14. Promesse.

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<< Luke mi ammazzerà, non gli ho detto nulla, crede che sia a casa. >> Mormorai preoccupata guardando il telefono.
<< Avvisalo. >> Disse Michael poggiando la testa sul mio petto. Eravamo spiaggiati sul divano a casa sua, chiacchierando. Si erano fatte le undici di sera, ero appena tornata dal lavoro.
<< Si arrabbierebbe maggiormente sapendo che sono con te. Non sa nulla. >> Spiegai sospirando.
<< Non vuole che ti frequenti? >> Chiesi alzando la testa per guardarmi.
<< No, cioè, non lo so. Mi ha detto alcuni giorni fa che non ne sarebbe molto contento, non so perchè. >> Risposi poggiando le gambe sulle sue.
<< Non ti porterà via da me, vero? >> Sussurrò avvicinandomi maggiormente a se. Scossi la testa dandogli un lieve bacio, in quel momento mi sentivo felice come non mai. Non avevo provato sensazioni del genere prima di quel momento, mi sentivo divinamente. Il semplice stargli accanto, sfiorarlo, poterlo baciare, mi bastava, non avrei potuto desiderare altro in quel momento.
Mi accarezzava le gambe lentamente, ripoggiando la testa sulla mia spalla.
<< Sono abbastanza comoda, signore? >> Chiesi ironicamente.
<< Non tanto. Forse dovrebbe esserci qualcosa in più qui. >> Disse ridacchiando mentre guardava il mio petto. Mi coprii con le braccia colpendolo scherzosamente.
Misi il broncio voltandomi dall'altra parte. Mi abbracciò da dietro baciandomi una spalla, chiedendomi scusa mormorando e mi fece le fusa con i capelli. Risi scostandomi per il solletico.
Il campanello suonò all'improvviso, più volte. Evidentemente chi lo stava suonando era molto arrabbiato, immaginai fosse la signora Carshaw, che non si era ancora presentata a Michael.
<< Ti prego vai tu. >> Mugugnò pigro stropicciandosi gli occhi. Lo guardai alzando un sopracciglio, lui si stese sul divano coprendosi la faccia come un bambino capriccioso. Sbuffai andando verso la porta, mi tirai più giù la sua maglia che indossavo, che lasciava scoperte le gambe dalle ginocchia in poi.
Aprii la porta pigramente ma rimasi impietrita quando Luke si materializzò davanti a me. Mi squadrò dalla testa ai piedi, sorpreso quanto me.
<< Ti trasferisci direttamente da lui? >> Disse furioso entrando in casa a passo sveltò.
<< Luke.. >> Mormorai indietreggiando, deglutii fermandolo dalle spalle.
Mi guardò dall'alto, con disprezzo.
<< Lo conosci a malapena, credevo fossi più matura, Margot. >> Sussurrò a denti stretti.
<< Non abbiamo fatto niente, Luke. >> Intervenne Michael sbucando dal salotto, si era fortunatamente infilato una maglietta. Non avevamo davvero fatto nulla, eravamo stati insieme tutto il tempo a parlare di cose a caso.
<< Ed ormai tua sorella non è più una bambina. >> Continuò e lo maledii mentalmente. Mio fratello odiava sentirsi dire certe cose, per lui era necessario proteggermi da qualsiasi cosa nonostante a volte diventasse paranoico.
<< Margot, ce ne andiamo e discutiamo a casa.
>> Disse guardando prima lui e poi me.
<< Ma.. >> Iniziai ma il suo sguardo mi pietrificò, capii che l'avrei perso del tutto contraddicendolo.
<< Arrivo fra cinque minuti, ti prego. >> Mormorai abbassando lo sguardo.
Se ne andò arrabbiato, sbattendo la porta.
<< Puoi restare da me se non vuoi tornare. >> Aggiunse subito Michael porgendomi le mie cose.
Scossi la testa turbata. << Devo chiarire la situazione con Luke. Domani sarà già diverso. >> Risposi cambiandomi velocemente.
<< Margot. >> Sussurrò guardandomi attentamente. << Non farò in modo che ci allontani in nessun modo. >> Lo tranquillizzai avvicinandomi a lui. << Te lo prometto. >> Continuai dandogli un bacio lieve ma significativo.
Mi osservò finchè non uscii dalla porta, con gli occhi carichi di preoccupazione.

La pianistaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora