Capodanno-Jack

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Hey,
Arrivammo all'enorme castello in pietra. Appena bussammo il portone di legno si aprì mostrando un sacco di ragazzi e, purtroppo, la faccia di Hans.
-Buonasera ragazzi! Vi stavo aspettando. Temevo non veniste più!- disse il ragazzo dai capelli rossi con un ghigno
-Come mai tutta questa preoccupazione?- chiese Astrid acida
-Oh ogni cosa a suo tempo cara- le rispose.
Come la ragazza dai capelli d'oro sentì "cara" tentò di dare un pugno ad Hans ma, per sua fortuna, Hicc fu più veloce e bloccò il braccio di Astrid.
-Astrid vacci piano! Ricorda che non ha senso sfidare qualcuno che sai già di poter battere- la calmai
-Ha ragione. Il leone non sfida mai il topo. E soprattutto il topo non dovrebbe mai provocare il leone- disse Hicc acidamente lanciando uno sguardo schifato a Hans. Entrammo nella sala ricolma di ragazzi.
Hicc e Astrid mi abbandonarono dopo pochi minuti, era strano essere solo senza dover preoccuparsi nessuno. Girando per la sala mi ricordai il motivo per cui ero andato lì: Isabelle. La cercai per la stanza per poi passare al piano superiore. Ed eccola sulle scale mentre beveva da un bicchiere rosso di carta. Quella sera era magnifica: sulle spalle le ricadevano le ciocche bionde, i suoi occhi neri brillavano ogni volta che rideva.
-Isabelle! Ciao!- la salutai raggiante dal piano di sotto, lei scese le scale per raggiungermi.
-Ciao Jack! Non sapevo che saresti venuto!- mi diede un abbraccio, io sprofandai nella sua chioma, profumava di primavera, di gioia e freschezza, non si poteva descrivere quel magnifico odore.
-In realtà non sapevo neanch'io se sarei venuto- le dissi un pò insicuro. Lei rise, aveva una risata magnifica.
-Bene. Vieni ti presento alcuni miei amici- mi prese per mano, una scossa di brividi mi travolse la schiena. Mi portò sulla scalinata.
-Allora Jack. Loro sono Camille e Meredith. Dov'è Beck?- chiese alle sue amiche
-Non lo so. Si è allontanato, non sappiamo dove sia- le rispose Camille
-Grazie. Va beh. Te lo presenterò un altro giorno-
-Ma chi è?- le domandai. Non so che mi prese, forse una botta di gelosia.
-È mio fratello maggiore- mi disse semplicemente.
-Hai un fratello?-
-Veramente due, Beck e Marcus che è il maggiore. Io sono la più piccola. E tu? Fratelli o sorelle?- Mi venne una stretta al cuore, nessuno me lo aveva mai chiesto e io non avevo mai risposto a una domanda del genere.
-Beh...- lo dissi tristemente e lei capì che era una cosa complicata e lasciò stare.
-Raccontami un pò di te. Insomma sei Jack Frost. Il più carino della scuola, il ragazzo misterioso-
Uscimmo in giardino e ci sedemmo su una panchina bianca avvolta dalle rose.
-Il più carino!? Wow, non me l'aspettavo!-
-Tu e Elsa siete la coppia più bella della scuola. I ragazzi di ghiaccio. Il ragazzo e la ragazza più belli della scuola-
-Eravamo- la corressi
-Cosa "eravamo"?- i suoi capelli biondi rilucevano nell'oscurità della notte
-Ci siamo lasciati- quando lo dissi mi si spezzò il cuore, era veramente successo? Dirlo era stato decisivo e doloroso. Per quanto mi potesse piacere Isabelle, io amavo Elsa. Ero confuso come una campana, ma quella notte la nebbia si dissolse.
-Cosa!? Come è successo!?- chiese stupita. Non so come mai ma le dissi tutto quello che era successo quel fatidico giorno.
-... e quindi eccoci qui a parlarne- mi faceva soffrire ripensarci.
-Dai. il mare é pieno di pesci. Troverai quella giusta- mi consolò
-Ma io l'ho già trovata quella giusta!- tentai di baciarla ma lei si scostò
-Jack. Fermo! Sei confuso! Vuoi ferire Elsa con me, non voglio essere il tuo mezzo di difesa da ciò che ti è capitato. Guardami!- mi ordinò, mi prese il viso tra le sue mani bianche come il latte e la guardai, mi persi nei suoi occhi neri -Non verrò usata. Sia chiaro. Non intendo essere nessuno per te fin quando tu non supererai questo momento- disse con estrema calma. Mi innervosii, forse aveva ragione, ma mi aveva respinto e ciò mi provocava rabbia e frustrazione
-Non ti sto usando!- le urlai scettico alzandomi dalla panchina
-Jack, non te ne rendi conto. Tu stai soff...-
-Non iniziare a dirmi che sto soffrendo! Sto alla grande! Volevo solo baciare la ragazza di cui sono innamorato- lo ammisi, ma mi sembrò una bugia
-Non dire stupidaggini! Tu non mi ami! Tu ami Elsa! Apri gli occhi!-
-Io amo te!- ribattei sempre più infuriato, più lo dicevo più mi sembrava una bugia
-Tu non mi ami e non mi amerai mai! Capiscilo!-
-Io non ti amo! Okay!? Mi servivi solo per farla soffrire! E sei stata totalmente inutile! Sei inutile! Non servi a nessuno! Tantomeno a me o al tuo stupido regno! Non sei erede al trono, non sei nessuno! Ci credo che lavori in un bar! Finirai a lavorare in una mensa!- mi sfogai su di lei. Solo dopo aver detto quelle fatidiche parole mi resi conto di quello che avevo fatto, con chi mi ero arrabbiato
-Così io sono inutile!? Bene! Meglio inutile che stronzo egocentrico!- mi urlò contro con voce spezzata. Perchè sapevo solo far soffrire la gente? Lei non aveva fatto nulla!
Corse via, come una foglia al vento, piangendo. Mi sentivo uno schifo. Tornai al castello. Poi avvenne il peggio, il colpo di grazia: Elsa baciava un altro. Mi arrabbiai come mai prima. Stronzo egocentrico aveva detto? Bene. Sarebbe cambiato tutto. Elsa era stata un'egoista. Ora le avrei restituito il colpo con la stessa medicina. Entrai nel castello appena intercettai una ragazza carina la afferrai e la baciai.
Sarei stato lo stronzo egocentrico di cui tutti parlavano.

Il diario segreto di Jelsa 2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora