1. Nuova Vita

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I raggi caldi del sole le accarezzavano il viso, mentre le lancette della sveglia segnavano le 8.00 del mattino. Essa prese a suonare, con quel suono assordante che potrebbe far resuscitare anche un morto. Era arrivato il momento. Il momento di lasciare tutto il suo passato alle spalle, ogni dubbio, ogni cattiveria, ogni litigio. Non avere nessun rimpianto, ecco qual era l'obbiettivo. Jennifer era sempre stata la figlia perfetta, non fumava, raramente beveva un goccio di troppo, non si drogava. Oltre ciò era anche una studentessa modello. Aveva conseguito il diploma presso un istituto di moda nella piccola provincia da cui veniva, nel nord Italia. Ma tutto questo ai suoi occhi non bastava. Voleva solo un po' di affetto dai suoi genitori. Cresciuta in una famiglia numerosa, secondogenita di cinque fratelli, non aveva ricordo di aver mai sentito qualcuno che le dicesse "Ti Voglio Bene"... e questo la faceva soffrire, tremendamente. Andava d'accordo solo con Samantha, la sua sorella maggiore ma anche lei l'aveva lasciata, abbandonata a sé stessa... si era trasferita a Verona per poter frequentare l'università per diventare tattuatrice, ma a Jennifer quel mondo non apparteneva. Si era sempre sentita inadatta, sprecata in quella società. E ora, era il momento di andarsene. Dopo varie ricerche era riuscita a trovare un lavoro in un negozio di Londra, che le avrebbe permesso di vivere e pagare l'affitto di un piccolo appartamento. Ma non era tutto. Avrebbe trovato, finalmente, l'amore. Ne era sicura. Cercava un ragazzo che, da qualche anno, l'aveva conquistata. Nessuno credeva in lei, quindi decise di andarsene in silenzio, senza dire niente a nessuno. Alla famiglia aveva detto che andava in vacanza, così da non insospettire i suoi cari. E invece, in quella casa e in quel paese, non ci avrebbe mai più rimesso piede. "Nessun Rimpianto" era diventato un chiodo fisso nella sua mente, il suo motto. E certamente non avrebbe cambiato idea. Non ora. Non dopo aver riflettuto a lungo sulle conseguenze. Doveva farcela. Bastava solo rinunciare alla sua vita. Dopotutto avrebbe potuto farsene un'altra, come voleva lei. Senza regole, senza imposizioni... senza dover indossare una maschera davanti al mondo per reprimere ciò che era veramente. Uno spirito libero di vent'anni che amava la vita, il divertimento e soprattutto l'inglese. Quella lingua l'aveva sempre affascinata, l'aveva studiata bene. La sua pronuncia era praticamente perfetta e adesso bastava solo salire su un aereo e partire. Quell'aggeggio infernale, come lei chiamava, le metteva sicuramente ansia. Da un momento all'altro poteva fare "Boom" ma, pur di avere un po' di libertà e felicità era disposta a salirci, a fare in caso boom. Almeno non avrebbe più sofferto. Non avrebbe più ricevuto insulti, urla in faccia. Le valigie erano già pronte da qualche giorno. Dentro c'erano le sue cose, tutto il suo mondo. Vestiti, cd, dvd, oggetti personali ma soprattutto libri. Amava leggere, amava anche scrivere. E adesso poteva fare ciò che voleva senza chiedere il permesso a qualcuno. Sarebbe diventata padrona di sé stessa. E la cosa la eccitava particolarmente.

-

Dopo qualche ora di attesa, Jennifer salì su quella scatola di ferro con le ali. Destinazione: Londra. Il posto che le avevano assegnato era vicino al finestrino. E ne fu tremendamente felice: poteva osservare la terra che si allontanava da sotto i suoi piedi.

<< Addio Italia... benvenuta nuova vita >> farfugliò tra sé, prima che le note di "Perfect" la cullassero, trasportandola in un sonno lieve, ma allo stesso profondo.

Passarono circa due ore prima che l'aereo atterrasse, facendo rimbalzare la mora sul sedile, svegliandola. Già, Jennifer era una ragazza bionda ma, pur di dimostrarsi diversa dai suoi fratelli, aveva iniziato a tingersi i capelli di nero all'età di 16 anni. E non un semplice color moro, ma un bel nero scuro... doveva distinguersi. E poi quei capelli si abbinavano perfettamente ai suoi occhi enormi color oceano. Non sapeva se amare oppure odiare quel suo particolare. Erano sì stupendi, soprattutto quando si ingriggivano con la pioggia, ma erano anche dei rivelatori. Da essi, infatti, traspariva ogni sua emozione, ogni sua incertezza.

Una volta recuperati i bagagli, si affrettò a dirigersi verso l'uscita dell'aereoporto. Le grandi porte in vetro si aprirono, per poi richiudersi alle sue spalle una volta superato l'uscio. Un taxi nero le si avvicinò, dopo di che un omino anziano l'aiutò nel caricare le valigie.

Passarono alcuni minuti prima che l'automobile si fermasse. Jennifer pagò il tassista, recuperò le sue cose e scese. Davanti a sé un enorme condominio. Aprì il portone ed entrò. Iniziò a guardarsi intorno, era pur sempre la prima volta che veniva a Londra. E senza alcuna persona a farle compagnia. Era sola, ma niente l'avrebbe fermata. Un ragazzo sui 25 anni si avvicinò alla ragazza, dopo averla osservata per qualche secondo in modo intenso.

<< Buongiorno signorina >>

<< Salve... >> rispose lei, quasi sospirando. Non lo conosceva nemmeno, ma già sentiva era il tipico ragazzo che ci prova subito con le nuove arrivate.

<< Posso aiutarla? >>

<< Saprebbe mica dirmi a che piano è l'appartamento numero 8? >>

<< Certamente, è al secondo piano >>

<< Grazie mille. Arrivederci >> disse in modo frettoloso, pur di fuggire da quell'individuo. Era carino, non si poteva negarlo. Alto, magro, capelli castano chiaro e occhi verdi. Troppo verdi e troppo da furbo per i gusti della giovane.

<< Comunque il mio nome è Mark... sono il portinaio. Come ti chiami? >>

<< Jennifer. Cos'è, dopo soli due minuti siamo passati dal lei al tu? >>

<< Scusami, è che praticamente abbiamo la stessa età, pensavo ti saresti sentita più a tuo agio se ti avessi dato del tu >>

<< Quanti anni mi dai scusa? >>

<< 25? >>

<< Mi stai dando della vecchia per caso? Ho solo 20 anni! >> e scoppiò in mille risate, talmente sonore da mettere in imbarazzo Mark.

<< Scusa, non pensavo fossi così giovane. Davvero, perdonami >>

<< Non c'è nessun problema, né per il tu né tanto meno per l'età. Volevo solo metterti in difficoltà >>

<< Ah, ok. Comunque piacere di averti conosciuta. Spero di non diventare di nuovo rosso la prossima volta che ti vedrò >>

<< Ehi, il rosso dona in particolar modo ai ragazzi castani >>

<< Lo prenderò come un complimento >>

<< Devi, altrimenti mi offendo >>

<< D'accordo. Ci si vede allora Jennifer >>

<< Certamente Mark >>

E finalmente l'ascensore arrivò, portando la ragazza nel suo nuovo appartamento. Suo e di nessun altro. Avrebbe potuto fare ciò che voleva. Mettere le foto che voleva, migliorarlo con le sue cose. Naturalmente le cose che possedeva non erano molte, e nemmeno preziose. Ma erano di sua proprietà e, per lei, importava solo questo. Iniziò a disfare le valigie, sistemò i vestiti su un enorme armadio che si trovava nella camera da letto, posizionò alcune foto qua e là... e poi tirò fuori un pacco enorme di fogli. Tutti poster ovviamente. E tutti ritraevano le stesse persone. A volte cinque, a volte quattro ragazzi.

Uno biondo, occhi azzurro cielo e un sorriso smagliante. Niall James Horan c'era scritto sotto la sua figura.

Uno castano, con dei ricci stupendi che ricadevano sulle spalle e occhi color smeraldo. Harry Edward Styles.

Uno moro, occhi color catrame e uno sguardo tenebroso. Zayn Jawaad Malik. Era l'unico che su alcuni poster non compariva. Chissà il motivo.

Uno castano, occhi azzurri e un volto allegro. Emanava felicità, gioia vedere il suo sorriso. Louis William Tomlinson.

E, infine, rimaneva solo un altro ragazzo. Capelli castano scuro, un filo di barba e un dolcissimo naso a patata. Liam James Payne.

Ora tutto aveva un senso. La fuga da casa era stata dettata anche da un altro particolare: la band più famosa degli ultimi dieci anni. Gli One Direction. Forse uno di loro era il ragazzo che Jennifer cercava disperatamente di trovare. O forse no. Solo lei lo sapeva. E con lei anche Dio.

Tra le tue Braccia ||Liam Payne|| CONCLUSADove le storie prendono vita. Scoprilo ora