Capitolo 29

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Tra giochi, gelati, bancarelle, foto con occhiali orrendi e stupide battute si erano fatte le cinque del pomeriggio e così decidemmo di fare l'ultima attrazione.
Adesso il luna park si era riempito tantissimo e era diventato snervante persino camminare. Ho sempre odiato questo genere di cose. Quando cammini e le persone ti vengono addosso, quando si deve stare tutti appiccicati e tu sei costretto ad andare alla velocità di quello che ti sta davanti, a frenare quando inchioda per qualche assurdo motivo e a non poter superare visto che a destra e a sinistra si ripete esattamente la stessa situazione.

Ho sempre amato stare in mezzo alla gente. Non mi fa sentire sola. È come se tutti fossimo lì insieme. Incroci gli occhi della gente e vedi il loro sorriso. Ci sono tanti bambini che ridono, altri sono euforici per via delle giostre, altri che piangono perché nessuno vuole comprargli il gelato o lo zucchero filato. Siamo tutti lì, ma ognuno per conto suo.
Mi piace fantasticare sulle persone, cercare di capire come sono, di dare una spiegazione a ciò che fanno. Mi piace osservare. Sono una persona che fa molto caso ai particolari. Soprattutto ai particolari.
Cosa è che caratterizza qualcosa? Sicuramente non sono le caratteristiche generali, quelle le hanno tutti. Sono i particolari che fanno la differenza. Dicono chi sei. Quei particolari li hai solo tu. Il modo in cui muovi le mani, in cui ti bagni le labbra con la lingua. Il modo in cui sbatti gli occhi. Le pieghe che si formano intorno agli occhi a alla bocca quando sorridi. Il modo in cui ti metti i capelli dietro alle orecchie. Poi ci sono i particolari più.. Come dire.. Importanti.
Il modo in cui reagisci in una determinata occasione. Il tono della voce, l'espressione del viso, lo sguardo. Queste sono un pochino più generali ma nel complesso ti fanno capire molte cose.
Non ho mai sopportato le persone che fanno caso solo al generale. Alle cose plateali.
Sarebbe come dire che una persona non capisce. Come se avesse bisogno dei sottotitoli.
Secondo me il mondo dovrebbe riempirsi di piccoli gesti. Tanti piccoli gesti che guardati attentamente diventano plateali. Secondo me sono i più significativi.

Ho sempre desiderato sapere che cosa circolasse, quali idee passassero per la mente di Shay.
Guardarla mi rilassava. Ogni volta mi perdevo nel suo sguardo e con la mente iniziavo a girare dei film interi. Colonne sonore comprese.
Si, sono sempre stata una di quelle ragazze che si fanno dei film mentali da oscar. Dovrei riceverne uno un giorno. Dovrei proprio.
Giocherellavo con la sua mano. Aveva delle mani così belle che avrei passato un giorno intero così, a giocarci. A toccarle. Erano morbide e affusolate. Forse anche le sue mani avrebbero vinto un oscar un giorno. Io glielo avrei dato sicuramente.
I miei pensieri filosofici vennero interrotti.
Eravamo sedute su una panchina, tra poco ci sarebbe stato il tramonto.
"È alta.. Non trovi?" -disse guardando la ruota panoramica di fronte a noi.
Alzai lo sguardo dalle sue mani per rivolgerlo alla ruota.
"Eh si.. Da lì sicuramente si vede tutta la città" -dissi io.
Lei abbassò lo sguardo e mi sorrise.
"Andiamo" -disse stringendo la mia mano e alzandosi.
"Dove?" -chiesi alzandomi a mia volta.
"Su" -disse indicando in alto.
I miei occhi si spalancarono e ammirai la grandezza di questa ruota. Ogni ovetto era circondato da lucine d'orate che davano quasi un'aria natalizia. Era bellissimo.
Ci mettemmo in fila e dopo circa cinque minuti finalmente salimmo sul nostro ovetto.
Il giro sarebbe durato 45 minuti con qualche minuto fermi nel punto più alto.
Mano a mano che ci avvicinavamo alla metà, al punto più alto, riuscivamo a vedere tutto. Si vedeva il mare, il pontile, la spiaggia, le case, i monti, tutto.
Il sole iniziò a calare facendo spazio alla sera, alla luna, e la città piano piano iniziò ad accendere le luci. Da lassù le vedevamo accendersi una ad una. Era affascinante.
Shay, vivendo in quella città da più tempo di me, iniziò a spiegarmi alcune cose e a raccontarmi qualche leggenda.
"Vedi quella luce sul monte?" -chiese indicando la cima.
"Si, è un faro.. giusto?" -chiesi a mia volta.
"Si. Serve per gli aerei, per non farli andare a sbattere contro il monte" -affermò.
"Dicono che ci vivesse un uomo.. Una specie di guardiano. Dicono che ci si fosse trasferito dopo la morte della moglie. Fu un vero trauma per lui. Dicono che sia morta per colpa di un lupo e che lui sia arrivato tardi per soccorrerla. Stava talmente male che dovette andare via da quella casa. Dicono che abbia messo l'anello di sua moglie, anello con diamante, dietro la luce." -disse.
"Un anello? E perché?" -chiesi incuriosita.
"Per farlo brillare con la luna. La luna piena è dei lupi.. " -disse guardandomi.
"Ed è vero?" -chiesi.
"Non lo so.. È una leggenda. Nessuno è mai andato a controllare" -disse posando lo sguardo di nuovo sul monte.
"Ci andiamo una volta? Andiamo a controllare?" -chiesi guardandola dritta negli occhi.
"Si, va bene" -disse subito lei sorridendo. Sorrisi a mia volta.
"Lo sai? Dicono che chi porti la propria ragazza sulla ruota e le racconta questa leggenda, dopo aver comprato due braccialetti con un ciondolo fatto a timone.. Poi le dichiari il suo amore." -disse.
"Ah si?"
"Sisi" -affermò.
"Quanto sei scema.." -dissi baciandola. "Che leggenda sarebbe?" -chiesi poi sorridendo.
Lei si fece seria.
"Sai.. Penso.. Non so. Sai quel sentimento che tutti cercano? L'amore, no? Pensavo di averlo provato, pensavo di aver già assaporato tutte le sue sfumature. Belle e brutte. Mi sbagliavo, sai? Dell'amore non sapevo niente. Penso.. Penso di essermi innamorata." -disse con molta difficoltà. Come se fosse stato difficile trovare le parole.
Rimasi a bocca aperta. Non ci potevo credere.
"Io.. Io ti amo Isa. Ti amo come non ho mai amato nessuna. Come se questa fosse la prima volta. E molto probabilmente è la prima volta." -si zittì. Prese fiato e ricominciò.
"Non mi aspetto che tu mi risponda perché so che hai paura, me lo hai detto.. Ma io non potevo più tenerlo per me. Avevo bisogno di dirtelo. Ed ora lo sai.. E.."
La interruppi baciandola.
Penso che quella sia stata la dichiarazione più bella e dolce che potesse farmi.
"Sh.." -le dissi sulle labbra.
Lei mi strinse forte e non si staccò dalle mie labbra. C'eravamo solo io e lei. Il suo respiro confuso con il mio. Le stava per esplodere il cuore e di certo anche io non ero messa meglio.
Riuscivo a sentire i battiti. Sembrava un concerto di tamburi.

Non ho mai amato le cose sdolcinate, i paroloni, le dediche da film che poi ti fanno venire il diabete.
Shay, per fortuna, era una quelle persone che preferiva dimostrare le cose con i gesti invece di usare le parole. Si, le parole sono belle, ma i gesti.. Beh.. Non c'è cosa più bella di chi ti dimostra tutto ciò che prova giorno dopo giorno. Nonostante le discussioni, nonostante le incomprensioni. Nonostante tutto.
Le parole di Shay, erano state una via di mezzo tra il dolce e.. e il non dolce. Parole perfette. Perfettamente azzeccate. Così perfette che mi stampai nella mente il suo discorso.
"Tu.. Tu mi hai stravolto la vita" -dissi sussurrando per poi alzarmi sulle punte e appoggiare le mie labbra sulla sua palpebra chiusa.
"Sai.. Dicono che se baci gli occhi di una persona.. È come se le baciassi l'anima." -dissi sorridendo. Lei sorrise a sua volta.
"Che fai? Mi copi?" -chiese dolcemente.
Quella frase me l'aveva detta lei ed era di una dolcezza unica. Io non risposi e mi limitai a riprendere quel bacio che avevo interrotto. Quel bacio che ti fa tremare le gambe e lo stomaco. Quel bacio con il quale assapori le labbra dell'altra persona fino a dimenticare il sapore delle tue.

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