Sdraiato sul letto in cui poco prima era seduto insieme alla sua migliore amica, Cameron non faceva altro che pensare a quello che si erano detti e cominciò a sentire una forte malinconia.
Sembrava passato poco tempo da quando aveva conosciuto quella ragazzina dalla pelle chiara e i capelli neri eppure il loro primo incontro risaliva ormai a dieci anni prima.
Non si era reso conto di quanto le cose fossero cambiate tra loro prima di quel pomeriggio. Aveva sempre visto Cassie nello stesso modo. Per lui era la solita ragazzina introversa e seria, di poche parole, che rideva solo quando necessario. Ora era diventata una donna e stava cominciando a costruirsi un futuro o almeno ci stava provando. Ormai tutti sapevano chi era e cosa era e questo non le sarebbe stato d'aiuto.
Per anni aveva pensato di essere innamorato di Cassie ma solo quando aveva conosciuto Kristal aveva provato l'amore vero, quello con la A maiuscola. Quello che provava per quella ragazza non si poteva descrivere a parole. Era una bella sensazione averla accanto, sapere che lei ricambiava i suoi sentimenti, che era disposta a tutto pur di stargli accanto e il fatto che lo aveva seguito a palazzo ne era una chiara dimostrazione. Chi altro avrebbe fatto una cosa del genere?
Per Cassie provava una profonda stima e tantissima ammirazione. Le voleva un bene dell'anima ma non era amore, non più. Non si era mai reputato all'altezza di una come lei e quando aveva conosciuto Nathan, quando aveva visto come si guardavano quei due, in particolare come lui guardava Cassie, ne aveva avuto la conferma.
Sono fatti per stare insieme, pensò. Peccato che lui adesso era scomparso e si trovava in chissà quale parte del mondo.
Non aveva voluto allarmare Cassie ma anche lui aveva pensato che fosse morto. Poi gli erano venute in mente tutte quelle volte in cui lo aveva visto combattere e quel brutto pensiero era andato via.
Non poteva dire altrettanto per i brutti pensieri che aveva su Cassie. Magari tutti pensavano che adesso che tutti sapevano che era una Winkler sarebbe stata fuori pericolo ma Cameron non condivideva affatto quell'idea. Adesso più che mai aveva bisogno di protezione. A volte sono proprio le persone più importanti ad essere presi di mira e nell'ultimo periodo, da quando Morgan era salito al comando, tutte le Famiglie gli si erano rivoltati contro, soprattutto per aver presentato loro la sorella ibrida.
Ma se da un lato pensava che avesse bisogno di protezione, dall'altro era convinto del fatto che lei se la sarebbe cavata da sola. Era forte, intelligente e astuta. Non si faceva prendere in giro e sapeva di chi fidarsi e di chi no.
Era sincero quando le aveva detto che andare a New York era una buona idea. Li sarebbe potuta diventare quello che aveva sempre sognato di diventare: una cacciatrice ibrida e cazzuta.Non si sentiva abbastanza soddisfatta per ciò che le aveva detto Cameron. Anzi, in realtà, c'era rimasta parecchio male. Pensava che lui le avrebbe detto di rimanere a Holding, che l'avrebbe aiutata a trovare un lavoro o cose simili e invece le stava dicendo di andare via, come per confermare che ormai in quella città non c'era posto per lei, come nella stessa vita del ragazzo.
Non aveva voglia di tornare subito a casa e, nonostante Robert le avesse consigliato di non girovagare per le strade di Holding quando era buio, era rimasta ancora un po' fuori.
Passò davanti alla sua vecchia casa e le si strinse il cuore. Ripensò a tutto quello che era successo quella notte: la puzza familiare, sua madre in una pozza di sangue su letto, Morgan che le puntava la spada sul petto. D'istinto si portò una mano sul cuore e socchiuse gli occhi. Non avrebbe mai dimenticato quello che Nathan aveva fatto, mai.
E allora improvvisamente si mise a pensare a quante ne aveva passate insieme a quel ragazzo. Avevano condiviso la stessa stanza, lui l'aveva allenata a lottare sbattendola al tappeto un miliardo di volte. E poi quando si erano baciati e lui aveva reagito in quel modo. Mai si era pentita di aver fatto qualcosa quanto quella volta. Non avrebbe mai immaginato che alla fine lui gli avrebbe confessato di essere innamorato di lei, non in quel contesto per lo meno. E neanche lei avrebbe mai immaginato di ricambiare quel sentimento come non avrebbe mai immaginato che, dopo averlo fatto, lui l'avrebbe abbandonata. Si, era così che si sentiva: abbandonata.
Tutta la nostalgia dei momenti passati insieme a lui sparì lasciando posto alla rabbia nei suoi confronti. Perché era andato via? E perché non le aveva dato una spiegazione plausibile?
Cominciò a camminare verso quella che orami era diventata la sua casa e giurò a sé stessa che, se mai Nathan sarebbe tornato, se mai si fossero rincontrati, non lo avrebbe mai perdonato per averla lasciata in quel mondo. Non che tra loro ci fosse qualcosa, ma non puoi dire a una persona di amarla, aspettare che lei ti apra il suo cuore e poi sparire così. Neanche lei, per quanto lunatica e impulsiva, avrebbe mai fatto una cosa del genere.
Senza rendersene conto era arrivata davanti al vialetto di casa. Era così presa dal turbine dei suoi pensieri che i suoi piedi si erano mossi velocemente senza che lei se ne accorgesse.
Prese un gran respiro e si preparò alla paternale che le avrebbe fatto Robert e, chissà, probabilmente anche Ethan.
Entrò senza fare rumore e richiuse la porta alle spalle. Ebbe appena il tempo di voltarsi che Robert le si parò davanti.
– Dove sei stata? – chiese in tono calmo.
– Da Cameron.
– Strano – disse l'uomo voltandosi e dirigendosi verso il tavolo – Ho chiamato a casa sua e mi ha detto che te n'eri andata da un po' – si sedette in modo aggraziato, come solo lui sapeva fare, e la fissò – Dove sei stata Cassandra?
– Ho fatto un giro per le vie delle città e poi... – Era davvero necessario raccontare tutto?
– Ti ho detto mille volte che non devi andare in giro quando fa buio e proprio non capisco perché continui a farlo! – disse senza alzare la voce. Di solito quando ci si arrabbia si tende a urlare, ma Robert non era così. Il modo in cui parlava quando era arrabbiato era piuttosto calmo e allo stesso tempo inquietante – So che non sono tuo padre però...
– Mi dispiace Robert, non lo farò più...
Robert annuì e le fece cenno di sedersi accanto a lui – Che cosa ti sta succedendo Cassie? Non esci mai dalla tua stanza e quando esci stai via per ore e torni a casa quando fa buio. Non vuoi mangiare, non vuoi parlare con nessuno a parte Cam... Se c'è qualcosa che ho fatto di sbagliato, io..
– Robert – lo interruppe lei – Non c'è niente che non va.
– E' per via di Nathan, vero? So che vi siete detti qualcosa quando lui è andato via ma non ho ancora capito cosa. Magari mi aiuterebbe a capire che fine ha fatto quel ragazzo...
– Non penso che possa esserti d'aiuto sapere che cosa è successo – Cassie sospirò e abbassò lo sguardo. Di solito non amava confidarsi con nessuno e in effetti non aveva raccontato a nessuno che cosa era successo prima che Maia la guarisse e che cosa si erano detti quando lui era andato nella sua stanza per dirle addio.
– Se è una cosa personale non...
– Tesoro? – Maia fece il suo ingresso nella stanza. Aveva indosso una vestaglia bianca di seta e i capelli legati in una lunga coda. Incrociò lo sguardo di Cassie e sorrise – Che ne dici di andare a dormire? Si è fatto tardi e anche Cassandra sarà stanca.
L'uomo spostò lo sguardo sulla ragazza e poi si alzò seguendo il consiglio di Maia. Adesso che lo guardava meglio in volto, sotto gli occhi gli erano comparse delle occhiaie che non aveva mai visto e i suoi zigomi erano ancora più spigolosi del solito – Ti sarei grato se, la prossima volta che decidi di tornare quando è buio, ti degnassi almeno di farmi una telefonata per avvertirmi.
Cassie annuì – Va bene, grazie.
– Vai a dormire adesso! Domani devi partire presto.
– Come fai a sapere che devo... – Poi guardò Maia e sorrise – Proprio non riesci a non farti gli affari tuoi? Eh? – Maia amava leggere nella mente delle persone e, in un momento come questo, la forza mentale di Cassie era troppo fragile per riuscire a respingerla.
Quindi adesso tutti sapevano che sarebbe andata a New York.
Tutti tranne uno: Ethan.Aveva finalmente preso sonno dopo essersi girato e rigirato nel letto per ore e adesso una luce lo aveva colpito in volto facendolo svegliare. Aprì gli occhi pronto a sbraitare contri chi aveva osato svegliarlo ma non appena vide Cassie tutta la rabbia svanì.
– Ma che fine avevi fatto?
– Scusami, hai ragione – disse lei a bassa voce. Nella casa regnava il silenzio. Che ore erano? Stavano dormento tutti? – Continua a dormire Ethan, domani dobbiamo alzarci presto.
Ethan rimase sorpreso – Quindi Cameron ti ha convinta a tornare a New York?
– Come fai a sapere che mi ha convinta lui?
– So che sei stata da lui, ero insieme a Robert quando gli ha telefonato per sapere che fine avessi fatto – Quando aveva notato che stava iniziando a fare buio aveva già preso la giacca ed era quasi uscito fuori a cercarla ma Robert lo aveva fermato e tranquillizzato dicendogli che sapeva dove si trovava e, a quanto pare, non si era sbagliato.
– Diciamo che ha solo confermato la mia idea..
– E cioè?
Cassie si prese qualche secondo per rispondere – Non c'è più posto per me qua. La cosa migliore da fare, se voglio continuare a fare la cacciatrice, è tornare a New York e ascoltare ciò che ha da dirmi Morgan.
– Non puoi rimanere qua Cassie. Questo posto non fa per te. Holding è una città pacifica, non hanno bisogno di te. Sei una guerriera troppo forte per rimanere nell'ombra...
La ragazza sorrise e Ethan fu felice di vederla sorridere anche se per pochi istanti. Peccato che non lo facesse spesso anche se, a dire la verità, era bella anche quando assumeva l'aria da dura.
– Dormi Ethan! – Si alzò e raggiunse il bagno.
Ethan si mise a pancia in su sul letto e chiuse gli occhi. Ripensò alla prima volta in cui si erano visti, a quanto gli era sembrato strano che Morgan in persona gli avesse affidato la ragazza e al fatto che non l'aveva reputata all'altezza della situazione. Stava lavorando come infiltrato in quel covo di vampiri da mesi e aveva capito fin da subito che si trattasse di gente pericolosa. "Una ragazza come lei non può partecipare a una missione simile", aveva pensato. Eppure quel giorno stesso lei gli aveva salvato la vita. Era rimasto davvero sorpreso dal modo in cui si era comportata nonostante quella fosse la sua prima volta sul campo d'azione, neanche lui era stato così intraprendente la prima volta che era andato a caccia.
Cassie tornò nella stanza qualche minuto dopo e Ethan aprì gli occhi. Indossava una canottiera e un paio di pantaloncini piuttosto striminziti. Ethan si sentì avvampare e richiuse gli occhi ma Cassie, chissà come, si era accorta della sua reazione perché aveva iniziato a ridere.
– Non fare finta di dormire, so che sei sveglio – Ethan non rispose e si sentì ancora più in imbarazzo per essere colto sul fatto – Vi somigliate più di quanto immaginassi... – disse Cassie in un sussurrò.
Si dimenticò dell'imbarazzo e si voltò verso la ragazza. Lei era seduta al centro del letto con le ginocchia sotto il petto e guardava fuori dalla finestra – Dici?
– Siete entrambi leali, affidabili, pudici – disse ridendo – Quale altra persona avrebbe dormito a un metro da me senza provarci?
– Mi stai dicendo che tra te e Nathan non c'è mai stato niente? Nessun contatto fisico?
Lei scosse la testa – Diciamo di no...
– Diciamo? – ripeté lui.
– Solo un bacio o forse due.
– Non posso crederci – Si mise a sedere e appoggiò la schiena alla parete.
– E perché no? Infondo lui era solo il mio addestratore e poi il mio compagno di battaglia.
Ethan rise – Questo è quello che pensi tu – Guardò nella stessa direzione in cui guardava lei e ripercorse con la mente tutti i momenti in cui aveva pensato che tra loro ci fosse qualcosa, tutte le volte che aveva notato come si guardavano – Voi due siete fatti per stare insieme Cassie. Mi costa tanto dirlo, ma è così..
Lei si voltò e piegò la testa da un lato – Questo è quello che pensi tu.
Ethan scosse la testa – Proprio non riesci ad ammettere le cose, vero?
Cassie sorrise e si sdraiò.
Seguirono minuti di silenzio, o forse addirittura secondi. Sapeva che non avrebbe chiuso occhio per tutta la notte ma doveva provare a dormire almeno un paio d'ore. Il viaggio per New York sarebbe stato lungo e non avrebbero avuto il tempo di riposarsi una volta arrivati. Morgan gli aveva dato ordine di andare subito da lui non appena avrebbero messo piede a palazzo.
Sentì il respiro della ragazza farsi più pesante e quando si voltò a controllare costatò che si era appena addormentata. Dalla finestra entrava abbastanza luce da potergli permettere di vedere l'espressione irrequieta della ragazza. Chissà cosa le passava per la testa, chissà che cosa si nascondeva sotto quella forte corazza che si era cucita addosso.
L'unica persona che sembrava farla aprire era Nathan e adesso lui non c'era. Provava un po' d'invidia nei confronti di suo fratello. Era riuscito a vedere Cassie per quello che era davvero mentre a lui non era toccato questo privilegio. Allo stesso tempo però era anche preoccupato per lui. Dove si trovava? Cosa aveva di tanto importante da sbrigare? C'era davvero qualcosa più importante di stare accanto alla persona che amava? Nathan era uno stupido, pensò.
Aveva la possibilità di stare al fianco della donna più forte e incantevole che Ethan avesse mai conosciuto, e lui preferiva farsi gli affari suoi piuttosto che stare al suo fianco. Così l'avrebbe persa perché, si sa, ciò che trascuri diventa di qualcun altro.
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La Cacciatrice Ibrida 2
FantasyDopo la morte di suo nonno e la misteriosa scomparsa di suo padre e Nathan, Cassie decide di tornare a Holding e riprendere la sua vecchia vita, ignorando il desiderio di suo fratello di averla al suo fianco. Purtroppo, adesso che tutti sanno non...