Rimango a bocca aperta leggendo quel messaggio. Io gli faccio provare emozioni? Non mi aspettavo che mi confessasse una cosa del genere dopo il comportamento di pomeriggio. Ma chi lo capisce a questo?
Intanto lo schermo si illumina nuovamente, forse ho tardato troppo a rispondere.
Da Gennaro: Scusa, non ci sto con la testa. Fai finta che non ti abbia detto niente.
A Gennaro: Che vuol dire?
Da Gennaro: Che palle, non vuol dire niente. Ma perché fai sempre ste domande?
A Gennaro: Ma che ti agiti?
Da Gennaro: Sei tu che mi fai agitare, guarda lascia stare. Notte.
Decido di non rispondere, non può essere veramente così lunatico. Non so mai cosa gli possa passare per la testa e, soprattutto, non so mai come interpretare i suoi gesti e le sue parole. Forse dovrei semplicemente lasciar perdere, come dice lui, prendere le distanze. Cerco di non pensare a nulla e prendere sonno, ma sono passati venti minuti ed io sto ancora con gli occhi aperti, cercando di trovare una motivazione al suo comportamento. Sento bussare alla porta. Strano, i miei amici hanno le chiavi. Per fortuna Elena non si è svegliata, le fa bene riposare.
Vado all'ingresso e chiedo. 'Chi è?' poggiando l'orecchio sul legno freddo della porta.
'Sono io, apri.' È la voce di Genn, la riconoscerei tra mille. Ma mi sembra vuota, priva di emozioni.
Apro lentamente la porta, cercando di non far troppo rumore e non appena mi ritrovo difronte i suoi occhi, tutte le mie difese crollano.
- Dormi con la mia maglia?- chiede squadrandomi. Indosso solamente quella ed i calzini, in fondo mi arriva quasi a metà coscia. Quindi non sono troppo scoperta.
- Uhm, n-no. Ero a letto senza nulla, avevo caldo e quando hai suonato alla porta ho messo la prima cosa che ho visto.- mento, ma non ho alternative.
- Saresti potuta venire ad aprirmi anche senza, avrei preferito sai?- sghignazza con il suo solito guardo malizioso.
- Smettila di fare il coglione, che sei venuto a fare?- dico rimanendo seria, non posso dimenticare cosa è successo oggi e ciò he mi ha detto questa sera.
- Non mi hai risposto.- dice serio, chiudendosi la porta alle spalle.
- Che? E sei venuto fin qui solo perché non ti ho risposto al messaggio? Tu non ci stai con la testa.- proclamo voltandomi e dirigendomi verso la cucina, ho paura di svegliare Ele con queste urla nell'ingresso, quantomeno qui siamo meno vicini alla nostra camera. Lui intuisce forse che non siamo soli e chiude la porta della cucina, anche se fatto da lui quel semplice gesto mi provoca mille brividi. Anche solamente stare chiusa nella stessa stanza , mi fa impazzire. Comincio infatti a sentire caldo e ad arrossire.
- Smettila di arrossire, sono solo io.- mi rimprovera scuotendo la testa ed avvicinandosi a me che sto appoggiata al tavolo, forse perché ho paura di cadere per quanto mi tremano le gambe.
- Pensi che decida io quando arrossire o no? Sarebbe troppo semplice.- dico ironica.
- Ma veramente ti metto così in imbarazzo? Non ho fatto nulla.
Se volessi, veramente ti farei arrossire per qualche valido motivo.- dice ponendosi davanti a me con le gambe leggermente divaricate e la testa da un lato.Io lo guardo interrogativa. – Sei venuto qua perché non ti ho risposto. Quindi adesso vuoi una risposta presumo.- dico guardandolo negli occhi.
Lui fa spallucce e mi spinge con il capo ad andare avanti con il discorso.
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-Che vuol dire Butch? -Niente.
FanfictionBeh, non saprei cosa dire. E' una storia che non so descrivere semplicemente perchè non l'ho ancora inquadrata nemmeno io. Il ragazzo di cui parlerò è ispirato alla figura di Gennaro Raia, componente degli Urban Strangers. So che stanno facendo la m...