Trent

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Gwen e Trent camminavano uno di fianco all'altra, senza proferire parola.
Eppure, il ragazzo ne era consapevole, ce ne erano di cose a cui dar voce, soprattutto una in particolare che lui si era tenuto per tutto quel tempo, facendolo divorare dai sensi di colpa. 
Si fermò di colpo, facendo sbattere inconsapevolmente Gwen contro la sua schiena, impreparata su quel repentino movimento.
-Che succede?-
-Senti... È da un po' che ti vorrei parlare di una cosa- rispose freddamente anche se dentro di sé stava tremando.
Gwen lo guardò attentamente alzando un sopracciglio e facendo incontrare i suoi occhi verde scuro con quelli di lui.
-E non puoi parlarmene mentre camminiamo? Le nuvole sopra di noi non promettono esattamente una bella giornata...-
-Sì! Cioè no...-
Trent sentì di nuovo quel calore allo stomaco prenderlo a pugni ogni volta che guardava la ragazza di fronte a lui, diventava particolarmente impacciato e difficilmente gli uscivano frasi di senso compiuto.
Quindi, con tutto il coraggio che non sapeva di avere, la prese per mano trascinandola su una panchina, ignorando le proteste e le domande a raffica di Gwen, palesemente confusa e irritata.
Le mise l'indice sulla bocca per farle capire di lasciarlo parlare.
-So che ti arrabbierai, ammesso che tu non lo sia già... Ma vedi, è molto difficile per me espormi quindi ti prego di lasciarmi finire.-
Incrociò di nuovo il suo sguardo indagatore e perplesso, ma il suo silenzio gli permise di continuare.
-Dunque, ti ricordi come ci siamo conosciuti?-
La vide annuire.
-Io ero vicino a casa tua e lì ci siamo parlati ed è iniziato tutto.-
Gwen lo vide sospirare un po' di volte, chiudere gli occhi, toccarsi il ciuffo, per poi solo dopo secondi interminabili, riprendere il discorso.
-Sei sempre stata una ragazza fantastica, lo sai? Gli altri non capiscono quanto vali ma io sì. Perché ti osservo mentre sei nel tuo mondo, mentre disegni, mentre scrivi, mentre ascolti la musica prima di una verifica o per rilassarti dopo una lite. Sei magnifica in tutto quello che fai e tu non te ne accorgi di quanto potenziale hai, di quanto lontano potresti andare solo prendendo in mano una matita, solo aprendo bocca e parlare per ore di rispettare la natura e gli animali, perché gli altri così potrebbero capire finalmente quello che vedo io- le disse più a bassa voce alzandole il mento per potersi guardare meglio e perdersi di nuovo in lei, -una ragazza dura e distaccata fuori ma sensibile e coraggiosa all'interno, che lotta per i suoi diritti.-
Le sorrise di rimando vedendo il suo viso emanare una luce diversa, che poteva benissimo avvicinarsi alla gratitudine.
Gli si spense subito dopo, sapendo che avrebbe dovuto continuare.
Doveva continuare.
-Non è stato un caso che ci siamo incontrati. E non parlo del destino o di cose simili. No, parlo del fatto che io dovevo essere lì.-
-Che intendi dire?-
Gwen parlò per la prima volta dopo un tempo che le era sembrato infinito, e la sua voce le parve lontana come una nota stonata in un testo di una canzone.
-Quel giorno che ci siamo conosciuti, ti ho rivelato che ho avuto un incidente e per questo la mia vista è stata danneggiata.-
In lontananza si sentì il rumore di un tuono squarciare il cielo, che iniziò ad oscurarsi con le nuvole che facevano da padrone.
-I miei genitori erano disperati... Sai, non siamo mai stati ricchi, anzi, abbiamo sempre fatto i salti mortali per poter arrivare a fine mese, io cercavo di aiutarli il più possibile ma un ragazzino con la sua chitarra in mano non fa la differenza, non si trasforma miracolosamente in un cantante famoso come nelle favole, non incontra la persona giusta che può offrirgli un lavoro assicurato e proficuo nel bel mezzo della strada mentre lo ascolta per puro caso.-
Il vento iniziò ad alzarsi e Gwen sentì distintamente lacrime salate asciugarsi contro le sue guance completamente gelide e arrossate per il freddo che prometteva vendetta.
-Così, ho deciso che se nessuno veniva da me, forse era perché dovevo darmi da fare io. Non vivere più come una persona secondaria, perché tanto, nonostante i tuoi sforzi, nonostante la tua volontà, nonostante il supporto, niente ti viene dato se non sei qualcuno. Quindi ho voluto esserlo, quel qualcuno.-
Dal volto di Trent apparve un sorriso, ma non uno di quelli radiosi che a guardarli Gwen si sentiva rasserenata e capita, si sentiva a casa.
Sembrava provenisse da un altro Trent, da un'altra persona, più triste e malinconica.
-Il signore che mi aveva investito aveva chiamato l'ospedale ma subito dopo si era dissolto nel nulla, non avevo avuto più sue notizie. Solo tempo dopo, con numerose ricerche, ho scoperto che era stato in prigione.-
Si fermò e mai pausa fu più lunga e dolorosa.
Gwen sentì il suo cuore sgretolarsi, pezzo dopo pezzo mentre il suo cervello stava rielaborando tutte le informazioni ricevute fino a giungere ad una verità scomoda che a sua volta ne nascondeva sotto molteplici, una più dolorosa dell'altra.
-Mio padre- riuscì solo a proferire con una forza che ritenne sovrumana visto la condizione di provvisoria immobilità in cui stava.
-Già... Appena ho saputo che era ritornato dalla sua famiglia, sono andato a trovarlo per dirgli in faccia ciò che aveva fatto, ciò che ero diventato per colpa sua. Mi ha detto che mi avrebbe dato tutti i soldi di cui avevo bisogno per l'operazione in cambio del mio silenzio.-
-Quindi quando ci siamo conosciuti...-
-Non avevo idea di chi tu fossi, ero sotto casa tua per vedere dove abitava. E dopo che ti ho visto entrare, mi sono sentito sporco, terribilmente colpevole- chinò la testa, sospirando rumorosamente e rendendosi conto che i suoi vestiti si stavano bagnando.
Probabilmente il cielo piangeva insieme a loro.
-Perché non me lo hai detto prima?!-
Gwen sembrò essersi risvegliata da un coma durato per mesi, e non si curò di quanto potesse essere orribile con il respiro affannoso, gli occhi velati di lacrime e il viso paonazzo.
-Ho provato tante volte ma non ce l'ho fatta, avevo paura della tua reazione, avevo paura che non mi avresti più guardato con gentilezza e che non ti saresti più aperta con me. Mi dispiace, Gwen...-
La vide singhiozzare ma senza mai abbassare lo sguardo dal suo.
-E perché non te ne sei andato una volta che hai ricevuto i soldi?!-
Trent prese un ulteriore respiro, per poi incrociare gli occhi di lei, illuminati dall'ennesimo lampo, rendendoli ancora più ipnotici.
Senza pensarci due volte, le prese il viso tra le mani e fece combaciare le loro labbra per qualche secondo che parve eterno per entrambi. Uno schiocco risuonò appena si staccarono, senza però allontanarsi.
E fu allora che Gwen riconobbe il sorriso del vecchio Trent, perché si sentì completamente in balìa di lui e delle parole che pronunciò poco dopo.
-Per te. Perché ti amo.-

...

Mi ci vuole sempre una vita per aggiornare ma spero lo stesso che vi sia piaciuto questo capitolo interamente Gwent!
Annuncio già che il prossimo sarà Duncney!
Devo revisionare gli altri che sono pieni di errori, ma quello lo farò più in là.
Penso manchino 3 capitoli alla fine e poi prevedo di iniziare una nuova FF dove sicuramente ci sarà la Aleheather, per gli altri personaggi ancora devo pensarci.
Comunque, detto ciò, commentate e fatemi sapere che ne pensate.
E se volete passare anche nelle altre mie storie mi farebbe piacere :)
Baci,
Ila

La bulla, la secchiona e l'emarginataDove le storie prendono vita. Scoprilo ora