19. Verità.

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<< Non è vero. >> Mormorai abbassando lo sguardo.
<< Margot, mi sono informato. È la verità, non lo accuserei di una cosa del genere se non ne fossi certo. >> Disse Luke prendendomi una mano. Scossi la testa ricacciando le lacrime.
<< Chi te le hai dette queste cose? >> Chiesi tirando su col naso.
<< Ho cercato un po' di informazioni ed ho parlato con alcuni con cui ha vissuto. È iniziato tutto per pura sicurezza, non volevo scoprire certe cose, volevo solamente capire chi fosse in passato, ed ho saputo fin troppo. >> Spiegò evidentemente dispiaciuto.
<< Devo parlargli. >> Sussurrai alzandomi dal divano di scatto.
<< Non puoi continuare a frequentarlo, Margot. >> Disse Luke aggrottando la fronte.
<< Mi deve dare delle spiegazioni. Non, non può finire tutto così. >> Risposi continuando a muovere la testa freneticamente. La mia mente era un vortice di pensieri confusi, mio fratello mi disse delle cose orribili su Michael, a cui faticavo a credere.
Presi il telefono e provai a chiamarlo più volte, spense il telefono.
Non riuscii a trattenere un singhiozzo, coprendomi il volto con una mano.
<< Margot. >> Mormorò Luke stringendomi a se.
Mi divincolai dal suo abbraccio, afferrando la mia borsa.
<< Dove credi di andare? È tardi. >> Chiese seguendomi preoccupato.
<< Devo cercarlo, Luke. Lasciami in pace. >> Bofonchiai scacciando le lacrime.
Sospirò guardandomi tristemente. Scosse la testa in disapprovazione.
<< Dovresti capirmi. >> Sussurrai spostandolo difficilmente dalla porta. Me ne andai di corsa, controllai a casa sua, non c'era nessuno.
Entrai nell'auto di Luke, mettendo in moto. Iniziai a singhiozzare, da sola. Non potevano essere vere, non erano concepibili. Dovevo assolutamente conoscere la verità da Michael. Provai a richiamarlo centinaia di volte, aveva sempre il telefono staccato.
Nella furia lanciai il cellulare verso l'altro sedile, grugnendo.
La macchina iniziò a rallentare, stavo finendo il carburante. La stazione di servizio era vicina, ci andai sperando di non rimanere bloccata sulla strada.
Arrivai sollevata, fermandomi velocemente.
E lì vidi la sua macchina, la riconobbi subito. Michael era appoggiato ad essa, stava fumando una sigaretta. Non si accorse di me, sembrava molto confuso e pensieroso, fissava il bosco di fronte a lui, di fronte al parcheggio.
Il cuore iniziò a battermi fortissimo, ero tentata di scappare via, dimenticare tutto e lasciarmelo alle spalle. Ma come avrei potuto?
Uscii respirando profondamente dall'auto, andando verso di lui stringendomi nelle spalle, avevo ancora la sua maglia bianca e nera, mi arrivava alle ginocchia.
<< Michael. >> Dissi con voce rauca la prima volta. Non mi sentì.
Lo richiamai alzando la voce, si voltò bianco in viso. Lasciò cadere la sigaretta sul suolo, come se avesse visto un fantasma.


La pianistaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora