Black Swan

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Lya si sveglió accompagnata dal cinguettio degli uccellini, si stropicció gli occhi e si stiracchió nel letto. Il sole filtrava dalla fronde dell'albero che li ospitava e si insinuava nella stanza carezzandole la pelle scoperta. Il letto di Xander era giá vuoto, la ragazza si guardó intorno notando un piccolo catino pieno d'acqua poggiato sul comodino accanto al letto, si sciacquó la faccia ancora assonnata e si pettinó i capelli neri lasciandoli sciolti. La luce rossa della sera prima le aveva lasciato addosso una strana sensazione e un brutto presentimento e l'aver sognato tutti i suoi compagni di avventura non l'aveva di certo aiutata a scrollarsi di dosso quel senso di malinconia. Lá dove avrebbe dovuto esserci il suo marchio, un pizzicore fastidioso la torturava da un po' di tempo, voleva uscire dall'albero, ne aveva bisogno qualunque fosse stato il motivo sentiva l'ardente desiderio di andarsene da lí e correre nella foresta. I vestiti che usava solitamente sulla Terra erano stati lavati e ripiegati ordinatamente nell'armadio di legno scuro. Si tolse il peplo lasciandolo scivolare a terra e li indossó, sistemandoli con cura. Si sedette davanti al pianoforte e lo osservó col cuore che impazziva e quel bisogno sconsiderato di uscire da lí. Pigió qualche tasto dello strumento imitando la melodia sentita da Xander il giorno prima, non sapeva suonare ne era certa, ma qualcosa la spingeva a continuare. Si fermó e tamburelló le dita sul legno del piano, lasció un biglietto a Xander, utilizzó il passaggio segreto che il ragazzo le aveva mostrato e si trovó nella stalla. Salutó cordialmente il centauro che si occupava dei destrieri e uscí sorridendo domandandosi se il centauro avesse a disposizione una camera o dormisse lí con i destrieri e soprattutto se dormisse in piedi come i cavalli. Il centauro la guardó sospettoso ricambiando comunque il saluto: erano in pochi a non trattarlo come un animale, ricordandosi che comunque per metá era un umano.
Lya, spinta dalla strana sensazione con cui si era svegliata quella mattina uscí dal recinto della taverna di Ortensia e si avventuró nel bosco evitando chiunque guidata da quell'istinto che non le apparteneva. Inizió a correre nella foresta di alberi dalle foglie argentate, sentendosi libera, inciampando ogni tanto in qualche radice dorata che sporgeva dal suolo o sbattendo contro qualche ramo basso che non evitava in tempo. Stava correndo senza meta, ma sembrava che invece le sue gambe sapessero esattamente dove andare e quali radici non evitare. Sospiró all'ennesima radice in cui inciampava, chiuse gli occhi inspirando a pieni polmoni, sentí un nitrito di dolore riecheggiare nella foresta e riaprí di colpo gli occhi scossa dal suono e dalla strana scarica che le avea attraversato il corpo lasciandola senza fiato. Correndo sempre piú veloce riuscí ad arrivare in un'ampia radura, lí, quasi senza fiato, si fermó sconvolta. Davanti a sè l'animale piú bello e maestoso che avesse mai visto era intrappolato in una fitta rete di spesse corde che lo tenevano ancorato al suolo mentre pesi di piombo intrappolavano le grandi ali al suolo e una morsa gli stringeva le zampe. Lya inorridí, il cuore le si strinse nel petto. Il cavallo giró il muso verso di lei e i loro occhi si incontrarono fondendosi e ricongiungendo antichi legami recisi, la ragazza si sentí completa e con il cuore in tumulto si avvicinó all'animale intrappolato e con le mani che tremavano inizió a slacciare i nodi. Il cavallo sembró tranquillizzarsi solo grazie alla sua presenza e poggió il muso sull'erba fresca vicino a dove Lya si era seduta e soffió sbuffando. La ragazza, con le lacrime agli occhi, aveva slacciato le corde lanciandole via, successivamente liberó le zampe continuando a sussurrare all'animale parole per tranquillizzarlo. Invano cercó un modo per rompere o aprire le piastre di piombo sulle ali del pegaso. Inizió a piangere frustrata tentando piú e piú volte di aprire le piastre poi lanció un grido disperato seguita dal nitrito addolorato del cavallo.
«Apriti, apriti, apriti» le lacrime le offuscavano la vista poi, improvvisamente, nella sua mente il gelo, il fuoco sulla pelle e inizió a vedere il flusso dei ricordi dell'animale intrappolato. Vide un gruppo di uomini armati che lo accerchiavano, sentí il dolore del cavallo mentre impazzito scalciava e si dimenava mentre cappi piú o meno grandi gli stringevano il collo, lo vide cadere su un fianco, la criniera arruffata, nitriva e si dimenava mentre gli uomini lo immobilizzavano e lo lasciavano lí nell'agonia per poi andare a recuperarlo piú tardi. L'animale condivise con lei il suo dolore, la sua agonia, la sua angoscia e lei accolse tutto nel suo cuore, come se quei sentimenti fossero i suoi. Improvvisamente sentí un calore attraversarle il corpo e concentrarsi sulle mani. Quando riaprí gli occhi il cavallo, ora libero, la guardava. Le dita di lei affondarono nel morbido pelo lungo del collo andando a intrecciarsi con la criniera nera, il manto nero come una notte senza stelle sembrava inconsistente. Lya, felice, sorrise e poggió la fronte sull'unica chiazza bianca nel manto del cavallo, tra i due occhi d'oro colato. Le immense ali erano come quelle dei cigni neri e, ora libere, si dispiegarino non piú gravate dalle piastre di piombo mentre gli zoccoli d'argento scalpitavano sul terreno. Il pegaso nitrí e le diede un colpetto sulla spalla col muso. Lentamente e con cautela Lya gli salí in groppa carezzandogli la spalla, improvvisamente il cavallo si impennó e lei fu costretta a reggersi forte, un fauno poco lontano accompagnato da altri figuri era emerso dalla foresta e osservava l'animale con in groppa la fanciulla, il terreno inizió a tremare violentemente e il pegaso spiccó il volo mentre il suolo si apriva e inghiottiva i personaggi rimasti nell'ombra che Lya riconobbe essere i bracconieri che avevano intrappolato il cavallo. Mente i due volavano il terreno si richiuse ricomponendo la frattura del terreno e schiacciando i corpi di quelle persone tra due montagne di roccia e magma.
«Vai bello, vai» Lya gli carezzó la criniera mossa dal vento allargando poi le braccia accogliendo l'aria fresca in un abbraccio infinito.
Intanto il fauno, salvatosi dalla sorte toccata ai bracconieri guardó il puntino nero che si allontavana nel cielo per poi rialzarsi faticosamente da terra e zampettare via nel bosco pensando a come dare una simile notizia alla sua regina.

Spazio autrice

Credo che il capitolo sia un po' corto, ma ho dovuto suddividere il capitolo in due perché sennó era troppo lungo. Tra poco posteró anche la seconda parte. Mi scuso per gli enormi ritardi nel pubblicare, spero che il capitolo sia di vostro gradimento, fatemi sapere cosa ne pensate :)
Ciao a tutti

Quando meno te lo aspettiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora