Capitolo 40

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Nota: Ciao a tutti! Inanzitutto mi scuso per l'assenza, cercherò di aggiornare piu' spesso! Vi ringrazio infinitamente per il seguito che sta avendo questa storia, è nata così dal nulla e non me lo aspettavo.
Non voglio commentare ciò che è successo Sabato per tanti motivi, quindi vi lascio al capitolo. Un bacione! x



Apro gli occhi lentamente, quasi con timore.

L'ho sognata, ho sognato lei, di nuovo. Un sorriso prende vita sulle mie labbra, mentre osservo il soffitto. Mi metto a pancia in giu' e affondo il viso nel cuscino. Dio, non ho voglia di alzarmi e tantomeno di andare a scuola, ma devo farlo. In questo momento se potessi scapperei il piu' lontano possibile dai miei doveri. Voglio assentarmi, assentarmi da tutto. Voglio prendermi un momento per me stesso e per guardarmi dentro, come non faccio da tempo. È inutile che mi prendo in giro da solo, devo rivalutare tutto, devo rivalutare la mia intera esistenza e quelle che sono state le mie priorità fino ad oggi. È come se volessi tracciare una linea netta tra quello che ero prima di incontrarla e quello che sono ora. Cosa sono ora? chi sono ora?

Mi vesto velocemente mentre le solite domande mi affollano la mente, domande troppo grandi per una risposta. Vorrei poter cantare la tenue malinconia che si è impadronita di me, ma per la prima volta sono a corto di parole. Non riesco a scrivere, non riesco a mettere nero su bianco ciò che provo, e per me questo non è sicuramente un bene. Mi sento completamente investito dai miei sentimenti, e anche se sto avendo delle certezze, anche se lei me le sta finalmente dando, non riesco a stare tranquillo. È come se sapessi che da un momento all'altro tutto può finire, tutto può volgere al termine in ogni istante. Io so che lei tornerà da lui, prima o poi. Non importa cosa prova per me, lo farà, ed io non posso far altro che aspettare quel momento, nella mia agonia. Non posso far altro che immergermi in lei e immergermi in quello che mi sta dando, e assaporarne ogni attimo, perchè prima o poi finirà. Mi stupisco dei miei pensieri così cupi, ma mi rendo conto che è solo la verità, è l'inevitabile e triste epilogo della nostra storia, ne sono certo. Lei tornerà da lui e io picchierò sui tasti del mio piano un po' piu' forte. Lei tornerà da lui e io verrò cullato dalla melodia di qualche canzone che le dedicherò.

Salgo in macchina e canticchio distrattamente mentre guido verso la mia scuola, lo sguardo puntato sulla strada e i miei pensieri persi di nuovo in sentieri sconosciuti, ma che portano sempre alla stessa destinazione. Farei di tutto per strapparla dal mio petto, ma non è possibile. Non è possibile reprimere ciò che ti investe, che ti consuma, e anche se avessi tutta la forza di questo mondo non ci riuscirei, perchè mi è entrata dentro. Le ho permesso di entrarmi dentro così tanto, di distruggere le certezze, di sorpassare confini che non sapevo nemmeno di avere, di abbattere paletti e di portarmi in posti sconosciuti.

Non è mai stato un problema per me stare tra le persone, parlare ed esprimermi, ma ora è come se volessi stare da solo il piu' possibile, voglio evitare gli sguardi, le domande. Voglio evitare che la gente vicino a me veda che qualcosa è cambiato.

Arrivo a scuola in leggero anticipo, così decido di sedermi su una delle squallide panchine verdi e di accendere una sigaretta. Il vociare degli studenti attorno a me mi infastidisce, così metto le cuffiette mentre finisco di fumare. È appena iniziata la giornata e io ho già voglia di urlare, di buttare fuori ogni cosa, ma so che dovrò aspettare di stare nella mia camera da solo per poter sfogare ogni malessere e vomitare ogni pensiero. Me ne tornerei volentieri a casa, ma so che non posso, così faccio l'ultimo tiro e spengo la sigaretta, mentre mi alzo.

Improvvisamente mi sento strattonare, e quando mi volto mi trovo gli occhi di Lele addosso. Nonostante il mio crescente fastidio, sorrido sfacciatamente.

"Ciao anche a te." la mia voce è pungente.

Sento suonare in lontananza la campanella che decreta l'inizio delle lezioni, mentre Lele inizia a parlare.

"Ti avevo detto che dovevi lasciarla stare." il suo sguardo è talmente irriconoscibile, non è in lui, e la cosa mi fa assolutamente divertire.

"Non è piu' la tua ragazza, o sbaglio?" vedo i suoi occhi stringersi, e mi rendo conto che sta perdendo il controllo.

"Non mi ha lasciato, ci siamo presi una pausa, e tu devi smettere di ronzarle intorno."

Mi fa davvero ridere, è così patetico.

"Ti ha lasciato invece, dovresti accettare la realtà. E per il resto, te ne puoi andare a fanculo."

Sto per andarmene ma non me lo permette,  improvvisamente mi trascina contro il muro, e le sue mani sono sul mio collo. I suoi occhi sono pieni di rabbia, ma non mi fa paura. Ancora una volta mi viene da ridere.

"Toglimi immediatamente le mani di dosso." dio, mi fa così schifo.

Lo sento respirare rumorosamente, mentre si allontana da me e si passa una mano nel ciuffo improponibile.

"Ti facevo piu' intelligente, Raffaele." so che odia essere chiamato con il suo nome per intero, e per questo provo ancora piu' gusto nel farlo.

"Devi starle lontano."

Lo osservo. Dev'essere davvero disperato, se è arrivato a mettermi le mani addosso. Da una parte lo comprendo. Vogliamo la stessa ragazza, così tanto da sfiorare la pazzia.

"Le starò lontano quando deciderà di tornare di nuovo da te, sempre se lo farà."

"Sappiamo entrambi che finirà così."

Sento i suoi occhi addosso, mentre mi volto e cammino verso l'entrata della scuola.

Quello che ho appena detto, mi fa paura.

Mi fa paura rendermi conto che dovrò starle lontano.



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