Capitolo 15

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"V-voglio andare a c-casa" -dissi con le lacrime agli occhi fissandola.
Aveva appena distrutto ogni mia certezza con quella frase.
"Perché?" -chiese lei.
Sembrava non stesse capendo la gravità di ciò che aveva appena detto. Come se fosse una cosa normale da dire.
Mi veniva da piangere. Tanto.. Ma non dovevo.
"S-stai scherzando v-vero? Shay.. Scherzi?" -dissi balbettando e non riuscendo a credere alle sue parole.
"È quello che penso" -disse facendo addirittura un sorrisetto alla fine.
"Shay ma vai in culo! Sai cosa hai appena detto? Hai detto che sono un peso, che do noia perché faccio problemi! No, certo.." -dissi scoppiando a piangere.
Avevo il trucco che mi colava sulle guance ma non mi importava. Nulla era più importante ormai.
"Smetti di piangere" -disse lei.
"V-voglio andare a c-casa" -ripetei.
"Perché fai la bambina?" -disse lei ignorandomi.
La bambina?
"Shay te non devi fumare, ti fa male! Ma senti cosa dici? La bambina.. Certo! Però quando eravamo a casa mia la "bambina" ti piaceva!" -dissi urlando.
Lei rimase in silenzio.
"Fanculo Shay. Tornatene da Abbey. Almeno lei non è una bambina e non fa tutti questi problemi"
Mi girai, attraversai la porta che dava sul giardino e tornai dentro. Cercai di farmi spazio tra a gente che ballava, rideva e scherzava. Le lacrime non smettevano di scendere. Non vedevo praticamente nulla. Traballavo. Tra le luci soffuse e quelle che lampeggiavano non capivo niente. Una mano afferrò il mio braccio facendomi voltare. Era Meredith.
"Bella che è successo? Perché piangi? Stai bene?"
Iniziò a fare mille domande e io non riuscii a rispondere a nessuna. Ero incazzata e delusa. Volevo solo andare via. Strattonai il braccio per liberarmi dalla sua presa e corsi fuori. Come sarei tornata a casa?
Mia mamma sapeva che sarei rimasta a dormire da Shay e che mi avrebbe riaccompagnata la mattina seguente.. Non potevo tornare a casa adesso e soprattutto non potevo tornare in questo stato. Non sapevo che fare o chi chiamare.
Presi il telefono e lo fissai per un po' per calmarmi e ragionare.
Chiamare Susy sarebbe stato inutile, non ha la macchina e i suoi non la lascerebbero venire.
Chiamai Laila due o tre volte ma non rispose.
Che faccio?
Iniziai a camminare per il parcheggio. C'era gente in qua e in là.. ma pochi, erano tutti dentro per fortuna.
Mi decisi e chiamai l'ultima persona che avrei voluto vedere o sentire in quel momento.
Kevin.
"Bella?" -disse con voce sorpresa.
"Ciao Kevin.." -dissi distrutta.
"Che succede?" -chiese subito lui.
"Mi vieni a prendere? Per favore.." -lo supplicai.
Non avrei mai pensato di arrivare fino a questo punto.
"Dimmi dove sei e arrivo" -disse subito lui senza fare altre domande.
"Sono alla festa in villa.. Ti prego vieni."
"Arrivo" -buttò giù.
Mi tranquillizzai. Strano da dire.
Aspettai dieci minuti abbondanti e poi una macchina grigia si fermò davanti a me. Era lui.
Appena mi vide in lacrime scese di macchina e mi abbracciò. Mi buttai tra le sue braccia e stranamente apprezzai questo suo gesto amichevole.
"Ti porto via da qui, andiamo" -disse dopo poco.
Girai intorno alla macchina, aprii lo sportello e salii. Lui fece lo stesso.
"Che è successo? Me lo dici?" -disse cercando di farmi parlare.
Io mi limitai a scuotere la testa e a tirare su con il naso. Non insisté e la cosa mi fece piacere.
"Non portarmi a casa.. Ti prego" -dissi con la voce spezzata dal pianto.
"Okay.. Dove vuoi andare?" -chiese lui.
"Non mi importa.." -risposi.
Restammo tutto il tragitto in silenzio con solo la radio di sottofondo.
Erano più o meno le due di notte, era tutto chiuso e per strada non c'era nessuno.
Si fermò davanti ad un bar "notturno" e spense la macchina. Restammo al buio.
"Bella.. Volevo scusarmi per ciò che.."
"È tutto okay." -lo interruppi.
Lui si zittì. Fece un sospiro, aprì lo sportello della macchina e uscì. Feci lo stesso.
Entrammo in questo bar. Non c'ero mai stata.. era piccolo, molto intimo. Era tutto fatto in legno e decorato veramente bene. Ci sedemmo ad un tavolino tondo vicino alla finestra, sulla sinistra.
"Cameriere? Una cioccolata calda e un caffè per favore" -disse con calma.
"Secondo te io sono una bambina? Mi comporto da bambina?" -chiesi guardando fuori.
Lui rimase un po' in silenzio, come se non sapesse cosa dire.
"No. Sei la ragazza più matura della tua età che conosco" -disse guardandomi.
Io mi girai e gli sorrisi. Si stava comportando bene.
Arrivò il cameriere poggiando la cioccolata davanti a me e il caffè davanti a lui.
"Così non dormirai.." -dissi guardando il suo caffè.
"Mi sa che mi servirà stare sveglio" - disse mettendo lo zucchero nella tazzina.
Presi la cioccolata tra le mani e ne bevvi un sorso. Era buonissima.
"Mi dici che è successo?" -chiese lui girando il cucchiaino per far sciogliere lo zucchero.
"Ho litigato con Shay" -dissi posando la tazza sul tavolo.
Lui restò in silenzio.
"Sinceramente non so il perché. Era tutto molto confuso" -continuai.
Iniziai a giocare con le dita.
"Sono sicuro che tornerà tutto come prima. Shay si accorgerà presto della cazzata che ha fatto e ti chiederà scusa" -disse lui sporgendosi in avanti e mettendo una mano sul mio braccio per rassicurarmi.
"Perché deve essere tutto così complicato?" -dissi abbassando lo sguardo.
"Non lo so.." -rispose subito lui ritraendo la mano.
"*Abbey non faceva tutti questi problemi..* È ciò che ha detto" -dissi sospirando.
"Abbey è una demente Bella. Lo sanno tutti. Non si faceva problemi perché voleva solo scopare.. È una troia" -disse lui.
Aveva ragione. Abbey era esattamente quello ma a quanto pare Shay non se ne voleva rendere conto.
Forse non eravamo fatte per stare insieme. Forse doveva andare così.
"Ti va di fare un giro in macchina? È rilassante" -disse lui.
Era un proposta allettante. Finimmo di bere e poi lui pagò tutto.
Salimmo in macchina e dopo aver acceso la radio partimmo verso una meta indefinita.
Guardavo fuori dal finestrino, gli alberi sfrecciavano veloci nel verso opposto al nostro. Era buio e il colore nero prevaleva sul solito verde acceso che ricopre le chiome degli alberi e il color crema sporco che ricopre il marciapiede.
Le uniche luci, oltre ai fari della macchina, erano quelle dei lampioni. Rendevano tutto molto più triste con la loro luce gialla opaca.

Kevin non parlava.. E permise a tutti i miei pensieri, a tutti i miei ricordi, a tutti i miei dubbi, a tutte le mie preoccupazioni e insicurezze di assillare la mia mente.
Un sacco di domande invasero il mio cervello mandandomi in confusione.
Iniziai a piangere.
E se non fossi pronta? E se non fossi come Shay?
No.. Impossibile. Io sto bene con lei, è speciale. Non ho mai incontrato nessuno come lei, così solare, dolce, premuroso. Non era una semplice voglia di provare qualcosa di nuovo. Lei mi ha stravolto la vita. Mi ha cambiata in meglio. Lei ha salvato la Isabella che aveva lasciato metà di se stessa a New York.
Perché deve essere così complicato?
Forse non lo è.. Forse sono io che sono complicata. Forse ho interpretato male la sua frase. È stata lei a lasciare Abbey.. Cosa è cambiato? Si sono parlate e non me lo ha detto? No, non può essere. È sempre stata sincera con me..
Adesso dal finestrino vedevo il mare.. Era blu scuro tendente al nero. In lontananza era proprio nero.
Alzai lo sguardo fino al cielo e c'erano tantissime stelle.
Mi venne in mente la nostra prima vera uscita.
Mi portò in quel ristorante bellissimo e poi sulla spiaggia. Il ricordo della sabbia fredda e il calore del suo corpo mi fecero venire un brivido lungo la schiena che arrivò fino alle gambe. Poi il nostro bacio.
Mi morsi il labbro inferiore. Avevo la sensazione che le sue labbra fossero ancora sulle mie. Ne sentivo il calore e il sapore.
Quelle maledette lacrime non smettevano di scendere.
Dov'è Shay? Che sta facendo? Con chi è? Sarà tornata a casa? Starà bene?
Tutti questi pensieri dolci e in un certo senso positivi dato che la stavano difendendo vennero interrotti da una scena.
La musica alta, le persone che ballavano intorno a noi, le sue mani su di me. Voleva di più. Per chi mi aveva presa? Non sono una puttana.
Perché..
Mi addormentai. La stanchezza prevalse su di me e mi addormentai appoggiando la testa al vetro freddo della macchina.
Ora era tutto buio e silenzioso.

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