3. Pensieri.

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Quella sera, alle otto in punto, andai al lavoro.
<< Buonasera Margot. >> Mi salutò distintamente Frances, inchinandosi teatralmente. Lo guardai dall'alto, accennando un sorriso.
Salutai George, poi mi diressi verso il piano ed aggiornai gli spartiti ordinatamente.
I primi clienti arrivarono verso le nove, iniziando a chiedermi pezzi nuovi. Subito l'aria nel locale cambiò, alleggerita dalla musica orecchiabile ed allegra. Mi cimentai nei pezzi sorridendo ai complimenti e muovendomi sul posto improvvisando passi di danza impercettibili. Le ore passarono velocemente, fino alle undici. Scrissi a Luke di venirmi a prendere l'ora dopo, ma ricevetti un suo messaggio in cui mi diceva che aveva il turno di notte al negozio e che avrei dovuto prendere il bus per tornare a casa. A malincuore riposi il cellulare in tasca, odiavo il bus.
C'era un solo cliente nel locale, un uomo sulla quarantina che mi osservava guardingo, mettendomi in soggezione.
Non avendo nessuna richiesta iniziai a suonare per conto mio, strimpellando qualche nota a caso.
<< Ehi, signorina. Perchè al posto di suonare pezzi orribilanti non torni a casa con me? >> Sentì all'improvviso. La mano dell'uomo sbattè contro il pianoforte, facendomi sussultare.
Mi guardai intorno, Frances era di là con George per discutere di alcune cose, ero praticamente da sola nel locale.
Coraggiosamente mi alzai, raccogliendo i miei spartiti, e con le spalle dritte lo superai dirigendomi verso l'uscita.
Mi fermai alla cassa un attimo, convinta che non mi avrebbe seguita, per controllare dei documenti per il mio stipendio mensile.
Sentii la porta dell'ingresso aprirsi, quindi pensai che l'uomo avesse deciso di andarsene. Trassi un sospiro di sollievo, ero solita all'andare nel panico in certe situazioni.
Improvvisamente qualcosa strinse i miei fianchi e mi fece voltare.
La faccia di quell'uomo era a qualche centimetro da me, l'alito puzzava esageratamente di alcool e la sua espressione folle mi fece salire il cuore in gola.
Urlai aiuto, sperando che George e Frances mi sentissero dall'altro lato del bar. Poi accadde tutto velocemente, all'improvviso l'uomo non mi stringeva più i fianchi ma era contro il muro, qualcuno lo teneva sospeso dalla maglia, sbattendolo nuovamente e con forza contro la parete. Era Michael.
<< Te la prendi con le ragazzine? >> Ringhiò a pochi centimentri dalla faccia dell'uomo. Lo sbattè una terza volta e lo lasciò andare, questo si allontanò adirato ed uscì a grandi passi dal locale.
Io respiravo velocemente guardando il ragazzo con gli occhi spalancati. Mi appoggiai al bancone dietro di me.
<< Grazie. >> Sussurrai ansimando.
<< Non credevo lavorassi qui. >> Si limitò a rispondere, sedendosi poi ad un tavolo libero.
<< Si ecco, suono in questo bar. >> Dissi imbarazzata. Annuì con fare disinteressato, quasi non fosse accaduto nulla un minuto prima.
Andai a chiamare Frances dicendogli che aveva un cliente, poi tornai in sala e mi sedetti al mio posto accanto al pianoforte. Osservavo Michael con la coda dell'occhio mentre beveva la sua bevanda e si guardava intorno, analizzando ovviamente qualsiasi dettaglio del locale. Eravamo simili, entrambi notavamo cose che nessun altro notava, per me era una fissa, da quel che vidi lo era anche per lui. Infatti notai la sua maglia sgualcita, che indossava da stamattina. La riconobbi poichè anche Luke ne aveva una simile, di una qualche band per cui andava matto. Non era il mio genere.
Improvvisamente si alzò e venne lentamente verso di me, io rimasi immobile osservando un suo passo, perchè quel ragazzo mi metteva in così tanta soggezione? Deglutii quando si posizionò di fronte a me, appoggiandosi al piano.
<< Suona. >> Disse con lo sguardo fisso sul mio.
Lo guardai incerta, poi ricordai che era il mio lavoro. << Cosa? >> Mormorai guardando i miei spartiti.
<< Quello che ti riesce meglio. >> Rispose passandosi una mano fra i capelli, si aggiustò minuziosamente la frangia e riposizionò i suoi occhi su di me.
Mi schiarii la voce abbassando lo sguardo sui tasti ed iniziai a suonare un brano di Tchaikovskj, tratto dal Lago dei Cigni. Era abbastanza movimentato, di solito quando suonavo quel brano mi concentravo a tal punto da dimenticare tutto il resto, ma quella volta sapevo che i suoi occhi erano puntati sui miei movimenti e li osservavano con attenzione, quindi non mi immersi completamente nella musica.
Finii dopo qualche minuto, sorridendo soddisfatta. Alzai lo sguardo sul suo, era ancora appoggiato al pianoforte e lo trovai estremamente affascinante. Mi sorpresi dei miei pensieri e scossi la testa per non distrarmi.
Lo guardai in attesa di un suo commento ma rimase in silenzio per un po'.
<< Notevole. >> Disse poi voltandosi, e si diresse verso l'uscita.

La pianistaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora