-Beh, abbiamo tre ore e ventinove minuti per divertirci... Rilassati ogni tanto. Sei troppo tesa- le sussurrò all'orecchio, facendola rabbrividire.
Per qualche secondo sentì che il suo corpo non dava segni di vita.
Che diavolo voleva quel maniaco da lei?
-No. Significa che avrò modo di cacciarti da casa mia prima che perda la pazienza- gli urlò addosso allontandolo con uno spintone, che per uno come Duncan equivaleva più ad una carezza.
-Ma sei sempre così scontrosa? Almeno offrimi qualcosa.-
La loro distanza si era nuovamente accorciata, e ancora il battito di Courtney si era fatto irregolare.
-Oh, certo. Che stupida... puoi uscire dalla porta gratuitamente- incrociò le braccia al petto mantenendo il suo sguardo fiero e orgoglioso come sempre.
-Ma...-
-Sparisci!- iniziò ad alzare la voce indicando l'uscita a Duncan con il dito indice.
Quest'ultimo, non prestandole attenzione, aveva preso ad osservare l'interno della stanza, scrutando ogni minimo particolare.
Ogni scaffale disponeva di almeno quattro vecchie foto che immortalavano il giorno di laurea di due giovani, il diploma di quest'ultimi e altre tante di quel tipo.
-I tuoi che lavoro fanno?- chiese di punto in bianco non dando più di che tanto peso all'espressione sbalordita dipinta in faccia su Courtney.
-Sono avvocati. Perché?-
-Nulla, ma scommetto che stai cercando di seguire la loro stessa strada- rispose ambiguo.
-Io voglio seguire la loro stessa strada! In questa maniera avrò un lavoro assicurato...- spiegò, lei stessa poco convinta delle sue parole.
-Sarai una raccomandata, avrai studi a tuo cognome sparsi dappertutto, e starai via giorno e notte... È davvero ciò che vuoi?-
Tante erano le domande che una come Courtney avrebbe risposto nel minor lasso di tempo possibile, ma quelle poste da Duncan, erano enigmi incomprensibili.
Perché gli interessava così tanto la vita di una sconosciuta, che aveva in comune con lui sì e no un paio di cose?
I suoi compagni le avevano sempre e solo chiesto compiti, ripetizioni o pagine da studiare. Non era mai andata oltre ad un discorso più approfondito della sua vita, tranne che con Gwen ovviamente, e adesso... con lui.
'Lui'... sapeva tanto di ignoto, di qualcosa da scoprire, di mistero.
Ma infondo, non era forse così?
Per quanto ne poteva sapere, lo aveva intravisto a volte tra i banchi di scuola, in una decina di lezioni in tutto l'anno, affiancato da Heather tra i corridoi, richiamato dal preside almeno due giorni a settimana... ma per il resto? Nulla.
Era uno come molti altri.
-I miei genitori hanno detto che...-
-Lascia stare i tuoi e pensa a quello che interessa a te! Non ti sei mai resa conto che da quando sono arrivato hai menzionato loro in ogni frase?!-
-In verità li ho nominati solo...- cercò di difendersi venendo bruscalmente interrotta.
-Era un modo di dire Courtney... Devi vivere la tua di vita, non quella degli altri.-
Courtney...
Aveva sentito così poche volte il suo nome pronunciato da un compagno, che non era più abituata ad ascoltare il suono che ne fuoriusciva dalle labbra di qualcuno.
O forse, era solo lui che riusciva a dirlo così maledettamente bene?~~~
I ricordi lontani si facevano sentire sempre più vivi dentro di lei.
Immagini di giorni passati, parole non dette e grandi rimpianti, erano lì per lei, dentro di lei.
-Tra qualche minuto finiranno l'allenamento e potrete porre tutte le domande che vorrete. Ma per il momento vi chiedo di restare in disparte ad aspettare.-
Fu l'unica cosa che aveva potuto sentire Heather, sforzandosi di non cedere alla tentazione di riappropriarsi della vista di quei due occhi che tanto la bramavano da quando aveva messo piede in quella squallida palestra.
-Va bene. La ringrazio- rispose Gwen congedandosi e andandosi a sedere in tribuna.
-Come mai sei diventata taciturna?- le domandò poi, una volta preso posto entrambe.
-Affari miei. E tanto per la cronaca, io faccio le domande e tu scrivi.-
-Ma...-
Heather la prese subito per il colletto della maglietta, facendola gemere.
-Non ti è concesso obiettare, chiaro?!- disse tra i denti, con gli occhi iniettati di odio.
Gwen riuscì solo a biascicare un 'Ti sta osservando', facendo togliere la mano della mora dalla sua presa, e dando l'attenzione verso di lui.Maledetto.
Senza aggiungere altro, si alzò di scatto portando con sé la sua borsa.
Aveva ancora il coraggio di guardarla, quel vigliacco?
Si era quasi lasciata tutto alle spalle.
Il dolore, la delusione, la sua cotta... tutto.
Perché proprio adesso doveva comparire?
Perché proprio nella sua vita?
Il rubinetto del bagno delle ragazze iniziò a scorrere senza interruzione, mentre Heather osservava il suo riflesso, che mai come in quel momento le era sembrato tanto sbagliato, brutto e insignificante.
I suoi lunghi capelli neri nascondevano ciò che presto sarebbe diventato un fiume di lacrime, che percorrevano il suo viso, quasi a perforarle la pelle candida e delicata....
Perché era andata via?
E se non avesse voluto più aiutarla?
Lei non ci sapeva fare con le parole, figuriamoci ad intervistare un gruppo di ragazzi adolescenti sportivi e cesellati!
Gwen optò quindi di dare ascolto al suo buon senso... Non poteva una come Heather fuggire così, in una situazione che solitamente non l'avrebbe messa per nulla a disagio.
La dark scrutò ad uno ad uno tutti i soggetti presenti, e constatò che solo due di loro erano chiaramente più interessati a ricambiare gli sguardi, che all'esercizio in corso.
Imitando la compagna, si mise in piedi, pregando che quest'ultima non l'avesse lasciata da sola in balia di sé stessa e mille iridi di colori diversi, puntati addosso.La scuola anche di pomeriggio incuteva in Gwen un qualcosa di silenzioso mistero, avvolto ora solo da singhiozzi strazianti, provenienti dal bagno femminile, accompagnato da oggetti rotti, e rumori di specchi in frantumi.
Cautamente aprì la porta che le divideva, avendo man mano una visione più completa di ciò che stava accaduto.
I trucchi di Heather erano sparsi ovunque, ormai inutilizzabili; lo scrosciare incessante dell'acqua del rubinetto copriva i versi emessi dalla ragazza inginocchiata per terra, con il volto tra le mani.
Gwen ancora non sapeva spiegarsi il vero motivo della sua azione, ma sapeva di doverla fare. Così, mettendosi alla stessa altezza dell'altra, la sua mano lasciò un leggero tocco sulla spalla della mora, facendola sussultare e voltare di scatto.
Mai aveva visto in quello stato la Wilson, con il trucco sbavato, gli occhi arrossati dal pianto, i capelli scompigliati e... insomma, mai l'aveva vista così simile a lei.
-Vattene! Che diavolo ci fai qua?! Lasciami in pace!- le urlò contro, senza sapere nemmeno lei perché.
-Se hai problemi con uno di loro, non devi prendertela con me- rispose senza far trasparire alcuna emozione. Era stufa di essere sempre al centro dei problemi degli altri quando non ne era nemmeno la causa.
La mora, stupendo entrambe, si zittì, senza opporre alcuna resistenza a lasciarsi consolare, troppo stanca per darci peso.
-And-andiamo che forse avranno finito...- balbettò dopo qualche minuto, Heather, asciugandosi del tutto le lacrime.
Gwen acconsentì aiutandola ad alzarsi.
-Guai a te se apri quella tua boccaccia e dici qualcosa riguardo a ciò che è successo- la intimò puntandole il dito contro.
La pallida scosse la testa: non sarebbe mai cambiata.Ad un tratto, una figura fece capolino sulla soglia dell'entrata del bagno.
-Cosa non dovrebbe dire, Heath?-
La ragazza chiamata in causa digrignò i denti al sol vedere la faccia strafottente che aveva davanti a sé, accompagnata da un ghigno intimidatorio.
-Vattene, José.-...
Eccomi! Spero che il capitolo vi sia piaciuto, nonostante non ci sia molta "duncney" ahahah.
Sto cercando di aggiornare ma ultimamente non ho molte idee, proprio adesso che ero a casa da scuola T.T
Comunque finalmente si è scoperto chi è il ragazzo dagli occhi nocciola (non so se ce li ha realmente così ma vabbè) che tanto teme e detesta Heathy.
E a proposito, sembra che facciamo progressi tra lei e Gwen!
E beh, Courtney e Duncan si stanno ehm... conoscendo a loro modo ^-^
Bene, ditemi come vi è sembrato il capitolo e se vi è piaciuto.
Baci,
Ila ❤
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La bulla, la secchiona e l'emarginata
FanfictionTre ragazze completamente diverse una dall'altra. Un solo destino che unirà le loro vite. Sarà un bene o un male? «Ti aveva regalato rose bianche pensando di essere originale. In realtà a te piacciono quelle rosse, perché, che tu lo voglia ammetter...