9. Armonia.

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<< Ma precisamente dove stiamo andando? >> Chiesi dopo qualche minuto di silenzio in auto.
<< A casa mia. >> Rispose vago.
Il resto del tragitto fu in silenzio, ma non un silenzio imbarazzante, lo definirei più di parole non dette ma percepite.
Arrivammo davanti casa sua, notai che le luci della mia erano spente quindi Luke non c'era.
Parcheggiò e lo seguii verso l'ingresso. Entrai, era parecchio simile alla nostra, come del resto tutte le ville di quel quartiere. Era piuttosto scura, evidentemente a Michael non piaceva la luce, e si notava facilmente. Mi portò di sopra lanciando prima le chiavi della macchina sul divano di passaggio. Roteai gli occhi, molto ordinato insomma.
<< Ti muovi? >> Disse spingendomi lievemente quando mi fermai ad osservare le varie stanze.
Mi girai indispettita, facendogli il verso. Lui sbuffò quindi continuai.
<< Finalmente. >> Sospirò quando mi fece entrare nella sua camera.
Rimasi a bocca aperta, sul ciglio della porta.
Era piena di poster di band o musicisti famosi, al muro erano appese alcune chitarre, di vario genere. Infondo alla sala, uno splendido pianoforte era posizionato accanto alla finestra, sembrava essere stato appena verniciato, nuovo di zecca, incomparabile a quello che suonavo nel locale. Non ne avevo mai visto uno più bello. Mi avvicinai ad esso quasi in trance, poi mi voltai verso Michael, che mi osservava con le braccia incrociate, appoggiato al muro. Annuí in approvazione permettendomi di suonarlo. Sfiorai le note, erano sensibilissime. Era un piacere suonare quel pianoforte.
<< È stupendo. >> Commentai alzandomi impacciata, non volevo in alcun modo rovinarlo.
<< Era di mia madre. Non volevo sbarazzarmene, era il suo tesoro. >> Raccontò avvicinandosi a me, sfiorò lo strumento immerso nei ricordi. Lo guardai curiosa ma tagliò corto, capii subito che non ne voleva parlare.
<< Allora. Voglio metterti alla prova, mi sembri portata per qualsiasi tipo di strumento, l'ho visto. Quindi, vorrei vedere se sei in grado di suonare la mia cara e vecchia Fender. >> Mi disse ghignando.
<< Avanti. >> Lo incitai scherzosamente stiracchiandomi le dita con fare minaccioso.
La prese la muro, accarezzandola quasi fosse sua figlia.
<< Se la rompi.. >> Iniziò ma lo bloccai prendendolo in giro.
<< Non è la prima volta che prendo in mano una chitarra. Luke la suona, e probabilmente anche meglio di te. >> Dissi alzando gli occhi al cielo.
<< Così mi offendi. >> Mormorò portandosi una mano sul petto. Scossi la testa ridendo.
Presi la chitarra goffamente, ci avevo provato un po' di volte con mio fratello ma ero sempre stata una frana. Non volevo fare una brutta figura.
<< Non si prende così. >> Sbuffò aggiustandola dietro di me.
Mi irrigidii quando mi toccò, ma cercai di non darlo a vedere.
<< Cosa devo fare? >> Sussurrai fissandolo.
Mi guardò per un secondo, poi sorrise e abbassò lo sguardo. Il mio cuore iniziò a battere più forte, cercai di calmarmi.
Mi prese le dita e le posizionò sulle corde. Con la mano sinistra provai a suonare, individuai le note e abbozzai un motivetto.
Ridacchiò posizionandosi di fronte a me.
<< Non male novellina. Sei portata, come sospettavo. Ora però giù le mani dalla mia bambina. >> Mormorò togliendomi dalle mani la chitarra. La riposizionò sul muro, facendosi indietro ed osservandola in seguito. Ci teneva tanto.
Iniziava a fare caldo, quindi mi legai come al solito i capelli in un tuppo morbido.
Mi fissò interdetto, poi distolse gli occhi dai miei, quasi imbarazzato.
<< Mister Perfezione, perchè non mi fai sentire qualcosa del tuo misterioso talento?>> Lo stuzzicai per alleggerire l'aria di tensione.
<< Mi stai mettendo alla prova? >> Disse sorridendo. Annuii guardandolo con sfida.
Prese una chitarra dal muro, secondo le mie conoscenze dedussi che fosse una chitarra classica.
Si sedette sul letto e mi guardò in attesa. Lo osservai non capendo, poi mi affrettai a sedermi accanto a lui, non avvicinandomi troppo.
Iniziò a suonare una canzone che mi fu subito familiare, Luke la cantava spesso con gli altri.

Hello there, the angel from my nightmare, the shadow in the background of the morgue, the unsuspecting victim. A darkness in the valley, we can live like Jack and Sally if we want, you can always find me..

Iniziai a muovere la testa a ritmo della sua musica, dovevo ammetterlo, era proprio bravo. E la sua voce.. Me n'ero follemente innamorata.
Cantai con lui la strofa successiva, ma dopo qualche parola lui smise di cantare e si limitò a suonare, incitandomi a continuare.

Don't waste your time on me you're already the voice inside my head, I miss you, I miss you

Quando finì applaudii sorridendo.
<< Notevole. >> Commentai fingendomi seria.
<< Non copiarmi le battute. >> Disse cupo, poi sorrise e mi colpì sul braccio.
<< Ehi! >> Esclamai ridendo. << Non si rimorchiano così le ragazze. >> Continuai scherzando.
<< Non ho bisogno di rimorchiarti. So che sei cotta di me. >> Rispose lui ghignando, a pochi centimetri dalla mia faccia.
Rimasi immobile per qualche secondo, poi mi alzai velocemente bofonchiando qualcosa.
<< Sai, credo che tu sia quel tipo di persona che sembra l'opposto di ciò che davvero, e si mostra così solo una volta diventata sua amica. >> Dissi ricomponendomi.
<< Si lo ammetto. Sono diverso con le persone che conosco. >> Rispose alzando le spalle.
<< Con me sei diverso rispetto all'inizio. >> Mormorai riavvicinandomi a lui.
<< Credo di essere per la prima volta me stesso con una ragazza. Siamo simili, Margot. Te ne accorgerai presto.>>

La pianistaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora