"Una festa di paese", disse convinto.
"Una festa di paese?", ero sinceramente confusa.
Andremo ad una festa di paese.
"Ci sarà il vino?", chiese Genn, interessato.
"Ovvio", Alex ammiccò.
"Io ci sono, yo" e si accasciò sul divano.
Passai qualche secondo pseudo disgustata dalla vena alcolizzata del biondo.
"Pola?", mi ridestò il più alto.
"Eh.. Festa paesana, vino, Gennaro" alzai un sopracciglio, "praticamente tutto ciò che odio in una sola serata"
Tirato in causa, Genn sbuffò.
Ghignai.
"Ma ubriacarmi sarebbe l'ideale, dato il periodaccio" sospirai.
Alex mi sorrise e mi mise una mano in testa, scompigliandomi i capelli.
"Brava la nanetta!"
Abbozzai un sorrisino, socchiudendo gli occhi e godendomi il momento.
Seduta sulla poltrona del soggiorno di casa di Alex, fissai per qualche secondo il biondo.
Picchiettava le dita sul ginocchio, fissava un punto indefinito nella stanza.
Alex lo ridestò e lui rise.
Quel sorriso.
Strizzava gli occhi per qualche secondo.
Mi ribollì il sangue nel cervello.
"Sai mantenere un segreto?"
"No," risposi sinceramente "ma ora mi hai messo la pulce nell'orecchio."
Sospirò, infilandosi le mani in tasca.
"Ho bisogno di una mano, Pola."
Era serio. Molto serio.
"Avanti, dimmi..."
Cercai di sembrare apprensiva, anche se un po' avevo iniziato a preoccuparmi anch'io.
E facevo bene.
Morsi forte il labbro inferiore, forse troppo.
Iniziai a sanguinare e un occhio iniziò a lacrimarmi istintivamente.
"Pola, cosa cazz...", Alex mi prese un fazzoletto e me l'appoggiò sulle labbra.
"Tutto bene, ero sovrappensiero, giuro", tentai di essere convincente.
Ma non lo guardai negli occhi.
Tutto bene un cazzo.
Due occhi azzurri fissavano la scena, attenti.
Non ressi.
"Alex, scusa" mi alzai "vado in bagno"
Mi guardò stranito.
Ovviamente, una volta in bagno mi lavai il viso.
Cosa cazzo succede, usai l'asciugamano, calmati.
Non ero molto sicura di ciò che stava accadendo, più che altro sentivo una pressante ansia addosso.
Un'incessante voglia di urlare.
Perché fa questo, perché a me.
Io l'ho sempre odiato, non ho mai avuto alcun rapporto con lui se non tramite Alex.
Mi appoggiai delicatamente sul lavandino, situato proprio davanti alla porta.
Che si aprì, facendo entrare Genn.
Mi fissò negli occhi per qualche secondo, chiudendo la porta alle sue spalle, rimanendovi poggiato e tirando indietro la testa.
Sguardo fisso nel vuoto, ancora.
Non proferì parola.
Osservai il suo collo, le sue spalle e le braccia rilassate lungo i fianchi magri.
Dopo qualche interminabile istante, gli porsi la mia mano.
La guardò, confuso.
"Io ci sono, Genn", lo fissai negli occhi. "Me ne pentirò, probabilmente. Ma non importa."
Strinse la mia mano.
"Non sei costretta, se non vuoi"
Scossi le spalle.
"Non posso ignorare una cosa simile"
"Non sarà semplice", continuò a stringere saldamente la presa sulla mia mano.
In un momento scordai il mio odio verso di lui.
E' in difficoltà, ha bisogno d'aiuto.
Pensai.
Ha chiesto il mio per non pesare su Alex, perché sa che ne morirebbe.
"Nulla è semplice, ma ti prenderò a calci in culo alla prossima uscita del genere"
Alzò un sopracciglio.
"Essere pessimisti non porterà altro che brutta roba", conclusi.
Sorrise amaramente, lasciando la presa e facendo cadere il braccio lungo un fianco.
"Sono già nella merda fino al collo" passò mano nei capelli.
Avrei voluto dargli uno schiaffo. O un calcio. Un pugno.
Dio, Genn. Dio.
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The smell after rain. // Genn Butch
FanfictionLo guardai mentre, seduto scompostamente sul divano, suonava la chitarra in modo molto poco professionale e sputava parole senza quasi importarsene. Lo sguardo fisso in un punto, senza guardarlo veramente. Quello era il modo più bello in cui sapeva...