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Tirai dalla mia sigaretta ed aspirai.

Mi strinsi nelle spalle per il freddo, soffiando fuori il fumo.

Erano in ritardo di 15 minuti, ero al gelo da 20.

Di norma sono le ragazze ad essere in ritardo quasi sempre, vuoi perché s'infagottano la faccia con kili e kili di trucco, vuoi perché stanno ore sotto la doccia, perché si sistemano i capelli per altrettante ore o anche perché devono scegliere i vestiti adatti all'occasione.

Sospirai, lanciai via la sigaretta ormai finita e presi il mio telefono di scarsa qualità.

Non scherziamo, era un vero e proprio gioiello della tecnologia post moderna.

Forse un po' rovinato.

Un po' troppo.

"Alex", mi guardai attorno "sono qui a fare i polaretti da più di venti minuti"

"POLA", sentii la sua voce dall'altro lato della cornetta "siamo quasi lì, abbiamo avuto un imprevisto"

Aggrottai le sopracciglia.

"Ti prego, ti prego" feci "dimmi che Genn ha avuto un'embolia polmonare ed ora si sta contorcendo dal dolore"

"Grazie, cucciola" rispose il sopracitato.

"Ehi, il vivavoce è un colpo basso", risi.

"Molto ben acconciata stasera", rispose lui "dimmi qual è il tuo segreto per sembrare sempre uscita da un tornado"

La macchina si fermò proprio davanti al muretto su cui ero seduta, così riattaccai.

Entrai e mi sedetti sui sedili posteriori.

"Punto primo: avere la radice riccia e tentare inutilmente -oltretutto- di piastrarsi", levai il felpone che usavo come cappotto "punto secondo: essere sempre bellissimi è un dono di pochi"

Alex rise e mise in moto.

"Che si fa?", domandai mettendomi comoda.

"Abbiamo più opzioni," rispose il bruno passando un disco a Genn, che lo inserì ed armeggiò per qualche secondo con l'impianto "possiamo andare al pub..."

"Se paghi tu, sì" lo interruppi.

"Bocciato il primo tentativo", finse una vocina triste.

"Potremmo andare in piazza", propose Genn "ci sono tutti gli altri, pare che ci siano anche delle cugine di Dom"

Breve pausa.

"Viva le signorinee!", alzò un braccio e fece il segno della vittoria.

Ed Alex rise.

Feci una smorfia, ma alla fine sembrava l'idea più razionale.

Calcolando anche che l'ultima opzione sarebbe stata, molto probabilmente, un sabato sera in casa Iodice a mangiare e fare le cozze.

Così, circa dieci minuti dopo, arrivammo alla piazzetta molto pulita di Somma.

Scendemmo e salutammo gli altri, avviandoci verso le panchine su cui le cozze le stavano facendo tutti gli altri.

Sospirai.

Genn ed Alex si cimentarono in giri di saluti non molto complessi, battendo cinque e pugno qui e lì.

Io mi limitai ad un ciao generale, sedendomi vicino alla mia migliore amica.

"Bella merda", mi sorrise e mi passò la bottiglia di Tennent's che stringeva fra le dita sottili "ormai ci campi con 'sti due, eh?"

The smell after rain. // Genn ButchDove le storie prendono vita. Scoprilo ora