Non so bene come descrivere ciò che provai quando, il mattino dopo, mi presentai nel cortile della scuola e trovai Gennaro con una ragazza spalmata addosso contro ad un muretto.
Lui era seduto e lei era fra le sue gambe aperte mentre gli baciava il collo con una lentezza esasperante.
Feci partire Pornobisogno dei Management dalla mia playlist e li superai, lanciando un cenno al biondo che per risposta alzò una mano per salutarmi.
Estrassi una sigaretta dal pacchetto, mi sedetti più avanti e fumai tranquillamente.
Tranquillamente si fa per dire.
La notte stessa mi ero mostrata come la più fragile delle persone, gli avevo rivelato di avere tremendamente paura di provare qualcosa per lui.
Ma forse era giusto così, aveva assecondato le mie paure ed aveva evitato di mandarmi in confusione.
Eppure bruciava tremendamente, lì per lì, vedere quanto fosse stato veloce.
Quasi a farlo apposta, subito dopo, partì Se ti sfigurassero con l'acido, sempre dei Management.
Sorrisi appena e scossi la testa, concentrata sul cancellare dalla mia mente qualsiasi tipo di pensiero.
Ne avevo abbastanza, dopo ieri sera. Era troppo per me mostrarmi in quelle condizioni.
Mi alzai ed entrai nella struttura, dirigendomi a passo spedito verso il distributore con un obbiettivo ben preciso: il caffè.
Faceva schifo, non lo negavo e non lo negherò mai, ma ne sentivo un bisogno asfissiante e quasi morboso.
L'amaro in bocca, tanto, l'avevo già prima di bere il concentrato di caffeina.
Gettai il bicchiere nel cestino all'ingresso dell'aula, presi posto ed attesi la fantomatica verifica d'inglese.
Senza bisogno di spiegazioni, Gennaro fece seconda ora in dolce compagnia.
Prima che potesse entrare in classe e sedersi al posto affianco al mio, scappai in bagno ed accesi una nuova sigaretta.
Mi accasciai contro al muro e sputai fuori il fumo con una tale violenza che le labbra mi si contrassero in una smorfia che, osservandomi allo specchio piccolo e rovinato, ritenni davvero orribile.
Avevo un incessante voglia di gridare, in quel momento.
Ero arrabbiata, stranamente. Non era da me provare tanto astio o rancore.
Ma il sentimento predominante, allora, era la delusione.
Non ero stata illusa, non mi ero illusa perché avevo messo le mani avanti sin da subito, ma qualcosa mi faceva ritenere una dannatissima ragazzina plagiata.
Ed allora fu spontaneo chiedermi cosa avrebbe fatto Gennaro. Come si sarebbe comportato con la sua dipendenza? Avrebbe chiesto aiuto alla ragazza che prima per poco non si scopava nel cortile?
Scossi la testa, irritata, con forza.
No. Avrebbe continuato a fare affidamento su di me?
Sembrava chiaro il messaggio: stai lontana.
Era tornato a salutarmi come fossi un'estranea, era tornato a saltare i compiti ed ignorarmi la mattina.
Ed ora sarebbe in bagno con me, pensai, amareggiata.
Finii di fumare e decisi di accantonare ancora una volta i miei pensieri, dedicandomi alla giornata scolastica per combinare qualcosa di buono.
Entrando in classe, il mio sguardo cadde sul posto affianco al mio e lì incontrò quello del biondo.
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The smell after rain. // Genn Butch
Fiksi PenggemarLo guardai mentre, seduto scompostamente sul divano, suonava la chitarra in modo molto poco professionale e sputava parole senza quasi importarsene. Lo sguardo fisso in un punto, senza guardarlo veramente. Quello era il modo più bello in cui sapeva...