Capitolo 6

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La ragazza davanti a me è bellissima e sfuggente.

Mi appartiene ma in qualche modo non riesco a raggiungerla.
Ride del suo sorriso contagioso e si volta, in modo che io non possa vederla in viso.
Le prendo la mano e la stringo forte, lei si volta di nuovo e mi sorride.
"Ho bisogno di te" dico.
Non smette di sorridere, finchè non mi lascia la mano.





Mi sveglio di soprassalto e mi stringo nelle coperte.
Il sogno che ho appena fatto è così vivido e impresso nella mia memoria che rimango impressionato. Non sogno spesso, e quando mi capita ho sempre ricordi piuttosto confusi e vaghi. Sono le sette di mattina di Giovedì, e oggi non ho nessuna intenzione di presentarmi a scuola.
Mi alzo dal letto e mi dirigo direttamente al piano. So già che finirò per scrivere, lo so dal momento in cui mi sono svegliato pochi minuti fa.
È naturale, l'ispirazione. Così naturale che mi arrendo, mi arrendo a lei.

Prendo il mio quaderno, quello dove scrivo tutte le cose che mi saltano per la testa, e inizio a scrivere.

"Giri e rigiri qui intorno,

dai l'equilibrio al mio mondo,

trovami un senso, quello che penso

adesso non mi troverai."

Poso la penna, provo ad azzardare qualcosa al piano.

Dopo nemmeno mezz'ora, una nuova canzone riempe la pagina del quaderno.



Quel Venerdì sera, quando arrivo a casa di Lele per la festa, è Alessia ad accogliermi.

"Ero sicura fossi tu!"

mi abbraccia calorosamente, come se mi conoscesse da anni, e questo non può che farmi piacere.

"Ciao anche a te" le sorrido sinceramente, forse per la prima volta da quando ci siamo conosciuti.

"Ti stavo aspettando in realtà, gli altri sono tutti giu' nel seminterrato, mi aspettavo saresti arrivato per ultimo."

mi sorride, sembra sinceramente felice di vedermi.

" Eri così sicura che sarei venuto?"

mi sorride ancora e non posso non notare la sua bellezza, questa sera ancora di piu'.

I capelli liscissimi le cadono sulle spalle, il suo viso come sempre è truccato perfettamente, indossa una camicia a scollo a v e le sue mani sono piene di anelli.

Cerco di reprimere in tutti i modi il pensiero del fatto che ho già registrato il suo profumo, che è solo suo. Non indossa nessun profumo di marca e potrei giurarci, il suo odore è troppo delicato, troppo suo.

Queste cose non dovrei nemmeno pensarle, non dovrei. Non devo. Eppure lo faccio.

Improvvisamente mi prende per mano e sento una sensazione al petto, una sensazione strana.

"Sei sempre così?" non riesco a trattenermi dal chiederle.

"Così come?"

"Così fisica con le persone." ora mi sta fissando.

"Beh si." si irrigidisce improvvisamente e mi lascia la mano.

"Non mi dava fastidio"

"No ma lo darà al mio fidanzato, sei sempre il suo acerrimo nemico no?" ride mentre scendiamo le scale che portano di sotto.

Il seminterrato è abbastanza grande da contenere la quarantina di persone presenti; in un angolo c'è un tavolo pieno di cibo, per il resto la stanza è piena di strumenti.

"Non mi aspettavo così tante persone" dico.

"Dai Cri non mi sembri il tipo" Guardo Alessia interrogativamente, per l'ennesima volta.

" Il tipo che si spaventa davanti a nuove persone."

"Non lo sono infatti."

"Dopo quello che hai appena detto non sembra."

"Non mi spaventano i nuovi incontri" la guardo, e ora anche lei mi sta fissando di nuovo.

Lele ci viene incontro, e mette immediatamente una mano intorno alla vita della sua fidanzata.

Faccio finta di non aver notato il gesto, perchè questo gesto non deve darmi fastidio.

Non deve darmi fastidio.

Assolutamente.

Improvvisamente parte la musica: Lele prende per mano Ale e la porta a ballare al centro della stanza, attorno al resto delle ragazze e dei ragazzi.

Io resto in disparte, da solo.

Si prospetta una lunga serata.

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