Il locale rifletteva tutte le mie paure più grandi: luci psichedeliche e tanta gente.
Tirai uno sbuffo ed afferrai saldamente la mano di Giada che, apprensiva, mi lanciò un'occhiata piena di sostegno.
Mi mangiucchiai un'unghia appena ci sedemmo al tavolo, mentre il sottofondo musicale era abbastanza basso da lasciarci conversare.
"Come vi sembra?" Alex si lanciò qualche occhiata in giro, riferendosi al locale.
Dom lo imitò: "mah, un posto come un altro."
"Io sto con Dom." assentì Gennaro, seguito dagli altri.
Sentii gli sguardi dei presenti su di me.
"Secondo voi sta per avere un attacco di panico?" scherzò Antonio, ridacchiando.
Mi trovavo seduta sul divanetto che dava sul tavolino rosso, con la schiena dritta ed il pollice in bocca.
Ero a disagio, sì, era ovvio. Non mi piacevano molto le luci forti e colorate, come non mi piaceva troppo il casino.
"Mannò," allontanai la mano dal viso "va tutto bene."
Genn, dalla sedia posta vicino all'ottomana, mi sorrise piano.
In un modo o in un altro, decisi di farmi piacere quella situazione.
"Bene, gente!" Giada richiamò l'attenzione di tutti "beviamo?!"
Si udì un sonoro "sì!" collettivo, e la serata passò tranquilla.
Un paio d'ore dopo ero brilla e sinceramente sorpresa da quanto gli Shut up Munch mi fossero piaciuti.
Ero –e sono- una persona dai gusti musicali abbastanza difficili.
Decisi che era il momento di fumare, così mi congedai mentre la band ancora si stava esibendo.
Nel silenzio al di fuori del locale, mi poggiai con la schiena al muro e cacciai la testa all'indietro.
Soffiai fuori il fumo, cacciando ogni pensiero dalla testa. Volevo rilassarmi.
"Ehi."
Riconobbi la voce subito, senza bisogno di voltarmi verso di lui.
"Ehi." Ricambiai.
"Hai l'accendino?"
Lo guardai con la coda degli occhi.
Aveva una mano nella tasca dei pantaloni ed una sigaretta fra le labbra.
Gli occhi azzurrissimi erano fissi nei miei, immobili.
"Mi scoccio di prenderlo..." gli passai la mia sigaretta con l'intento di far accendere la sua a strappo.
Inarcò un sopracciglio.
"Non sai proprio farle 'ste cose."
Lo guardai interrogativa mentre mi girava attorno e si posizionava proprio davanti al mio viso.
Mi ripassò la sigaretta, la sua ancora spenta.
Capii al volo quando m'infilò la paglia fra le labbra e cacciai un mezzo sorriso.
Si avvicinò a me e fece combaciare la brace accesa della mia con quella spenta della sua; poi tirò.
Durante quella vicinanza il suo profumo misto all'odore del fumo m'invase le narici, ed i miei occhi non osarono chiudersi mentre erano fissi nei suoi.
Si allontanò, posizionandosi al mio fianco e ghignando.
Ciccai, accompagnando il suo ghigno con un sorrisetto compiaciuto.
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The smell after rain. // Genn Butch
أدب الهواةLo guardai mentre, seduto scompostamente sul divano, suonava la chitarra in modo molto poco professionale e sputava parole senza quasi importarsene. Lo sguardo fisso in un punto, senza guardarlo veramente. Quello era il modo più bello in cui sapeva...