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Partiamo dal presupposto che non sono mai stata una persona da inciuci o cose simili, anzi.

Mi trovai spesso a disagio mentre delle mie compagne parlavano di conquistare ragazzi con metodi così macchinosi, programmati passo per passo.

Eppure guardai Genn, in quel momento, con in mente l'idea più strana che avessi mai avuto.

Il suo sguardo era confuso, quasi sconcertato dall'insistenza del mio.

Cautamente mi alzai e, facendogli segno di raggiungermi, sparii dietro l'uscio della porta.

Salii di poco le ripide scale che portavano in camera mia e finalmente mi fermai.

"Che c'è?" chiese lui "mi stai inquietando."

"Shhh," misi un dito sulle labbra "abbassa la voce."

"Ok," sussurrò, guardandomi da un gradino più in basso rispetto al mio "dimmi tutto."

"Alex e Sara?" mi accorsi di essere alta quanto lui e di riuscire a guardarlo per bene negli occhi, un brivido mi percosse la schiena. Cercai di concentrarmi.

"Alex e Sara cosa?" s'inumidì le labbra.

"Come va fra di loro?"

Alzò un sopracciglio, ancora più confuso.

Si lanciò veloci occhiate attorno, come per dire "ma bell e buon?"

"Rispondi, Raia."

"Uè, non chiamarmi Raia."

"Rispondi!" alzai di poco la voce, tentando d'impormi.

"Boh, non saprei... come dovrebbe andare?" si scompigliò i capelli ed infilò le mani ossute in tasca, per poi fare spallucce "sempre la stessa merda: lei è stronza e lui troppo affabile."

Annuii senza fiatare, aspettando che continuasse raccontandomi qualcosa di più. E così fece.

"Qualche giorno fa ha dato di matto perché Alex sarebbe venuto qui a Natale, invece di stare a casa con lei ed i suoi genitori." Scosse la testa, "ma un po' lo capisco, chiunque avrebbe scelto qualunque altro luogo e situazione ad un Natale con Sara ed i suoi genitori."

"Beeeh..." assentii, annuendo con sicurezza.

"E quindi," piantò i suoi occhi nei miei "a cosa devo questa domanda?"

Scossi le spalle.

"A Giada piace palesemente Alex."

Rimase in silenzio per qualche secondo, poi aggrottò le sopracciglia.

"Io mi tiro fuori da questa cosa."

Fece per voltarsi, ma lo presi per una spalla e lo fermai.

"Eddai Genn," mi ritrovai china su di lui "alla fine lo facciamo per loro."

"Non voglio immischiarmi negli affari altrui, e non pensavo che tu fossi un tipo del genere."

Nelle sue parole non c'era cattiveria, nemmeno delusione o altro. Mi sentii ugualmente ferita.

Io non ero un tipo simile.

Mi morsi la lingua per non iniziare a delirare in ogni lingua esistente, mantenni la calma e lo guardai in silenzio.

Si passò la lingua sul labbro inferiore, tirandolo in dentro e mordendolo.

Il mio sguardo non potè che finire lì, e lui non se lo fece sfuggire.

The smell after rain. // Genn ButchDove le storie prendono vita. Scoprilo ora