《No grazie,quella roba fa male lo sai? un giorno ti ucciderà》
《Tutto fa male, Carl, e tutto uccide. La frutta, l'acqua, l'aria, la carne, il pesce, lo stress persino il sapere, il troppo sapere, uccide》.
Fred e Henry lo guardarono.
Era un essere diverso da noi. Si muoveva in modo diverso, percepiva in modo diverso, arcaico, banalmente tradizionale.
Passai la bottiglia a Fred e lui mi passò la canna. Stavamo seduti lí, sopra una panchina. Di notte. Su una collina nel Piemontese delle quale non ricordo il nome. Dietro di noi giaceva una statua lunga svariati metri. Una statua di qualche santo della quale, anche questo, non ricordo il nome.
Si capisce perché in certe situazioni, col cervello imbrattato di droga e alcol, molti particolari vanno persi. Altri li sostituiscono. I suoni, gli odori, l'istinto primordiale di sopravvivenza, tutto questo, s'abbatte sugli oggetti e sugli individui in modo completamente diverso. Di fatto prendono importanza sfumature dapprima invisibili; particolari nascosti del mondo sbocciano incontrollabili.
Carl non capiva tutto ciò. Non poteva. Era in un altro posto, un'altra dimensione, un'altra frequenza. Egli viveva per non morire mentre noi morivamo per vivere. Ognuno dà il giusto peso ad ogni cosa...ma è il termine "giusto" quello su cui bisognerebbe accordarsi.
Io però non me la sentivo di giudicarlo. Cercavo d'aprirgli gli occhi, di fargli vedere il mondo per quel che è, cioè una giungla piena d'insetti strani e sanguisughe, ma Carl era irremovibile su questo, come un fedele davanti alle teorie darwiniane.
Lo invidiavo cazzo. Invidiavo la sua cecità.
Carl, uomo di razza caucasica sulla trentina, dall'accento burino, le sopracciglia storte e un lieve ma visibile strabismo; uomo che stimava gli sbirri, usava il sottobicchiere in casa e la carta igienica tre strati; Carl, che non conosceva le emorroidi. Questo Carl non avrebbe mai messo piede in un mondo fatto di tempi mostruosamente lenti, torpore alle mani e prospettive distorte. Non avrebbe mai visto fluttuare la musica come lucciole nella notte. Non avrebbe mai visto l'alba bruciare, il sole spegnersi, e il fremito, il brivido, il profano esplodergli dentro.
Si sarebbe limitato a strisciare ai piedi delle false democrazie, auto convincendosi della coerenza d'ogni regola.
A un certo punto mi accorsi che dovevo pisciare. È il primo sintomo dell'ubriacatura molesta, il piscio. Piscio inesorabile che sgorga dal corpo. Mi avviai barcollante mentre la neve mi si attaccava sotto gli stivali passo dopo passo. Giunsi in un cespuglio appartato, sbottonai la patta, presi il cazzo in mano e cominciai a pisciare.
"Ho ventisette anni"pensai mentre il piscio dorato e caldo colpiva la neve incastrata fra i rami e la scioglieva liberandoli "ventisette. E non ho un lavoro, non ho una casa, non ho una macchina, una donna, un conto corrente, un romanzo mezzo scritto...Ma quello che mi preoccupa è che non mi sento sbagliato. No. No di certo, sono 'loro' sbagliati".
Scrollai il tutto e mentre tornavo dagli altri non riuscivo a togliermi dalla testa che Carl, aveva un lavoro, aveva una casa, aveva una macchina(era lui che ci scarrozzava in giro), aveva due conti correnti, due banche differenti e due volte a settimana si scopava la cameriera di via Ormea.
Sembrava felice. Certamente doveva esserlo, come chi non vuol vedere per paura di cadere o non vuol sentire per timore di cambiare. Però il tutto finiva lí. Non c'era magia in lui, nè suspence o follia, solo una spenta e triste sensazione di disincanto che lentamente lo avvolgeva.
Allora provai pena.
Così quando quella sera finì e tutti tornammo alle nostre insensate esistenze, mentre la neve si trasformava in pioggia e poi in conche sull'asfalto e poi ancora in vapore acqueo risalente il cielo, Carl legó il cappio intorno la trave della cantina, ci infilò dentro la testa,
e s'impiccó.Felicità...
falsa,
stupida apparenza.

STAI LEGGENDO
Diario Di Uno Stronzo
Short StoryATTENZIONE: contenuto per adulti e linguaggio esplicito. Alcool, droghe e sesso...la strada per l'inferno è lastricata di piacevoli ostacoli.