La scuola era iniziata di nuovo, e con lei anche le numerose interrogazioni per il recupero dei debiti del primo trimestre.
Per mia fortuna non avevo nessun debito, ma il mio carissimo amico Genn n'era pieno.
Seduta al mio banco con la testa fra le braccia conserte, guardavo il mio nuovissimo compagno di banco scervellarsi per recuperare il compito di letteratura.
Il biondo, dal canto suo, era chino sul foglio protocollo e continuava a leggere e rileggere la traccia.
"Ma perché cazzo Baudelaire non si è suicidato e basta?" sbraitò cercando di non farsi sentire.
Sprofondai col viso fra le braccia, rassegnata.
"Baudelaire era un genio, Genn." Bofonchiai.
"Un genio non crea problemi ad altra gente!" mi guardò strabuzzando gli occhi, "e soprattutto si sarebbe suicidato sapendo d'essere così depresso."
Mi scappò una risata che mi costrinsi a soffocare; il professore, però, non se la lasciò sfuggire.
"Signorina Faulhammer," Genn ghignò, evidentemente divertito dalla pronuncia del mio cognome "cosa c'è da ridere?"
Mi portai a sedere con la schiena dritta e guardai l'uomo di mezz'età alto e robusto.
"Comprendo che il signor Raia le provochi forti risa, anzi, condivido appieno il suo sentimento," adesso era il prof a ghignare, mentre il ragazzo al mio fianco assunse un'espressione sdegnata "ma lo capisca, ha bisogno di concentrazione anche solo per un argomento semplice come il Decadentismo."
"Sì prof, mi scusi per la mancanza di rispetto." Risposi sorridendo ed osservai sottecchi Gennaro, che era tornato chino sul foglio e borbottava cose incomprensibili.
Dal canto mio, tornai con le braccia conserte sul banco e la testa fra esse.
"Pola," mi richiamò lui "aiutami."
"No, non voglio rapporti e non voglio regalarti sufficienze non meritate."
"Dai, ti prego."
Sospirai, "non accadrà."
Un'ora dopo ci trovammo nella condizione del secolo: era io ad aver bisogno d'aiuto.
Durante il compito di chimica, per l'appunto, non ero preparata e pregavo Genn di aiutarmi.
Ma chi semina vento raccoglie tempesta, ed è stato quello che mi ha risposto ogni qualvolta gli chiedessi aiuto.
Andai male, ovviamente, ed il professore me lo fece notare mentre rileggeva le orribili risposte ai quesiti.
Durante la ricreazione ed i venti minuti di pausa, andammo a chiamare Alex nella sua classe e ci chiudemmo nel bagno dei ragazzi a fumare.
"Oggi che si fa?" domandai soffiando del fumo.
"Mah, stasera dovrebbe esserci una serata in un nuovo locale a Salerno." Rispose il bruno, muovendo le mani per spostare il fumo che gli finiva in viso.
"Salerno è lontana," ci fece notare Genn "facciamo nottata?"
Sospirai, afflitta.
L'indomani sarebbe stato sabato e fortunatamente non avevamo scuola, sapevo che se fosse stato il biondo a decidere il destino della nostra serata non saremmo tornati a casa.
"A me va bene." Disse Alex facendo spallucce.
"Pola?"
"L'alternativa quale sarebbe?" chiesi spegnendo la sigaretta sotto il getto d'acqua del lavandino, per poi gettare il mozzicone nel cestino.
STAI LEGGENDO
The smell after rain. // Genn Butch
FanfictionLo guardai mentre, seduto scompostamente sul divano, suonava la chitarra in modo molto poco professionale e sputava parole senza quasi importarsene. Lo sguardo fisso in un punto, senza guardarlo veramente. Quello era il modo più bello in cui sapeva...