Lya fu svegliata da una brezza fresca e da una pioggerellina che le bagnó il volto. I lunghi capelli corvini erano sparsi in mezzo alle pervinche e goccie di rugiada formavano perle preziose sui petali e i capelli di lei. Si guardó intorno cercando di capire dove si trovasse: riconobbe il lago illuminato dal sole, riconobbe il luogo in cui era cresciuta prima di trasferirsi in cittá dove poi aveva conosciuto Clara che era di diventata la sua migliore amica...da quanto tempo non la sentiva. Sorrise passandosi una mano nei capelli umidi nei quali piccoli petali rosa erano rimasti incastrati. Quel sorriso si spense, come giá successo in quella giornata, quando si ricordó di Joe, di Raphael, dei ragazzi e di quel dolore al petto che superava quello della botta in testa. Si alzó, doveva tornare a casa non riusciva piú a stare fuori schiacciata dal dolore. Corse in casa, riuscì a entrare in tempo che le gambe le cedettero. Cadde rovinosamente per terra e cominció a piangere. Le mani affondarono nei capelli strappandone alcune ciocche, successivamente cominciarono a torturare le braccia affondando le unghie nella pelle lacerandola. In mezzo ai singhiozzi si levó quell'urlo disperato. Lya si accasció su sé stessa lasciando libero spazio al pianto e alla disperazione. Perse i sensi. Quando rinvenne si trovó sul tappeto.
Volle andare nella camera dei suoi genitori, lí si sedette sul loro letto e inizió a parlare con la loro foto posata sul comodino in legno che era a fianco al letto
«Così voi sapevate di loro e non me ne avete mai parlato, cosa credevate di fare? Volevate proteggermi? Ma perché tutti vogliono sempre proteggermi e nessuno si fa i cavoli suoi...Se continuate cosí finirete col farvi uccidere tutti in un modo o nell'altro: voi, Joe e adesso i ragazzi; nessuno crede che io possa farcela eh?»
Si tolse la collana e tenne il ciondolo nel palmo della mano, diede un bacio alla placchetta e la poggió sul comodino accanto alla foto con cui stava parlando. La prese e le scivoló dalle mani cadendo a terra e facendo fuoriuscire dal retro un misterioso foglietto. Lya si chinó a raccoglierlo:
Cara Lya, molto probabilmente se stai leggendo questa lettera Loro ci hanno trovato e ucciso, ci spiace di non averti raccontato nulla ma se tu hai questa lettera in mano avrai altre informazioni che colmeranno la tua curiositá. Ci affidiamo alla buona fede dei cinque sperando che il lettore sia tu piccolo anatroccolo oramai cigno che ci avrá sicuramente reso fieri. É il caso che tu sappia che per trovare i nostri assassini sia meglio trovare il ciondolo di tua madre, successivamente dovrai recarti in soffitta dove, col ciondolo, avrai altre istruzioni. Che questa sorta si caccia al tesoro abbia inizio.
Lya incredula aveva letto la lettera profumata alle rose in apnea, in quel momento respiró a pieni polmoni e scioccata prese la collana di Joe tentando di pensare dove potesse essere il ciondolo della madre. Quel ciondolo che aveva sempre tanto desiderato da piccola. Un piccolo cuore dorato retto da un sottilissimo filo anch'esso dorato che ornava sempre il collo della madre.
Inizió a cercare disperatamente quel ciondolo, andó in ogni singola stanza, cercó in ogni angolo, ogni possibile nascondiglio era stato ribaltato. Niente del ciondolo nemmeno l'ombra. Guardó la foto con le lacrime agli occhi quando finalmente capí. Guardó ancora meglio, non era possibile, era sempre stato sotto i suoi occhi e non l'aveva mai visto. Lasció la foto sul tavolo in cucina e, dopo aver recuperato una sedia, si avvicinó al camino. Salí sulla sedia, raggiunse il quadro sopra il caminetto e lo tolse dal chiodo. Agganciato al retro del quadro vi trovó trionfante il ciondolo, lo prese tra le mani come una sacra reliquia e rimise il quadro al suo posto, scese dalla sedia e si avvió in soffitta.
Spazio autrice
Ok eccomi dopo un lunghissimo periodo di assenza, spero che il capitolo vi piaccia. Se é cosí potete votare o commentare. Vi aspetto al prossimo capitolo
Ciao