15

356 37 4
                                    


Non so esattamente come descrivere ciò che provai quando l'esile ed alta figura di mio fratello si alzò e mi prese fra le sue braccia.

Non piansi, non era da me piangere.

Ricordo perfettamente il sorriso sincero che Gennaro rivolse al tavolo, col viso inclinato verso di esso ed i capelli più scompigliati che mai. Non vidi i suoi occhi.

Le braccia di Paul mi sorressero quando stavo per accasciarmi a terra, richiamandomi alla realtà.

"Kathia..."

"Sei qui, sei tu." gli sussurrai, fissando il mio sguardo nel suo.

"La terapia è finita."

Sorrisi.

Non fu un sorriso tirato e non credo di aver mai provato tanto sollievo.

"Quindi ora sei qui e ci rimarrai." affermai.

Non avevo bisogno di domandare, avevo bisogno di confermare a me stessa che quello era mio fratello e non sarebbe andato più da nessuna parte.

"Ho chiuso con quella merda, stavolta davvero."

Mi tirai in piedi, spostando il mio peso dalle sue braccia alle mie gambe.

Ci sedemmo al tavolo, io difronte a Gennaro e Paul alla sua destra.

"Quando sei uscito?" domandai, tirando i capelli in uno chignon alto.

"Due giorni fa," fece lo stesso coi suoi lunghi capelli castani "mi hanno dato un documento d'idoneità. Posso tornare a svolgere una vita normale."

Sentii il cuore scoppiarmi.

"Sono felice, Paul." dissi semplicemente, guardandolo negli occhi e scrutando ogni centimetro delle sue iridi chiare.

"Sono felice anche io, Kathia." mi rivolse uno di quei sorrisi che tanto mi erano mancati.

"È inquietante quante volte ripetete i vostri nomi." intervenne Genn, passandosi una mano fra i capelli biondi.

Ridacchiammo, guardandolo mentre tirava fuori una sigaretta dal pacchetto quasi finito che era abbandonato sul tavolo.

Mio fratello fece lo stesso, passandomelo con una sola sigaretta rimasta al suo interno.

La presi, accendendola dall'accendino che il biondo teneva saldo fra le mani.

"Quindi..." Paul spezzò il silenzio che si era creato "voi due state assieme?"

Per poco non mi strozzai col fumo, prendendo a tossire sotto lo sguardo divertito dei due.

Guardai il ragazzo difronte a me per chiedergli aiuto.

"Non direi." alzò le spalle.

Ed era vero: non stavamo assieme.

Non mi diede fastidio quell'affermazione, né mi procurò una lancinante fitta al petto.

Illudersi di essere fidanzati con qualcuno dopo esserci andati a letto era per stupidi.

"Eppure tu sei in questo appartamento, hai aperto la porta come fosse casa tua e mia sorella è scesa con solo una maglia addosso ed i capelli tutti scompigliati." disse alzando un sopracciglio, tirando dalla sigaretta ed esalando il fumo.

"Già," m'intromisi "ma non vuol dire che stiamo assieme."

Paul ridacchiò, lanciandomi uno sguardo ammiccante e facendo segno con la testa verso il biondo.

The smell after rain. // Genn ButchDove le storie prendono vita. Scoprilo ora