Capitolo 7

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"Emozionata Signorina?"

Dovevo fingermi entusiasta o altrimenti avrebbe avuto dei sospetti, magari ero io la persona strana alla quale non andava a genio l'idea dell'operazione?

"Si, tantissimo! Quanto tempo ci vorrà per arrivare? Dove stiamo andando?"

Il conducente dell'auto non riuscivo a vederlo, i vetri dell'auto erano oscurati e tra guidatore e passeggero c'era un vetro nero oscurato che non mi permettava di vedere che stesse davanti.

"Andiamo al Quartiere Generale per la sua operazione, ci mancano solo 10 minuti circa"

"E l'operazione quanto dura?"

"Non lo so, un paio d'ore credo! E' impaziente, straordinario!" disse la voce che sentivo e sembrava compiaciuto della mia eccitazione. Tutto doveva avere un senso logico.

Arrivammo a destinazione. La macchina si fermò davanti ad un cancello di ferro nero che conduceva ad un grattacielo enorme dove tutto intorno era nube e polvere. La portiera si aprì da sola e sentii la voce dire "Siamo arrivati Signorina, buona trasformazione!" ed un poco incerta, uscii dall'auto.

Il cancello si aprii automaticamente e ad aspettarmi c'era una signora perfetta ad aspettarmi : era alta, capelli lunghi neri e sguardo cupo.

"Devi essere Barbara, giusto? Prego, seguimi"

A quella domanda non risposi nemmeno perché si girò subito verso il grattacielo e la seguii ispezionando l'ambiente intorno a me ma non si riusciva a vedere altro oltre la nebbia fitta.

Non esisteva anima viva in quel grattacielo, eravamo solo io e la signora che mi guidava verso non so quale stanza. Le pareti erano metalliche, l'ambiente freddo e tetro con luci bianche da accecarti la vista. Nelle pareti vedevo il mio riflesso da brutta. Mentre ero persa a guardarmi intorno, tra corridoi e vari ascensori, arrivammo ad una porta enorme circolare.

"Eccoci arrivate, il mio compito termina qui. Si accomodi." disse la signora senza neppure farmi un sorriso, ma in tono severo e d'obbligo.

La porta si aprii ed entrai insicura in questo studio enorme che avevo davanti.

Una scrivania grigia in vetro era posizionata al centro della stanza e dietro si estendeva per tutta la parete una lavagna stranissima e super moderna che non avevo mai visto prima d'ora. Intorno non c'erano altri oggetti se non due poltrone davanti la scrivania e dei cassettoni in metallo.

"Salve"

Mi girai colta di sorpresa dal saluto che venne dalle mie spalle.

Era un signore alto, capello rasato, camice bianco con le maniche alzati fin sui gomiti tanto da mostrare i suoi numerosi tatuaggi lungo le braccia. Il suo volto non era troppo serio, trasmetteva tranquillità e sicurezza e mi ripresi un po'.

"Ciao" dissi fissandolo. Anche lui era dotato di segni sul viso, erano bianchi.

"Piacere mio, sono il Dott. Payne e sarò io oggi a trasformarti" disse avvicinandosi al mio corpo e girandomi intorno, come se mi stesse ispezionando.

"Sapete già come trasformarmi?"

"Fin quando non vedo il tuo DNA non posso saperlo, è automatico. Io cambio e correggo se emergono imperfezioni da correggere o eliminare."

"Tipo cicatrici?"

"Sei super informata, Barbara" e mi sorrise in modo rassicurante, "Sei pronta?" mi chiese.

"Certamente" ma in realtà non lo ero affatto.

Mi fece entrare in una stanza che si trovava dietro la lavagna super tecnologica che avevo visto prima : era lì dove mi avrebbe trasformata. La stanza era piena di utenzili, macchinari ed altro che non saprei descrivere.

"Accomodati pure su quel lettino, non preoccuparti. Stenditi a pancia in su" e così dicendo prese una siringa da un cassetto e si avvicinò a me, oramai stesa nel lettino pronta al mio destino.

Lo guardai e non smise mai di fissarmi e sorridere al tempo stesso, così gli rivolsi l'ultima domanda.

"Dott. Payne, perché tutto questo? A cosa serve? Non vado bene così come sono?"

"La tecnologia fa parte del mondo ed il mondo senza essa non può progredire, compresi noi esseri umani" disse.

"Hopaura" dissie mi addormentai profondamente.

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