Due mani afferrarono le sue e la tirarono su facendola poi appoggiare con le ginocchia sul pavimento freddo e ruvido della terrazza. Per quei brevi secondi in cui aveva pensato che fosse davvero finita, che stava per morire sfracellata, aveva tenuto gli occhi chiusi. Quando li aprì si ritrovò davanti Ethan, che la guardava preoccupato ma manteneva le distanze, e Daniel .
Ethan socchiuse gli occhi e sospirò ma poi riportò lo sguardo su di lei. I suoi occhi erano colmi di rabbia e Cassie si aspettava una scenata da un momento all'altro. Stranamente, però, non disse nulla. Girò i tacchi e andò via.
Daniel si avvicinò a grandi passi – Scusami, non pensavo che... – ma non gli diede il tempo di finire la frase. Gli diede un pugno così forte che riuscì a sentire le ossa del suo zigomo schiantarsi contro quelle della sua mano. Lui la guardò sbalordito, evidentemente sorpreso da quel gesto.
Non c'era niente da dire, nessuna parola che poteva giustificare quello che era successo pochi minuti prima. Non era stato professionale, neanche un po'. Un maestro non lascia morire i suoi allievi. Lei si era fatta sopraffare dalla situazione, ma lui non era stato da meno.
A grandi passi si diresse verso l'ala del palazzo in cui si effettuavano le medicazioni. Aveva vari graffi e ferite ma quella che più la preoccupava era la caviglia. Mentre indietreggiava l'aveva piegata in modo quasi anormale e adesso era gonfia e violacea.
Una volta rimessa in sesto, tornò nel suo appartamento, pronta a scusarsi con Ethan. Non si era sbagliato su Daniel, lui non era la persona adatta ad allenarla. Entrò e lo trovò seduto sul divanetto.
– Ethan? – lo chiamò ma lui non si voltò. Allora, pensando che fosse sovrappensiero, si avvicinò un po' e gli mise una mano sulla spalla. Tutto si sarebbe immaginata tranne che lui si scansasse, come se gli desse fastidio il fatto che lei lo avesse toccato.
Ferita per questo suo gesto, uscì di nuovo sbattendosi la porta alle spalle. Se Ethan non voleva ascoltare le sue scuse allora sarebbe andata a parlare direttamente con Morgan.
Camminò veloce ma una fitta alla caviglia la costrinse a rallentare a pochi metri dall'ufficio di Morgan. Sentì delle voci provenire da la dentro e rimase qualche secondo fuori dalla stanza per capire di chi si trattasse. La prima era indubbiamente di suo fratello e la seconda, con sua grande sorpresa, era proprio quella di quel bastardo che poco prima l'aveva quasi fatta morire.
Entrò dentro senza neanche bussare e Morgan si alzò di scatto. Le lanciò un'occhiata di rimprovero ma lei non ci fece troppo caso. Il suo sguardo era fisso su Daniel che, proprio come quando si trovavano sul tetto, si stava mostrando indifferente, come se non fosse successo niente di particolarmente grave.
– Daniel – disse Morgan facendo in modo che il ragazzo distogliesse lo sguardo da Cassie – Puoi andare adesso.
– Sicuro che non hai niente da dire? – ribatté.
Morgan annuì – Devo parlare con lei adesso.
Daniel non disse niente. Lanciò un'occhiata divertita a Cassie e si allontanò. Cassie era fiera di vedere che aveva lo zigomo gonfio a causa del pugno che gli aveva assestato ma, quando si voltò verso Morgan, capì che lui non la pensava allo stesso modo.
– Ti rendi conto di quello che hai fatto? – disse suo fratello non appena Daniel si richiuse la porta alle spalle.
– Di quello che ho fatto io? Quel simpaticone mi stava facendo ammazzare!
– Lo so – disse Morgan sedendosi sulla sua sedia – Ethan è venuto qua e mi ha raccontato tutto quello che ha visto...
Strano. Eppure era convinta di averlo visto andare via – Non voglio più allenarmi con quel tizio..
– Non ci sono altre persone che possono farlo. Lui è il più adatto.
– Ma dici sul serio? Hai capito o no che mi stavo sfracellando al suolo?
– E' stato un'incidente! Lui non ti avrebbe mai fatto del male e lo sai anche tu – Morgan sospirò e si passo una mano sulla fronte. Sembrava davvero stanco e le varie tazze di caffè sulla scrivania le fecero pensare che non lasciava quella stanza da un bel pezzo. Non voleva dargli altre cose a cui pensare quindi decise di non insistere.
– Non posso allenarmi domani. Ho una caviglia slogata.
– Mi hanno informato e penso che un paio di giorni di riposo ti faranno bene.
– E cosa farò? Non mi va di stare a letto tutto il tempo...
Morgan sorrise – Non te ne starai a letto – Si alzò e prese alcuni libri dalla libreria alle sue spalle – Immagino che a scuola non ti avranno insegnato molte cose sulle Famiglie.
– Beh in effetti no, ma...
– Allora ecco cosa devi fare – disse porgendogli i due volumi – Qua c'è quasi tutto quello che dovresti sapere sulle Famiglie.
– Ma sai, forse la caviglia non mi fa poi così male! Credo che se ci metto un po' di ghiaccio su domani...
– Non fare la stupida Cassandra! – la rimproverò lui – Devi allenare anche la tua mente, ampliare le tue conoscenze. Studiare un po' non ti farà male.
Guardò uno dei libri. "Le Origini delle Famiglie". In quel momento le venne in mente che, probabilmente, in quel libro, si parlava anche della famiglia di Nathan. Per qualche strana ragione, si sentiva quasi in dovere di fare delle ricerche sulla famiglia del ragazzo.
Sospirò e li prese – Va bene! Studierò!
Morgan sorrise – Brava la mia sorellina! – Anche Cassie sorrise e si avviò verso l'uscita – Ah, Cassie?
– Si...?
– Mi dispiace davvero tanto per quello che è successo in terrazza. Farò in modo che non si ripeti più una cosa simile.

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La Cacciatrice Ibrida 2
FantasiDopo la morte di suo nonno e la misteriosa scomparsa di suo padre e Nathan, Cassie decide di tornare a Holding e riprendere la sua vecchia vita, ignorando il desiderio di suo fratello di averla al suo fianco. Purtroppo, adesso che tutti sanno non...