12. Possibilità.

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<< Non sono questi gli accordi giusti! >> Esclamò Michael ridendo. Mi prese la chitarra dalle mani, suonando la stessa strofa, decisamente meglio di me.
<< Non sono portata per la chitarra, Michael. >> Sbuffai spostandomi frustrata i capelli dal viso.
<< È solo questione di pratica, non puoi imparare in due giorni. >> Disse riporgendomi lo strumento.
Annuii, aggrottando la fronte.
<< Non capisco perchè tu voglia insegnarmi a tutti i costi a suonare la chitarra. >> Risposi ridacchiando.
<< Perchè sei bella quando la suoni. >> Mormorò guardandomi.
<< Cioè, mi piaci di più, dato che di solito non sei un granchè. >> Si affrettò ad aggiungere ghignando.
Lo schiaffeggiai scherzosamente, mettendo il broncio.
<< So di non essere una modella. Ma tu non lo sei neanche. >> Risposi avvicinandomi a lui.
<< Ma se sono bellissimo! >>Esclamò muovendo i capelli teatralmente.
<< Dammi un po' della tua autostima, ne hai troppa. >> Risi, eravamo quasi attaccati.
Quel pomeriggio andai di nuovo da lui, suonammo per un po', chiacchierammo, il nostro rapporto si stava consolidando ogni minuto in più che passavamo insieme. Credo fosse stata proprio la musica ad unirci, non c'erano più pregiudizi o sentimenti ostili, ormai conoscevo un altro Michael, quello vero.
<< Non credo proprio di avere tanta autostima. >> Mormorò sorridendo lievemente.
<< Nessuno ce l'ha, quando se la merita. >> Dissi abbassando lo sguardo, facendo cadere i capelli sul viso.
Mi spostò una ciocca, d'istinto. Risi leggermente, posando gli occhi sui suoi. Mi si avvicinò sempre di più, il mio cuore batteva all'impazzata, non sapevo cosa fare.
All'improvviso mi prese i fianchi, posizionandomi sul suo bacino. Incrociai le gambe attorno al suo corpo, mantenendo gli occhi incastrati nei suoi. Mi sfiorò le labbra, chiusi gli occhi, indietreggiando di poco. Ero.. Spaventata. Non capivo nulla di quello che stava succedendo, sembrava una realtà distorta.
Appoggiò le mani sulla mia schiena, spingendomi verso il suo petto.
<< Baciami. >> Ordinò sulle mie labbra.
Obbedii, passando una mano sui suoi capelli neri. Li strinsi leggermente mentre le nostre bocche si univano sempre più velocemente. Stava accadendo di tutto dentro di me. Stavo iniziando quasi a tremare, aprivo gli occhi ogni tanto, avevo la vista appannata, non so perchè, ma era come se stessi per piangere.
Mi spinse ancora di più sul suo petto, baciandomi la guancia, poi la mascella ed il collo. Mugugnai qualcosa passando le mani sulla sua schiena.
All'improvviso mi staccò da se, guardandomi negli occhi.
<<Non, non posso. >> Mormorò scuotendo la testa velocemente. Mi sollevò dalle sue gambe improvvisamente, scappando dalla stanza. Rimasi da sola sul suo letto, fissando la porta.

La pianistaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora