Usignolo

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Capitolo 19: Usignolo
Quel pomeriggio, Moon era sopra in soffitta, alla ricerca del vecchio costume di suo nonno. Non capiva a cose gli servisse, dato che ne aveva uno nuovo di zecca.
-Una mano!?- sentì. Quando alzò lo sguardo, vide Liam chiudersi la porta alle spalle.
-Penso che non lo troverò mai. Questo posto è pieno di scatoloni e cianfrusaglie- alzò le braccia al cielo, facendole ricadere subito lungo i suoi fianchi.
-Sono tutti ricordi. Persino mia madre conserva tutto- disse Liam raggiungendola -Dimmi il colore del vestito e ti aiuto.
-Marrone scuro- rispose subito lei. Liam annuì mentre iniziava a guardarsi intorno. -Grazie- aggiunse subito dopo Moon, accennando un sorriso che venne subito ricambiato. Eppure più spostavano gli oggetti, più sembravano lontani dal trovare ciò che stavano cercando.
Quando Moon spostò l'ennesimo scatolone ne trovò un altro più piccolo. Sopra di esso c'era scritto "Effie & Moon". Incuriosita, lo aprì, trovandoci libri, magliette ben piegate, due collane, vari bracciali, cose che nell'arco degli anni lei e Effie avevano dimenticato li. Ma oltre ad essi c'era anche un foglio, precisamente uno spartito. Quando lo prese per vederlo meglio, lesse il titolo posto in alto "Nightingale". E in quel momento quello spartito ebbe più senso. Era vecchio di ben sei anni ma, Moon ricordava come se fosse ieri, il giorno in cui era corsa con Effie all'auditorium per scrivere quella melodia. Le era venuta in mente dopo aver sentito il canto dell'usignolo per la prima volta. Quella melodia era rimasta incompleta da allora.
-Moon, l'hai trovato?- le chiese Liam. Lei era rimasta ferma sul posto a contemplare quelle note lievemente sbiadite, a causa del tempo. Ora capiva anche perché aveva sempre amato l'usignolo, del perché avesse proposto quel nome a Liam tempo fa. Quel nome che ora era diventato il suo sopranome.
-Moon!?- Liam si avvicinò a lei e guardò cosa avesse fra le mani.
-Questo spartito...ho iniziato a scrivere questa canzone quando avevo undici anni. Mi ero del tutto dimenticata della sua esistenza- ammise mostrandolo a Liam.
-Usignolo?- chiese lui con un sorriso.
-Si, il giorno in cui ho sentito per la prima volta il canto dell'usignolo, ho avuto questa melodia in testa. Il titolo me l'ha proposto Effie.
-Sembra bello-le prese il foglio dalle mani.
-Già, lo era- rispose.
-Moon, lascia stare. L'ho trovato- urlò Rose di sotto.
-Arrivo- le urlò di rimando la ragazza. Guardò Liam -Sarà il caso di scendere- gli disse. Lui annuì, porgendole nuovamente lo spartito.

Passeggiare per le vie di Sheffield nel pieno della festa, riusciva a mettere di buon umore tutti. I nonni di Moon si erano allontanati per raggiungere il centro, mentre Ruth e Zack avevano deciso di separarsi da Moon e Liam, per passare un po' di tempo da soli. La castana aveva praticamente dovuto lottare per trascinare Liam con se e impedirgli di seguire la sorella. Nonostante Zack fosse il suo migliore amico e si fidasse di lui, quando si trattava di Ruth, diventata fin troppo iperprotettivo.
-Dove vuoi portarmi?- chiese Liam.
-Tu fidati- fu la risposta di lei, stringendogli a mano.
-Ci provo- disse portandosi una mano davanti alla bocca, per nascondere uno sbadiglio che non era riuscito a sopprimere. -Scusami- disse poi a Moon.
-Tranquillo, so che hai sonno. Vuoi ritornare a casa?- gli chiese fermandosi e guardandolo negli occhi. Liam scosse la testa, accennando un sorriso.
-No, andiamo, dovunque tu mi vuoi portare.
Moon sorrise divertita a quella frase -Voglio portarti all'auditorium.
-Perché?- chiese aggrottando le sopracciglia evidentemente incuriosito.
-Lo vedrai. Ora sbrigati, dobbiamo entrare dalla porta secondaria- gli fece l'occhiolino.
Poco più tardi, Liam stava guardando Moon come se fosse una pazza. La ragazza era salita prima sui cassonetti e, poi, con una lieve spinta delle mani, stava salendo sul muro che circondava l'auditorium.
-Questa sarebbe l'entrata secondaria!?- domandò.
-Senti, non ci farebbero mai entrare. L'auditorium è chiuso al pubblico. L'amica di mia nonna, che ci lavorava, è andata in pensione, perciò niente privilegi- rispose sedendosi sopra il muretto, portando le gambe all'interno.
-Moon, è una pazzia!- cercò di farla ragionare.
-Non ti facevo così fifone- lo provocò.
-Io non ho paura- rispose, concedendole un'occhiataccia. Ma il commento della ragazza servì. Lo vide poggiare i piedi sui bidoni per poi salire sul cassonetto e raggiungerla accanto al muro.
-Ora?- chiese, sedendosi e portando i piedi, a sua volta, all'interno del muro.
Lei sorrise -Buttati- disse, prima di darsi una pinta e scivolare giù.
-Buttati? Sul serio!? Devi avere questi istinti selvaggi proprio quando sono rincitrullito e ho bisogno di sonno?- le domandò. Da sotto, Moon rise, alzando lo sguardo verso di lui.
-Avanti, Prince. Ti prendo io, se vuoi. La principessa e il cavaliere, invertiti!
-Simpatica! Sul serio.- commentò -Spostati che potrei farti male.
-Capito. Cerca di atterrare bene- disse muovendo dei passi indietro. Lo vide portare la forza sulle sue braccia in modo da potersi dare la spinta giusta per buttarsi. Atterrò perfettamente accanto a lei.
-Divertente, vero?
Lui si portò dritto e il suo sguardo cercò quello di Moon nell'oscurità.
-Da dove entriamo ora?
Moon li prese la mano nella la sua, guidandolo verso una porta mal ridotta. Uno scatto violento alla maniglia e quella si aprì. Tirò fuori il cellulare, in modo da azionare la torcia e poter fare un po' di luce all'interno di quel corridoio buio, Liam la imitò.
-Quante volte l'hai fatto? Intendo, buttarti in quel modo per poter entrare- sussurrò piano, come nel timore che qualcuno potesse sentirli.
-Spesso- ammise con un sorriso -L'ultima volta è stato a quattordici anni. Volevo provare nuovamente a suonare il pianoforte. Ma non ce l'ho fatta.
La mano di Liam aumentò la sua stretta su quella della ragazza e, mentalmente, lei gliene fu grata. Sentire quella stretta forte e piena di sicurezza diede a lei gli stessi sentimenti. Alla fine del corridoio si intravedeva una luce fiocca, erano vicini. Moon accelerò di più il passo e, non appena furono sopra al palco, spense la luce del telefono. I suoi occhi andarono al pianoforte, era posto esattamente al centro del palco, lucido e più bello di quanto ricordasse. Le sue dita lo sfiorarono, come ad accertarsi che fosse vero. Davanti ad esse, sistemò lo sgabello, facendo cenno a Liam di raggiungerla. Le prestò ascolto, sedendosi accanto a lei che, alzata la copertura nera, tirò fuori dalla borsa lo spartito che aveva trovato quel pomeriggio e una matita ben appuntita.
Gli occhi nocciola di Liam furono direttamente in quelli grigi della ragazza, speranzosi.
-Mi aiuti a completarla?- gli chiese.
Il sorriso che comparve sul suo viso era bellissimo e fece bloccare il respiro di Moon. -Tu non puoi sapere da quanto stavo aspettando questo momento- le disse.
Presa dalle emozioni e da un sorriso talmente perfetto, la ragazza lo prese per il colletto della maglietta avvicinando i loro visi, in modo da poterlo baciare.
-Ed è esattamente per questo motivo che io ti amo- disse senza averci pensato. Quando vide gli occhi di Liam sgranarsi del tutto sorpresi, si rese conto di aver parlato un po' troppo.
-Oh, cavolo!- sussurrò -Mi è sfuggito, io...- non sapeva che scusa inventarsi, dopo avergli detto l e due parole che mandavano nel panico la maggior parte dei ragazzi. Liam scosse la testa, portando un mano sul viso di lei, accarezzandole la guancia.
-Ciò significa che lo provi per davvero- avvicinò il suo viso a quello di Moon. Il suo naso sfiorò quello della ragazza. -Ci credi se ti dico che provo lo stesso?
Il cuore di Moon era del tutto impazzito dentro al petto, sentendo che tutta quella dolcezza era veramente troppa.
-Allora, che aspetti a baciarmi? La risata che ne seguì dopo, da parte di Liam, fu meravigliosa. Moon lo amava, amava tutto di quel ragazzo, tutto, con tutta se stessa.
Liam suonava insieme a lei, spesso le sue mani l'accompagnavano e lei poteva benissimo giurare di sentirsi rinascere. Suonare il pianoforte, sfiorare quei tasti come una volta, era una sensazione più che bella e viva. Non l'aveva mai provato prima. Quello spartito, iniziato ben sei anni fa con la sua migliore amica, si era concluso quella sera, insieme al suo primo e vero amore.
-E' bellissima, Moon- disse Liam, guardando lo spartito. La ragazza sorrise, mentre prendeva la matita e sotto scriveva tre semplici parole. "Dedicata ad Effie"
-Ed è perfetta anche per essere dedicata a lei- aggiunse leggendolo. Moon poggiò la testa sulla spalla di Liam, presa dalla malinconia. Avrebbe tanto voluto che Effie potesse sentirla completata. Quante cose che voleva, cose impossibili. Chiuse gli occhi prendendo un bel respiro. Sentì le labbra di Liam poggiare un delicato bacio fra i suoi capelli.
-L'avrebbe amata, fidati- le sussurrò. Moon sorrise. L'aveva capita, come la maggior parte delle volte, d'altronde. Alzò lo sguardo verso di lui. Non ci fu tempo di dire o fare nulla, perché la porta vicino alle poltrone venne aperta, e la luce di una torcia stava penetrando all'interno.
-Il guardiano- sussurrò la ragazza, alzandosi e prendendo lo spartito. Sia lei che Liam iniziarono a correre verso il corridoio dal quale erano entrati e i loro passi frettolosi furono più che udibili all'interno di quella grande sala.
-Chi è là?- chiese il guardiano ad alta voce. I suoi passi frettolosi la mandarono nel panico.
-Corri- la spronò Liam prendendole la mano. La porta dalla quale erano entrati venne aperta con uno scatto dal ragazzo. Quando la richiuse cercò di farlo, in modo che si aprisse con difficoltà.
-Ora dove andiamo?- chiese. La ragazza si guardò intorno, cercando di ricordare un altro passaggio. –Moon, si avvicina- disse Liam, tenendo forte la porta.
-Di qua- indicò la sua destra, nella speranza di non sbagliarsi. Quando arrivarono alla fine della strada piena di piante, che circondavano l'auditorium, trovarono una recinzione rotta. Cercando di non farsi male, uscirono il più in fretta possibile da li. Fermarono la loro folle corsa solo quando furono nuovamente nelle strade festose di Sheffield. Si voltarono un'ultima volta dietro le loro spalle e, notando che nessuno li stava seguendo, tirarono un sospiro di sollievo. Si guardarono negli occhi e scoppiarono a ridere per la paura e l'adrenalina che avevano provato.
Avevano raggiunto la piazza, il reale centro della festività. Grazie a una banda di musicisti posti poco lontano, la gente ballava per tutta la piazza. Bambini, adulti, padri con le proprie figlie. Fu proprio ciò che fece sorridere Moon, rimandandola indietro nei ricordi. A quando, a soli sette anni, ballava con suo padre, o, per meglio dire, lui la prendeva in braccio e andavano in tondo. Forse non era un vero e proprio ballo, ma lei aveva amato condividere quei momenti con lui.
In quel momento, Rose andò loro incontro, tutta sorridente.
-Forza ragazzi, la festa è appena iniziata-. Disse prendendoli per un braccio per trascinarli nella mischia.
-Sul serio, signora Foster. Non c'è bisogno- provò Liam. Quel ragazzo odiava davvero ballare.
-Oh no- rispose Rose fermandosi e lasciando il braccio di Moon -Non accetto scuse-
Il ragazzo guardava Moon alla ricerca di aiuto, ma in quel esatto momento la nonna la guardò.
-Posso rubarti il cavaliere per un ballo?- chiese sorridente. Liam da dietro la donna, le fece cenno di no con la testa. Moon sorrise smagliante alla nonna.
-Certo che sì- rispose. Gli occhi di Liam sembravano voler incenerire la ragazza, ma ciò non fece cha accrescere le risate di lei.
Liam non fu l'unico che venne invitato a ballare. George, il nonno di Moon, era corso in suo aiuto. Mentre ballava con lui, guardava sua nonna e Liam. Quest'ultimo teneva lo sguardo basso, cercando di capire i passi e di non pestare i piedi a Rose. Faceva tenerezza. La ragazza portò i suoi occhi grigi a quelli azzurri del nonno. -Andiamo in suo soccorso?- chiese. Lui le sorrise, prima di fare una giravolta in modo da avvicinarsi di più ai due.
-Scambio di dame- annunciò, lasciando la presa sulla nipote e porgendo la mano a Rose, che l'accettò volentieri. Il giovane, dal conto suo, non appena i due si allontanarono, tirò un sospirò di sollievo. Moon rise a quel gesto, fatto istintivamente.
-Non è divertente- sbottò lui portando i suoi occhi alla ragazza.
-Oh, fidai. Lo è, eccome. Non ti ho mai visto così impacciato come oggi.
Liam abbassò lo sguardo, borbottando un -Ti avevo detto che non so ballare.
-Che ne dici, torniamo a casa?- gli chiese Moon, vedendo il suo viso stanco. Liam alzò lo sguardo, riportandolo nuovamente a lei.
-Se vuoi rimanere...- iniziò. Moon scosse la testa.
-Ho partecipato a queste feste per anni e, poi, vedo che sei realmente stanco. I fuochi d'artificio riusciamo a vederli anche da casa. Andiamo!- allungò la mano verso la sua che non perse tempo a intrecciarsi.
Si erano sistemati fuori dal balcone dello studio dei suoi nonni. Moon aveva poggiato una coperta per terra e dei cuscini sul muro, in modo da potersi accomodare lì per guardare di fuori.
-Sai, ora capisco perché amassi questo posto. Ci sono stato solo un giorno e lo adoro.
-Pensa da bambini, com'era. Correvo da una parte all'altra e ritornavo dentro casa distrutta.
-Ci credo- disse lui accendano una risata. Potersi immaginare una Moon piccola e spericolata con tanta voglia di vivere, per lui era più che semplice, adesso. Ci fu un breve silenzio dove ognuno dei due sembrò perso nei propri pensieri.
-Sai, i miei genitori sanno di noi due!
-Davvero? Cioè, non mi stupisce tua madre, ma tuo padre, bhe.. mi odia.
Moon scosse la testa, mentre lo guardava -Non ti odia. Mio padre era solo preoccupato, ma si fida. Hanno visto tutti come ti comporti con me e il tuo istinto di protezione nei miei confronti.
-Una cosa della quale non ti priverei mai, anche se litigassimo- disse poggiando la testa sul braccio di lei, guardandola dolcemente.
-Lo so, me l'hai dimostrato- abbassò il viso all'altezza di quella di Liam, facendo sfiorare i loro nasi. Un gesto che fece sorridere entrambi. Un fischio attirò la loro attenzione, portarono lo sguardo al cielo che venne illuminato da diverse luci.
-Sono iniziati- disse Liam, poggiandosi meglio su di lei. Guardarono i fuochi d'artificio in silenzio per parecchi minuti. Quando quelli iniziarono a diventare più frequenti e con centinaia di luci diverse e colorate, Moon rimase a guardarli ammaliata.
-Liam, guarda che bello!- disse abbassando lo sguardo verso di lui, che era crollato fra le braccia di morfeo. Era profondamente addormentato, con il viso poggiato sulla sua spalla. La dolcezza che trasmetteva il suo viso era tanta. Fece venire alla ragazza lo strano impulso di stringerlo e coccolarlo fino allo sfinimento. Ma quei pensieri decise di tenerseli per se, sarebbe stato un duro colpo all'orgoglio del ragazzo, rivelarglielo. Moon abbassò il suo viso, quel poco per poggiare le sue labbra sulla fronte del ragazzo.
-Ti amo!- gli sussurrò, ben conscia che lui non potesse sentirla. E in quel ventinove giugno, in quella notte piena di fuochi d'artificio, Moon capì quando la sua vita fosse cambiata rispetto a un anno fa e a come avesse ripreso a vivere.

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