La gente si sbatteva all'impazzata per un sacco di motivi: lavoro, macchina, casa, moglie, marito, cane, funerale dello zio, ipoteca sulla casa, mutuo a tasso fisso, negozi, libri, università, metastasi al cervello, futuro assicurato a interessi zero, hobby, l'assoluzione dai peccati, soldi. Come ci riuscissero senza crepare nel frattempo rimaneva un mistero che solo Iddio sapeva. Io mi limitavo a sopravvivere. L'impegno devoto non era mai stato uno dei miei punti di forza. Ero un senzadio pigro e fattone privo d'obiettivi nella vita a parte l'aspirazione a trovare un posto dove poter ubriacare la mia futura vecchiaia; andare all'inferno con stile. Odiavo la gente perchè non la capivo e non la capivo perché non m'interessava capirla. Provavo profondi sensi d'inferiorità che tentavo di celare, non sempre riuscendoci. Le temevo, infondo, una ad una... le persone. Questi esseri viventi bravi a non porsi domande e nell'evitare risposte. Ero un codardo, come loro, infondo. Come tutti quelli che si chiedevano troppo prima d'agire. I veri uomini erano morti da un pezzo, il coraggio divenuto virtù introvabile e gli eroi spariti dalle strade, dai libri, dai bar. Adesso la gente seguiva il Superball col culo nella Iacuzzi, le guerre erano lontane e virtuali, i presidenti si scopavano le vergini vestiti di bianco le notti del tredici maggio e a nessuno fregava un cazzo di nulla. C'era la musica, c'era Ronaldo, c'era la coca, c'erano i party, c'era Twitter, c'era sempre qualcosa. Ci eravamo evoluti in cattività, ingozzati di merda e menzogne, privati della facoltà di scegliere; mentre le tombe di Hemingway e Dostojeski si fasciavano d'arrampicanti nel cuore delle notti, e muschio, edere e merda di piccione finivano inesorabilmente per coprirne nome e data di nascita.
Ero un tipo solitario. Preferivo la compagnia di una birra alle parole di un amico; dell'erba, un libro, al tocco di una mano. Non per drammaturgia forzata, sia chiaro, quanto piuttosto per noia. Mi annoiavano i concetti d'assimilazione, d'emulazione, la lotta per la sopravvivenza, l'etnocentrismo, le guerre di classe, l'ovvietà, l'educazione sociale, il conformismo si massa, gli estremismi, la competizione semiotica maschile, le lotte di classe, la fede, il sesso finto, i conflitti di partito, le guerre, le domeniche, la televisione, il calcio, le cene con gli amici, le discoteche. Il solo pensiero di trascorrere la vita a buttarmi giù da un letto la mattina, indossare vestiti freddi e incartapecoriti, salire su un'auto ancora da pagare, andare a sgobbare otto ore
(quando andava bene), alle dipendenze di uomini insensati e morti che si divertivano a giocare a golf su prati verdi parlando di quanto fosse conveniente investire in Microsoft anziché in Apple, mi terrorizzava. Non riuscivo a capire. La gente pensava in numeri. Forse non c'era nulla da capire. Forse le cose, semplicemente, erano quelle che erano. Non potevo farci nulla. Solo limitarmi a galleggiare sull'oceano di stronzi, cercando d'evitare la forza della corrente che pesantemente se li portava a valle.
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Diario Di Uno Stronzo
Short StoryATTENZIONE: contenuto per adulti e linguaggio esplicito. Alcool, droghe e sesso...la strada per l'inferno è lastricata di piacevoli ostacoli.