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La prima cosa che fu naturale fare, era stata il vestirmi di corsa per scendere di casa.

Sentivo un vuoto allo stomaco che mano a mano prendeva tutti gli organi.

Mi stavo svuotando di ogni singolo pensiero e sentimento. Piansi, piansi tantissimo.

Lo odiavo, lì per lì, quel coglione coi capelli rovinati e scompigliati.

Presi il telefono nella foga della corsa e chiamai Alex, dirigendomi verso casa sua.

"Santoddio, Alex!" urlai quando rispose.

"Pola..."

"Che cazzo succede?"

"Muoviti."

"Dove sei?"

"Ti sto aspettando sotto casa."

Allora chiusi il telefono e corsi più forte.

Vidi in lontananza la figura del moro appoggiata di spalle alla sua macchina con il viso fra le mani.

"Andiamo." ordinai ansimando.

"Sapevo saresti corsa." accennò un sorriso che sapeva di tristezza mentre entravo e mi sistemavo al posto vicino al guidatore.

Ricambiai appena entrò in auto, inserendo la cintura.

Partimmo subito.

"Cosa sai?" gli chiesi dopo poco.

Avevo il cuore in gola e gli occhi mi bruciavano, apprezzai che Alex non avesse fatto commenti sul fatto che stessi piangendo.

Gennaro l'avrebbe fatto.

Strizzai gli occhi e mi massaggiai le tempie con le mani, increspando le labbra.

"Era con dei coglioni sulla nazionale assieme a Domenico ed Antonio."

Annuii.

"E?"

"Ed hanno incontrato quelli con cui Gennaro aveva preso appuntamento, gli amici dei coglioni, per intenderci."

Lo incitai con lo sguardo a continuare e sospirò, passandosi una mano sul viso appena incontrammo il poco traffico sulla tangenziale.

"E... Dio, Pola."

Chiuse le mani in due pugni, sbattendoli sul volante.

"Sono andati a bere, hanno bevuto tantissimo."

"Quanto possono aver bevuto?" domandai guardando la strada, sentendomi sollevata quando il traffico iniziò a dileguarsi.

"Stavano bevendo da ieri sera. Ininterrottamente. Appena li ho lasciati da soli, ed erano le due di notte, sono andati da loro sulla nazionale."

Lasciai andare la testa all'indietro sul sedile.

Non era l'eroina.

Non era un'overdose.

Ma appena Alex sussurrò le parole seguenti, mi resi conto di aver ripreso a piangere.

"Coma etilico."

"COGLIONE." urlai, a quel punto.

"Lo so, Pola. Lo so." lo vidi asciugarsi velocemente gli occhi col palmo della mano.

Arrivammo velocemente in ospedale, erano le sei e mezza di pomeriggio.

Alla reception trovammo un ragazzo, gli andammo vicino e chiedemmo informazioni per la camera di Gennaro Raia.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jun 08, 2016 ⏰

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The smell after rain. // Genn ButchDove le storie prendono vita. Scoprilo ora