《Fumi erba per scrivere, fumi per mangiare e tra poco fumerai per scopare. Questo sei, un fattone del cazzo》
《Probabilmente si, baby》
《Che cazzo me ne faccio di uno come te? Te ne stai li a fumare e scrivere, fumare e scrivere fumare e scrivere. Scrivere. Scrivere cosa poi? Cosa sono ste stronzate? Gente che beve, che scopa, che s'ammazza. Questa merda non venderebbe dieci copie neanche per beneficenza. Sei un fallito. Ecco cosa sei. Un fallito》
《Probabilmente si, baby》
《Ma lo vuoi capire o no che alla gente piace leggere altre cose? Aggiornati. Leggi Harry Potter, leggi Il signore degli anelli, leggi Il codice da vinci, leggi twilght, leggi The Huger Games...alla gente piacciono queste stronzate qui. Non la realtà. La realtà è noiosa. Chi cazzo pagherebbe per leggere di quel che si può vedere senza sborsare un centesimo. Sei stupido. Stupido e cocciuto》.
《Probabilmente...》
《AHHH...Ma vaffanculo. Ma perché ti dò ancora retta? Sai quanti fanno la fila? Anche donne...cristo santissimo. Guarda, guarda bene questo culo perché è l'ultima volta che lo vedi...》
Se ne andò sbattendo la porta e John respirò profondamente. Si tolse le scarpe. Distese le gambe. C'erano sette miliardi di persone al mondo e si sentiva solo. Era normale questa cosa?
Non che la solitudine gli dispiacesse...è solo che col tempo s'accorse di star per impazzire. Lo sapeva; lo sentiva sotto la pelle. Non era un qualcosa da prendere alla leggera.
Si sforzava di farsi piacere la gente e questa cosa lo sfiniva dentro. Era una situazione di merda.
Si alzò dal divano. Quella donna. Quelle parole...lo avevano ferito; ma ne aveva sentite tante, tante altre, alcune anche di peggiori, e ogni giorno ne risentiva sempre meno. Era come se la forza degli insulti, a lungo andare, si fosse assopita.
Si avvicinó al frigo. Lo aprì. Prese una birra e la bevve tutta d'un sorso. Poi ne prese un'altra, buttò giù una boccata e l'abbandonò sul tavolo.Era inutile lottare contro la follia. La si poteva ignorare per tanto tempo, ma sarebbe sempre ritornata. Rifioriva, come le macchie di canneti negli autunni siciliani. Era sempre dietro l'angolo, infame e bastarda.
Si sedette di nuovo, prese un pezzo di carta, una penna e pensò a qualcosa da scrivere. Scrivere lo distraeva ma ora non ci riusciva.
Aveva pensato parecchio al suicidio negli ultimi mesi, ma uccidersi richiede tempo e lui col tempo non andava molto d'accordo. Finiva con l'ubriacarsi,allora la codardia prevaleva sull'istinto. Ed ogni volta si svegliava che era morto un pò di più... ma comunque vivo. Come facevano gli altri? Come ci riuscivano? Alcuni morivano prima di morire.
Quella donna. Dove cazzo stava andando quella donna?
A farsi scopare da qualche tipo in giacca e cravatta! Qualche figlio della matematica coi soldi in banca e la banca nel cuore.
Quella puttana!
Con quel culo da puttana, quei reggi calze da puttana, quelle labbra da puttana. Aveva i tacchi a spillo? Chi se ne fotte! Se la immaginava coi tacchi a spillo...la puttana!Sarà in qualche bar in cerca del suo bel cazzo da ciucciare. Pensò. Ma l'amava. E ogni volta che sbatteva la porta e se ne andava incazzata l'amava ancor di più. E se la sarebbe ripresa. Lui. John sullo sgabello, in un bilocale di via Ormea, senza antenna, con la birra in mano, il foglio bianco sul tavolo e uno spinello nel posacenere...se la sarebbe ripresa. Lo negava a se stesso ma la realtà era prepotentemente evidente.
Fosse tornata e avesse detto:
perdonami tesoro, per caso ho ciucciato il cazzo del vicino questa notte ma giuro non so come la mia bocca possa esser finita sul suo coso enorme.
Te lo giuro amore; sarò svenuta, inciampata o drogata..si, si...m'avrà drogata. E poi avevo bevuto.Ohhh dio quanto ho bevuto?
Probabilmente le avrebbe detto di non preoccuparsi e poi ci avrebbe fatto l'amore. Non riusciva, proprio non riusciva,
ad odiarla come avrebbe voluto.
Sperava addirittura di non dover scrivere mai su di lei, su di loro, sicché sapeva ch'era il dolore a nutrire la sua prosa.Bevve ancora.
Non lavorava da quattro mesi; gliene rimanevano due di disoccupazione e la pomata per le emorroidi costava 12 euro e cinquanta al pezzo.
L'ultimo lavoro era stato un inferno. Manovale muratore. Dio. Oh dio. L'altissimo avrebbe dovuto vietarlo per norma divina un lavoro del genere. E invece se ne stava là, da qualche parte, senza fiatare...senza dire niente, neanche la più stupida parola. Allora s'era giurato che piuttosto d'alzare un altro singolo mattone sarebbe morto di fame e stenti. Aveva lavorato due anni e si sentiva le ossa vecchie di venti. I dolori alla schiena lo torturavano, le articolazioni lo tradivano, e la sera tenere la penna in mano era divenuto impossibile.
Alla fine. Era accaduto. Era andato da Walt, il lecchino, e aveva spifferato tutto il suo odio per il posto. Il capo più ciucciarmi le palle, il buco del culo e tutto il resto, aveva detto. Testuali parole. E quello, da buon cane pastore, era corso a riferire tutto alle alte cariche.
La lettera di licenziamento arrivò due giorni dopo e lui festeggiò con cinque grammi di erba e una bottiglia di vecchio Burbon che teneva sulla credenza di casa...pronta per le grandi occasioni.Ora, fuori, il sole calava.
John prese la penna in mano e scrisse. Sorrise un pò. Scrisse ancora.
E mentre il mondo non lo vedeva,
lui vedeva il mondo.
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Diario Di Uno Stronzo
Short StoryATTENZIONE: contenuto per adulti e linguaggio esplicito. Alcool, droghe e sesso...la strada per l'inferno è lastricata di piacevoli ostacoli.