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La porta si aprì con un tonfo sordo, sbattendo contro il muro vicino.

Prima ancora di averla richiusa dietro le sue spalle, Genn aveva già fatto sparire la mia maglia.

Non ero propriamente sicura di cose stessi facendo, ma c'era un motivo: lo desideravo da morire.

Era un desiderio irrefrenabile che man mano minacciava di implodermi dentro mentre, con le mie gambe attorno alla sua vita, il biondo saliva le piccole scale che portavano alla mia camera da letto.

Sul retro di quel bar lo fermai, ma ora non ne avevo intenzione. Fremevo, ancora.

Così presi in mano la situazione, scendendo dalla sua presa. Lo spinsi sul letto e salii cavalcioni sulla sua vita, meritandomi un gemito quando sentì le nostre intimità a contatto.

Sorrisi compiaciuta ed ubriaca.

Mentre le sue mani continuavano a stringere i miei fianchi, gli lasciai più segni dal collo al petto non prima di averlo privato della t shirt nera che ormai era di troppo.

Cacciò indietro la testa quando spinsi le mie dita a sfiorargli i pantaloni all'altezza del cavallo, sbottonandoli senza mai perdere il contatto visivo coi suoi occhi.

In poco tempo i suoi jeans scuri ed i boxer blu erano a terra, così mi dedicai alla sua erezione.

Mi fermò poco prima di venire, ribaltando le posizioni.

"Il meglio lo lascio per dopo." disse beffardo.

Gemetti quando afferrò saldamente la mia intimità, rimanendo fermo a lavorare sul mio collo come molte notti prima.

Quando i miei pantaloncini e le calze non furono più un problema, scese verso il mio ventre e mi sorrise complice.

Sfiorò il tessuto delle mie mutandine, mentre con l'altra mano le tirava giù.

Due dita si fecero strada e, lentamente, entrarono ed uscirono da me, mentre la sua bocca lavorava per farmi gemere più forte.

Inarcai la schiena sistematicamente ogni volta che alternava la lingua a nuove spinte, fin quando mi privò dell'orgasmo per ritornare all'altezza del mio viso.

Ansimai, odiandolo con lo sguardo.

"La pillola?" mi domandò col fiato corto.

"La prendo ogni mattina." sorrisi.

Massaggiò di poco la sua erezione mentre parlavo, prima di entrare in me quasi alla sprovvista.

Inarcai la schiena ancora, stringendo i suoi fianchi fra le mie gambe.

-

Appena sveglia, coperta da nessun lenzuolo, constatai che l'aria fredda di gennaio era troppo per la mia carne nuda.

Al mio fianco Gennaro dormiva beatamente con più coperte addosso.

Grugnii e le spiegai, poggiandomele fin sulle spalle ed avvicinandomi al biondo poiché non ero riuscita a tirarne molte.

Mi sentii a disagio quando, in un disperato tentativo di riscaldarmi accucciandomi portando le ginocchia al petto, il ragazzo mi trascinò in un goffissimo abbraccio mentre ancora dormiva.

Poggiai una mano sul suo petto nudo, sentendola tremendamente calda quando la sua pelle entrò a contatto con la mia. Decisi, così, di stringermi a quella stufa vivente per riscaldarmi.

"E quindi stiamo addirittura dormendo abbracciati..." sentii la sua voce roca ed impastata.

Era sveglio, il bastardo.

"Solo perché sto morendo di freddo e tu sei un calorifero umano." Biascicai, assonnata.

Mi strinse più forte, ridacchiando. Mi sorpresi ad arrossire, nascondendomi fra lui e le coperte.

"Ed ora arrossiamo anche?" adesso stava ridendo.

"Smettila, è che ora ho caldo!" mi difesi.

Abbassò la testa verso di me, osservandomi.

"Ne sei proprio sicura?" sussurrò.

"Sicurissima." mi strinsi di più fra le coperte.

Passò un dito sulla mia schiena, facendomela inarcare e facendomi incontrare il suo viso.

Stavo impazzendo dall'imbarazzo.

Lentamente, mi baciò.

Rimasi interdetta e confusa ma ricambiai.

Non era un bacio come quelli della sera prima, questo sapeva di dolcezza.

"Che stiamo facendo?" gli chiesi allontanandomi delicatamente dal suo viso.

"Non lo so, ma a me non dispiace per nulla." mi sorrise piano, arricciando il naso e poggiando il mento sulla mia testa.

Mi sentivo in pace col mondo, ma al contempo c'era qualcosa di tremendamente sbagliato.

Sospirai, addormentandomi subito dopo.

Mi svegliai quelle che mi sembrarono epoche dopo ed al mio fianco non c'era più nessuno.

Guardai l'orologio sul comodino e scoprii con grande sorpresa che erano le 16.46.

Eravamo tornati circa alle sette del mattino, e dopo tutto non mi sconvolsi più di tanto nel capire di aver dormito così tanto.

Più che altro rimasi stranita nel sentire al piano di sotto delle voci.

Mi alzai, infilai una maglia larga ed abbastanza lunga da arrivarmi fino a metà coscia, e delle coulotte nere.

Una volta scese le scale, riconobbi la voce di Gennaro ed un'altra maschile.

Ma, appena entrai in cucina, sentii le gambe cedere quasi fossero di gelatina.

Davanti a me, seduto al tavolo col biondo, stava mio fratello.

Mio fratello.

Sentii le lacrime minacciare di scendere sulle mie guance. Mi ricomposi subito. 

"Ehi, Kathia."

"Paul..."






Allora, allora. Partiamo con calma:
Sono qui con questo capitolo spinto ma corto. 

Non volevo ringraziarvi così, a mani vuote. 
Eqquindii.. GRAAZIEE! SIAMO ARRIVATE A 4.4K VISUALIZZAZIONI.

NON ME LO ASPETTAVO, CREDETEMI. 

AAAAAAAAAAAAAAAA
VI VOGLIO BENE ANCHE SE NON HO IDEA DI CHI VOI SIATE E VICEVERSA JNDLOGNAOL.

Contegno, Caterina. 
Ci vediamo al prossimo capitolo con nuove sorprese e cose belle (MICA TANTO). 
Appresto!!






The smell after rain. // Genn ButchDove le storie prendono vita. Scoprilo ora