Il viaggio fino a New York era stato terribile. La curiosità di sapere cosa aveva da dirle Morgan si era tramutata nella paura che l'avrebbe costretta a rimanere la contro il suo volere. Si fidava di lui, era pur sempre suo fratello, ma allo stesso tempo temeva che, essendo cresciuto insieme a George, avesse preso alcuni lati del suo carattere. Sapeva che Morgan non era meschino quanto suo nonno ma in fin dei conti non lo aveva conosciuto abbastanza affondo da riuscire a prevedere le sue mosse.
Non appena si erano messi in viaggio, Ethan si era chiuso in un insopportabile e strano silenzio. Ogni tanto le aveva scoccata qualche occhiata ma non appena Cassie si voltava nella sua direzione lui tornava a guardare davanti a sé. Non lo faceva per imbarazzo, altrimenti sarebbe arrossito un po', come faceva di solito. Cassie aveva la sensazione che lo facesse perché voleva evitare di parlare e questo le fece pensare che forse i suoi presentimenti erano giusti: lui sapeva qualcosa. O forse era solo la sua impressione. Era diventata parecchio paranoica nell'ultimo periodo.
Arrivarono davanti al grande grattacielo dei Winkler e Cassie ebbe un momento di esitazione. Stava davvero facendo la cosa giusta? Faceva ancora in tempo a tornare a Holding?
Scosse la testa e sospirò. Era una cacciatrice, apparteneva a una delle Famiglie più potenti e soprattutto non aveva mai avuto paura di nulla. Dunque, una volta che si ricordò queste cose, entrò nel palazzo con Ethan a qualche passo da lei.
Tutti la guardarono, chi con stupore chi con ammirazione, e la salutarono facendo un mezzo inchino. Cassie non sapeva come comportarsi. Non si era mai trovata al centro dell'attenzione e non le piaceva il fatto che ci si trovasse proprio adesso.
Una donna nephilim si avvicinò a loro e sfoderò un gran sorriso indubbiamente forzato.
– Bentornata Signorina Winkler! Suo fratello l'aspetta al piano di sopra.
Cassie non disse una parola. Iniziò a camminare verso l'ascensore ma la donna si mise davanti a Ethan e gli sbarrò la strada – Tu non vai da nessuna parte cacciatore – disse con tono tutt'altro che gentile.
– Io vado dove va lei – rispose Ethan a denti stretti.
La donna sorrise – Non sei all'altezza di...
– Ha ragione – la interruppe Cassie – Lui viene con me.
Sul viso della donna comparve un'espressione infastidita – Ma suo fratello...
– Ho detto che lui viene con me – ribatté lei.
Senza mai staccare gli occhi dai suoi, la donna si spostò e lasciò passare Ethan. Sapeva di essere stata troppo dura, di essersi comportata in modo arrogante, ma neanche quella donna era stata parecchio gentile con loro.
Silenziosamente salirono sull'ascensore e attesero di arrivare all'ultimo piano dell'edificio, dove un tempo c'era l'ufficio di George. Era strano tornare in quel posto. Le vennero in mente un sacco di brutti ricordi e per qualche secondo le mancò l'aria e le si annebbiò la vista ma una mano forte e calda le toccò la spalla facendola tornare in sé.
– Tutto bene? – le chiese Ethan preoccupato.
Cassie annuì – E' solo che... – Ma non ebbe il tempo di terminare la frase che le porte dell'ascensore si aprirono.
La porta dell'ufficio di Morgan era aperta e anche da quella distanza Cassie riuscì a scorgere suo fratello seduto sulla scrivania. Per un breve istante le parve di rivedere George chino sul suo libro pochi minuti prima che iniziasse a darle la caccia per torturarla, ma quando sbatté le palpebre vide di nuovo suo fratello e tirò un sospiro di sollievo.
Morgan aveva tentato di convincere sua sorella a tornare a New York in tutti i modi possibili e inimmaginabili senza mai ottenere nulla. Aveva perso la speranza di rivederla, di riavere Cassie al suo fianco, ma poi un giorno la soluzione gli si era presentata davanti facendolo sentire uno stupido per non averci pensato prima.
Era passata quasi una settimana da quando Ethan aveva chiesto un permesso. Aveva inventato una scusa su una zia malata ma Morgan capì all'istante che stava mentendo e che in realtà doveva tornare a Holding per rivedere Cassie.
A quel punto gli era venuta la brillante idea di cedergli tutta la settimana di riposo ma, in cambio, voleva che Ethan le parlasse e la convincesse a tornare da lui, a New York. Ethan aveva fatto parecchie domande al riguardo ma, ovviamente, non appena Morgan gli aveva detto in tono poco gentile che non erano affari che gli riguardavano, il ragazzo si era ammutolito e aveva eseguito gli ordini.
E adesso eccoli la, proprio davanti a lui. Cassie aveva il volto segnato dalle occhiaie, probabilmente per via delle innumerevoli notti insonni. Il suo sguardo era più spento del solito ed era chiaro che le stessa passando qualcosa per la testa.
– Bentornata! Il viaggio è stato stancante?
Cassie alzò le spalle e sorrise – Cosa devi dirmi Morgan? – disse andando dritta al punto.
Adorava la schiettezza di Cassie – Accomodati
– Sto bene anche in piedi.
– Il discorso è abbastanza lungo quindi ti consiglierei di accomodarti – disse in tono serio.
Quelle parole sembrarono convincerla perché, poco dopo aver alzato gli occhi al cielo come faceva di solito quando le cose non le andavano giù, si sedette proprio davanti a lui a gambe in crociate.
– Ethan ti dispiacerebbe...
– Come ho già detto alla tua segreteria – intervenne Cassie – Lui non va da nessuna parte.
Morgan sorrise – Stavo appunto dicendo che può accomodarsi anche lui.
Quel tira e molla, quel controbattere in continuazione, stava iniziando a farlo innervosire e probabilmente la stessa cosa valeva per Cassie. Lo capiva dal modo in cui lo guardava e dalla postura rigida che aveva assunto.
– Sono felice che Ethan sia riuscito a convincerti. Mi sei mancata molto in questi mesi, sai? – Non si aspettava nessuna reazione da parte della sorella e infatti lei non batté ciglio – Ti ho fatta venire qua perché ho delle notizie da darti – proseguì Morgan – La prima è che non puoi più tornare a Holding. Come ben saprai le altre Famiglie non sono state contente di sapere che il branco ha fatto irruzione qui a palazzo.
– Questo lo sapevamo già – disse Ethan – Non capisco perché si accaniscono così tanto. Infondo sono venuti fin qua per una giusta causa no? Hanno pur sempre salvato la vita a un membro delle Famiglie oltre che a un membro del loro branco.
Morgan sospirò. Aveva detto la stessa cosa qualche settimana prima durante la riunione che si era tenuta nel palazzo dei Diaz, a Madrid, e loro avevano risposto che in fin dei conti Cassie era un ibrido e che, di conseguenza, non era un vero e proprio membro delle Famiglie. Ma era davvero necessario riferire questo piccolo particolare?
– E' tutta colpa mia – disse Cassie improvvisamente. Morgan e Ethan la guardarono increduli – Se io non avessi...
– Non è colpa tua – disse Ethan mettendole una mano sulla gamba. Morgan pensò che era un gesto piuttosto intimo soprattutto se tra loro c'era una semplice amicizia. Possibile che in questi mesi quei due si fossero messi insieme e lui non ne sapeva nulla?
– Comunque – proseguì Morgan – Devi rimanere qua a New York. Il tuo giuramento nei confronti di questa Famiglia è ancora valido e il fatto che tu ne faccia parte non vuol dire che puoi andartene quando ti pare e piace – disse in tono serio – Ti ho lasciata andare, mesi fa, perché eri piuttosto scossa per quello che era successo. Adesso le cose sono diverse ed è arrivato il momento che tu riprenda in mano la tua carriera di cacciatrice e soprattutto la tua vita.
Cassie aggrottò la fronte – Che cosa vuoi dire con questo?
– Voglio dire che sei di nuovo reintegrata nel gruppo di cacciatori dei Winkler.
– Mi stai per caso dicendo che da domani andrò nuovamente in missione? – chiese la ragazza con tono incredulo.
Morgan scosse la testa – Prima di tornare in missione dovrai allenarti.
– Non ho bisogno di allenarmi!
– E invece sì – ribatté lui – Sei stata ferma per parecchio tempo e a mio parere non sei ancora pronta per affrontare una missione. Hai bisogno di rimetterti in sesto.
– Sono solo un mucchio di stronzate! – urlò Cassie – Fai così solo perché ti sei fissato con questa storia che ho bisogno di protezione! Non hai ancora capito che non serve a nulla? Che non puoi proteggermi? Non ti è bastato ––vedere cosa mi ha fatto George? Eppure avevi detto che mi stavi proteggendo. Avevi curato tutto nei minimi dettagli, o sbaglio? Hai parlato con Cameron e Nathan, hai detto loro che uno dei due sarebbe dovuto venire fin qui, fingersi un cacciatore e aiutarmi a scappare ma George è stato più furbo perché era un passo avanti a te. Lui è sempre stato un passo avanti a te!
Quelle parole lo ferirono nel profondo e Cassie dovette accorgersene – Scusami Morgan, io...
– Hai ragione invece – disse guardandola negli occhi – Ma questa volta è diverso Cassie!
Cassie scosse la testa – Non ho bisogno di protezione Morgan.
– E invece si – Ethan si intromise nuovamente nella loro conversazione – Sai meglio di me che prima o poi ci sarebbe stata una rivolta, che prima o poi i nephilim si sarebbero ribellati, che avrebbero trovato un sistema per eliminare tutti i lupi e i vampiri dai loro palazzi e ritornare ai tempi in cui gli unici cacciatori erano i nephilim. Il fatto che il branco si è introdotto qua è solo un pretesto per portare a termine il loro progetto. Alle Famiglie non importa se loro sono venuti qua per te, non importa se sei parte delle Famiglie, se George ha tentato di ucciderti. A loro non importa nulla! – Di solito non amava le persone che non riuscivano a stare al loro posto, ma quel ragazzo aveva ragione.
Cassie rimase in silenzio qualche secondo. Chissà cosa le stava passando per la testa... Morgan era sempre stato bravo a capire le persone ma con lei non era semplice e questa cosa lo spaventava e lo incuriosiva allo stesso tempo.
– Qualche giorno fa sono uscita di casa e sono andata a fare un giro – disse la ragazza catturando la sua attenzione – Sentivo gli occhi delle persone addosso. Li vedevo parlare tra loro, ridere o sgranare gli occhi. Una coppia di ragazzini, parlando tra loro, diceva che è colpa mia se ci sarà la rivolta, che se il branco non fosse venuto a salvare un mostro come me non si troverebbero nei guai – Il tono in cui raccontava queste cose era abbastanza triste e anche se lei cercava di mantenere un'espressione indifferente, era chiaro che soffriva nel raccontare quell'episodio. Cassie guardò Morgan negli occhi e fece un mezzo sorriso – Va bene. Accetto la tua proposta e rimango qua, a New York.
Morgan ricambiò il suo sorriso, fece il giro della scrivania e l'abbracciò forte. Con sua grande sorpresa, Cassie ricambiò subito la sua stretta, come se non aspettasse altro – Ti ho già detto che sono felice di vederti?
La sentì sorridere – Anch'io – disse con un fil di voce – Anch'io sono felice di vederti.
Uscirono dall'ufficio di Morgan e si diressero velocemente nell'appartamento che gli era stato affidato all'interno del palazzo.
Inizialmente le sembrò strano che suo fratello aveva permesso a Ethan di rimanere nel suo ufficio mentre parlavano ma poi capì che lo aveva fatto perché sapeva quanto Cassie tenesse a lui e quanto avesse bisogno di una faccia amica in quel momento.
L'appartamento in cui sarebbe stata questa volta non aveva niente a che fare con quello in cui aveva vissuto fino a qualche mese prima. Era più grande, luminoso e arredato in modo moderno. Era composto una grande cucina e una sala pranzo, due camere da letto con bagno in comune e un'altra camera da letto infondo al corridoio. Cassie si era soffermata a osservare una delle camere con bagno in comune. Aveva un letto a baldacchino, un piccolo armadio in arte povera, una piccola scrivania e una porta finestra che dava su una verandina. Non sapeva come mai ma le ricordava tanto la sua vecchia cameretta, quella della casa in cui viveva insieme a sua madre.
– Presumo che hai già scelto la tua stanza – disse Ethan alle sue spalle.
Aveva ripreso il suo solito tono scherzoso e quando lo guardò constatò che anche la sua espressione era tornata quella di sempre – La volevi tu?
Ethan sorrise e scosse la testa – No grazie. Preferisco quella di la.
– Davvero Ethan, se vuoi..
Lui le mise le mani sulle spalle e si avvicinò un po' al suo viso – Ho detto che per me va bene l'altra – Il modo in cui si comportava la faceva sentire strana. Quand'è che gli aveva permesso di avvicinarsi così tanto a lei?
Ma il problema più grave era un altro: la presenza di Ethan non le dispiaceva affatto e il fatto che somigliasse a Nathan non c'entrava nulla. In fin dei conti a lei Ethan aveva fatto una bella impressione quasi dal primo momento in cui si erano visti. Aveva capito fin da subito che era uno di cui potersi fidare e il modo in cui si era comportato fino a quel giorno stesso non aveva fatto altro che accrescere questa convinzione.
Cassie pensò che, probabilmente, sarebbe stato proprio Ethan ad allenarla visto che Morgan gli aveva nuovamente ordinata di tenerla d'occhio quando lui non c'era e questa cosa la rassicurava molto.
Dopo aver cenato Ethan si era ritirato nella sua stanza e pochi minuti dopo Cassie aveva fatto la stessa cosa. Era davvero esausta e il giorno dopo si sarebbe dovuta alzare presto e iniziare questa nuova fase della sua vita anche se, a dirla tutta, tanto nuova non era.
Si sdraiò nel suo grande letto e, dopo essersi girata e rigirata, trovò finalmente la posizione più comoda per dormire. Chiuse gli occhi nella speranza di poter prendere subito sonno ma non fu così. Come ogni notte, i pensieri presero il sopravvento. Dov'era Nathan? E perché non dava sue notizie neanche a suo fratello? C'era per caso un modo per rintracciarlo? Morgan sapeva dove si trovava? E Ethan? Davvero non sapeva nulla?
Si addormentò così, in mezzo a queste mille domande a cui nessuno avrebbe potuto dare risposta.

STAI LEGGENDO
La Cacciatrice Ibrida 2
FantasíaDopo la morte di suo nonno e la misteriosa scomparsa di suo padre e Nathan, Cassie decide di tornare a Holding e riprendere la sua vecchia vita, ignorando il desiderio di suo fratello di averla al suo fianco. Purtroppo, adesso che tutti sanno non...