Capitolo bonus

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GENN'S POV

Si sciolse i capelli così, con la mano destra, mentre la sinistra ancora reggeva il suo viso aiutata dal gomito sul tavolo.

Le scesero morbidi sulle spalle, fino ad arrivare ai fianchi. Erano lunghissimi, mossi e piuttosto rovinati.

Se li smosse intrecciando le dita fra i nodi, scuotendole appena ne incontrava qualcuno.

Guardava un punto indefinito, quasi sovrappensiero.

Mi soffermai sul suo viso.

Quel trucco pesante risaltava gli occhi color ghiaccio, leggermente socchiusi e concentrati. Le labbra appena dischiuse e piccole cacciavano aria ad intervalli regolari.

Al collo, com'era solita, portava un collare nero decorato con un o-ring penzoloni.

Serviva per tecniche bondage, m'aveva spiegato un giorno, ma aggiunse che lo portava per pura estetica.

Nascosti in piccola parte dal collare c'erano i segni sbiaditi che le avevo lasciato, e che risaltavano in maniera insistente sulla sua pelle diafana.

Le spalle piccole, le braccia minute.

Mi sorpresi ad arrossire quando si voltò verso di me e mi guardò negli occhi.

"Che stai facendo?" chiese, senza muoversi.

"Niente" le risposi, perché effettivamente non stavo facendo nulla. Più o meno.

"Si' pazz?" sfoderò un accento partenopeo che non era solita usare "ti querelo, dovrebbe essere illegale fissare le persone."

Brontolai qualcosa in risposta, lasciandomi cadere su una sedia.

"Oh Alè," lo chiamai, voltandomi verso di lui "che facciamo oggi?"

"Che vuoi fa' Gennà, è Santo Stefano" mi guardò, sedendosi sul divano.

"Eh mi scoccio"

"Quando mai" rispose Pola, sarcastica.

Avrei voluto risponderle qualcosa, ma ero troppo assonnato per decidermi sul cosa dirle.

Mangiucchiai l'unghia del pollice, mentre Alessio posava nella custodia la sua chitarra.

"Te ne vai?" domandò Pola, guardandolo.

"Sì," annuì lui "devo tornare a casa, ho da fare con mio zio."

Si caricò lo strumento in spalla, poi si passò una mano fra i capelli.

Ed andò via.

Mi guardai attorno un paio di volte, in cerca di qualcosa d'interessante.

E notai una custodia dentro lo sgabuzzino della cucina di casa di Pola.

Le scoccai uno sguardo veloce, e lei lo ricambiò parecchio confusa.

"Che c'è?" domandò, alzando un sopracciglio.

Mi alzai e corsi verso lo sgabuzzino, continuando a fissarla.

"Per quanto tempo volevi tenermela nascosta?" sollevai la chitarra, sventolandola con attenzione.

"Ehi, ehi! Quella deve rimanere lì!" si alzò, correndomi incontro e levandomi lo strumento dalle mani.

"E così la nostra acida regina delle nevi suona la chitarra. Perché non me l'hai mai detto?" domandai, osservandola mentre la riponeva nel buio stanzino.

The smell after rain. // Genn ButchDove le storie prendono vita. Scoprilo ora