sentita così ferita dall'atteggiamento e dalle parole di Genn, che adesso veramente sono felice di essere qua. Tra persone a cui voglio bene e, soprattutto, che ricambiano il mio affetto. Ma non posso dare questa spiegazione a lui, mi aveva esplicitamente detto che se quel biondino mi avesse fatto stare male, lui non mi avrebbe di certo consolata.

- Lo so, scusami. Ero incazzata in quel momento.- dico semplicemente.

Lui accenna un sorriso e si sposta per farmi entrare in casa, tutti mi salutano visibilmente contenti di vedermi. Io sorrido e mi getto sul divano a peso morto, sono stanca. Sia fisicamente che psicologicamente. Il mio pensiero va a Genn, nonostante tutto sento già la sua mancanza. E' come se io ne fossi dipendente.

Tutti adesso mi guardano storta, non capisco. Seguo i loro sguardi e noto la maglietta. 'Cazzo, indosso la maglia di Gennaro.' Penso maledicendomi.

- Non potevo restare solamente in costume, così me l'ha prestata. Tutto qua.- rispondo come se gli avessi letto nella mente, difatti loro non mi hanno chiesto nulla. Ma so per certo che era ciò che si stavano chiedendo. Loro annuiscono poco convinti ed io decido di alzarmi per andare a fare una doccia, ne ho bisogno.

Faccio scorrere l'acqua sul mio viso, come se questo potesse servire per liberare la mia mente dai milioni di pensieri e preoccupazioni che la opprimono. Vorrei non pensare a nulla, solo per adesso. Solo, sai, per evitare il dolore. Ma ora come ora non sta funzionando, sento una fitta allo stomaco, è come se qualcosa me lo stesse divorando.

Esco dalla doccia e metto dei vestiti a caso, anche perché Elena mi ha detto che sta male e questa sera non esce. Quindi io ne approfitto per restare in casa, così le faccio compagnia. Non avevo proprio voglia di uscire, non mi andava di incontrare Gennaro.

Non appena sono tutti fuori, mi assicuro che Ele non abbia bisogno di nulla e mi metto a guardare la tv sul divano. Non c'è nulla di interessante, faccio zapping ma mi stanco subito. La tv non fa per me, così vado in camera per prendere il pc e guardare un film, decido però mi mettermi nella stanza di Ale perché non vorrei disturbare Elena. Lascio il cellulare sul mio letto, non vorrei cadere nella tentazione di rileggere i messaggi con Genn, starei solamente peggio.

Scelgo Kill Bill, è uno dei miei film preferiti.

Non gli dedico però molte attenzioni, la mia mente vaga verso tutt'altro. Infatti, non sono neanche arrivata a metà, che decido di staccare tutto e andare a letto. Arrivata in camera mia, noto la maglia di Genn appoggiata malamente sulla sedia. Avrei voglia di indossarla per dormire, mi avvicino e la prendo tra le mani avvicinandola al mio volto. Fa buon odore, è il suo odore. Decido di metterla, in fondo nessuno lo saprà mai. Mi distendo a letto e mi copro con il lenzuolo fino al collo, quasi come volessi nascondere a me stessa la maglia che sto indossando. Vedo lo schermo del cellulare illuminarsi, sarà sicuramente qualcuno degli altri che mi chiede come sta Ele, penso.

E invece no, invece il nome che leggo sullo schermo è 'Gennaro.'

Apro il messaggio con le mani tremanti, è un link. Una canzone.

'Wish u were here – Pink Floyd'. Non ci credo, è la mia canzone preferita.

Ma questo adesso cosa vuol dire?

A Gennaro: E' la mia preferita.

Da Gennaro: Ascoltala adesso, anche se la conosci.

A Gennaro: Va bene, capo.

Sorrido scrivendo quel messaggio, non capisco come sia in grado di farmi passare l'incazzatura con un semplice messaggio. Mi fa stare male, molto spesso, ma per quelle poche volte in cui mi regala bei momenti ed emozioni indimenticabili, io sacrificherei tutto il resto. E so che è sbagliato, so che è immorale, ma non posso farne a meno. Vado sulla mia playlist e la faccio partire.

Da Gennaro: Dimmi cosa ti fa provare.

A Gennaro: Emozioni, non saprei dirti che nome abbiano.

Da Gennaro: Tipo quelle che fai provare tu a me.


|| So di avervi fatto aspettare un sacco, mi dispiace tantissimo ma in questi giorni non sono stata a casa. So anche che, dopo tutta questa attesa, è deludente un capitolo del genere. Scusate ancora.
Anzi, vorrei ringraziarvi perchè ho raggiunto le 2.7K ed io non riesco ancora a crederci! Aspetto come sempre i vostri commenti.(:



-Che vuol dire Butch? -Niente.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora