Escort di lusso e notti di Poker (1 di 2)

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Erano le nove di sera. La porta della 505 s'aprì di scatto dopo aver bussato per tre volte consecutive. Entrai nella stanza.
Era una matrimoniale piccola e pulita; la luce si rifletteva sui vetri chiusi delle finestre e tutto riversava sotto una penombra perpetua e fioca. La trovai confortante. Lei stava al lato del letto, in perizoma e reggiseno. Aveva un corpo statuario. Alta, gambe mozzafiato, tacco dodici. Notai un tatuaggio sulla caviglia e un altro sul fianco destro. I capelli neri e ondulati le cingevano i lati del viso per poi caderle sui seni fasciati di nero trasparentato. Pensai a milioni di serpenti attorcigliati che facevano l'amore nel cuore pulsante di una palude. La sua pelle bianca e lucida emanava un piacevole profumo di pesca e canditi.
Percepii qualcosa tremarmi nello stomaco e mi piacque pensare che fosse la mia anima barcollante sotto pelle. Voleva fuggire la bastarda, ma m'ero impegnato affinché non accadesse. L'avevo drogata, ubriacata, stuprata; adesso l'obbligavo a vedere e toccare con mano la follia del perverso che attanagliava la mia mente. Il tremore continuò solo qualche secondo, dopodiché smise.

《Hi, I'm Jade》disse lei, mentre mi s'avvicinava scaltra come una lince. Mi prese di forza, impreparato, ancora coi vestiti addosso. Mi sbattè nell'armadio e mi baciò. Sentii la sua lingua calda e umida saettarmi da un lato all'altro della bocca. Mi venne duro. Le afferrai il culo con le mani. Sprofondai le mie dita in quell'ammasso di carne biancastra e la cinsi a me senza staccarmi dalle sue labbra. Cominciai a togliermi i vestiti di dosso, freneticamente. Lei intanto mi sbottonava la patta con una mano e con l'altra tastava le mutande in cerca del cazzo. Sfilai via giubbotto e giacca. Fremevo. Era come essere stati catapultati in un sogno dopo essersi addormentati con la morte sulla schiena. Tolsi le scarpe. La puttana nel frattempo s'era spogliata del tutto. Con un movimento leggero salí sul letto e si poggiò sulle ginocchia a cosce aperte,《I'm waiting》disse, poi cominciò a strusciarsi le tette con le mani. Mi guardava dritto in faccia. Quei suoi occhi scuri e umidi credo li ricorderò per sempre. C'è qualcosa di particolarmente sacro nelle nudità femminili. Qualcosa di sobrio e banale capace d"infuocare anime pie e smuovere eserciti oltre confini insuperabili. La fica giaceva semiaperta fra le sue gambe a mo' di smorfia, spoglia dei peli pubici, sembrava un rosa in procinto d'aprirsi. Se realmente Dio vede le mosse di tutti, allora, aldilà d'ogni ragionevole dubbio, si trovava nella 505 con noi la domenica del tredici novembre; e per quanto possa la mia mente sforzarsi d'accettare la fede come unico sinonimo di salvezza, son certo che pure Lui, quella sera, una sbirciatina a quel che accadde
non poté fare a meno di darla.

M'avvicinai al letto ora completamente nudo. Il mio pene pulsava gonfio e orribile. Lei s'arcuò con la schiena in avanti quel tanto che bastava per arrivarci vicino e lo prese in bocca con naturalezza. Lo vidi sparire e ricomparire ben stretto nella morsa delle sue fauci. Si muoveva sensuale adesso, lenta, ingoiandolo quasi per intero. Jade, sembrava un'aspirapolvere elettrico per divani. Un lamento da lattante affamato accompagnò per intero il suo gesto. Alzai la testa al cielo e gemetti sottovoce. Mi sentivo sbagliato e confuso. Il mondo ce l'aveva con le puttane. Le scherniva, le denigrava, le frustava e non riuscivo a spiegarmi i motivi di tale
accanimento. Per qualche strana ragione la gente tende ad odiare ciò che non capisce e io non volevo fare la fine di tutti. Anzi. Mi pareva d'amarle senza distinzione alcuna; non solo in senso letterario. Le amavo per quello che erano; per il regalo che facevano al mondo. Quelle facce dure e tristemente complesse non ci misero molto a divorare l'ultimo briciolo di parvenza d'animo che tenevo nascosto dentro, da qualche parte.

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