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Mi svegliai nel mio letto verso le undici del mattino, con indosso ancora i vestiti ma sotto al piumone.

Fu sorprendente ritrovarmi lì, ricordai di essermi addormentata sul divano mentre Genn parlava di musica.

Confusa ed affamata, scesi in cucina.

Sul tavolo c'era un foglietto poggiato sotto la sua tazza, scritto con la matita verde.

Dovresti quasi riordinare la tua camera, dannata polacca. Le tue scarpe hanno cercato di uccidermi. - Genn

Sorrisi istintivamente, rifiutandomi di buttare quel pezzo di carta.

Così, fuori da ogni mia immaginazione, lo appesi nella bacheca contenente qualche foto che avevo sul muro della cucina.

Mi sedetti al tavolo dopo aver bollito dell'acqua, mettendo in infusione del thè nero.

Giocherellando con il filo della bustina, ragionai sul fatto che Gennaro mi avesse portata in camera quella notte.

Sentii le guance accaldate e mi resi conto di star arrossendo.

Fu davvero un bel gesto, quello.

Sul tavolo, inerme, giaceva il mio telefonino con ancora un notevole 20% di batteria. Così lessi sul gruppo i messaggi risalenti alla notte trascorsa.

Una foto di me addormentata sul divano ed il faccione di Genn in primo piano.

La didascalia: "Party hard"

Sì. Fu davvero un bel gesto, quello.

Mi limitai a rispondere con un "fammoc".

In privato, una serie di messaggi da Giada.

Giada Pica:

Oh, ma davvero
Gennaro a casa tua
In piena notte
Ora vienimi a dire che non è quel che penso
Sei una sporca polacca bastarda!
Voglio i dettagli ;)
Sarò io la testimone di nozze
Ora pubblico il selfie su Facebook

Decisi di chiamarla e spiegarle che non era per nulla come lei pensava fosse.

Mi sentii quasi in Beautiful, ed io ero il trans, quello tutto rifatto.

Parlando al telefono con la mia migliore amica, andai a lavarmi e mettermi qualche vestito pulito.

Ed ancora al telefono con lei, uscii di casa.

"Dove ce ne andiamo di bello?", domandò rigirandosi nel letto, sentii chiaramente il rumore delle coperte.

"A fare la spesa, non ho nemmeno più i surgelati di scorta", finsi scherzosamente un tono affranto.

"Se mi aspetti vengo con te", propose.

"E' mezzogiorno e mezza, Gia', non ho intenzione di aspettare un'ora che ti prepari e rischiare di trovare la Conad chiusa", estrassi una sigaretta e la accesi.

O meglio, iniziai a combattere contro il vento e solo dopo averla coperta con la mano con cui tenevo il telefono l'accesi.

E persi la risposta di Giada.

"Scusa, non ho sentito", riposizionai il telefono vicino all'orecchio.

"Fa nulla, ja", sentii che sorrideva mentre parlava "ci sentiamo dopo, cacchina!"

Sorrisi alla sua dolcezza e chiusi anch'io dopo averla salutata.

Mi accorsi solo dopo di aver scordato le cuffie, ma non avevo la minima intenzione di tornare indietro a prenderle. Troppo pigra e troppo affamata.

The smell after rain. // Genn ButchDove le storie prendono vita. Scoprilo ora