Era stata una notte piuttosto lunga, una delle più lunghe della sua vita.
La camera degli ospiti di Morgan era più modesta di quanto Cassie si era immaginata. Consisteva in un letto a una piazza e mezzo in ferro battuto, simile a quello che aveva nella sua vecchia casa a Holding, due comodini in legno scuro e un piccolo armadio. Tre pareti erano colorate di un giallo caldo e rilassante mentre la quarta, quella al lato opposto del letto, era interamente in vetro.
Si era seduta per terra ad ammirare la notte newyorchese fino a quando il cielo non aveva iniziato a tingersi di rosa. Si tolse i jeans scuri e la felpa e si mise sul letto.
Chiuse gli occhi ma in realtà non dormì o perlomeno non abbastanza da sentirsi riposata il mattino dopo.
Quello che le aveva detto Amanda l'aveva un po' confusa. Che senso aveva rimanere accanto a Nathan se era proprio l'unica persona da cui doveva stare lontana?
Bussarono alla porta e si tirò le coperte fino alla vita.
– Avanti.
Morgan entrò con il suo sorriso e un vassoio con la colazione ma l'attenzione di Cassie ricadde sulle occhiaie che cerchiavano gli occhi di suo fratello.
– Buongiorno signorina – disse in tono scherzoso.
– Che cosa ho fatto di buono per meritarmi il servizio in camera?
Il sorriso di Morgan svanì lievemente – Ti aspetta una mattinata piuttosto impegnativa.
Non si era preparata abbastanza per affrontare quel processo. Non sapeva cosa sarebbe successo, chi sarebbe stato il giudice, se anche quelli come loro avevano bisogno di qualcuno che li rappresentasse, come con gli umani.
– Ti vedo pensierosa. Qualcosa non va?
Cassie distolse lo sguardo – No, va tutto bene.
Il ragazzo fece un verso di dissenso – Non puoi prendermi in giro, ormai ti conosco – le fece notare – Ma non voglio stressarti, non oggi – disse con un lieve sorriso.
– Grazie – Fu tutto quello che riuscì a dire.
– Hai bisogno che vado a prendere i tuoi vestiti nel tuo appartamento o preferisci passare tu stessa?
Per un attimo fu tentata di accettare la proposta di mandare lei al suo posto ma sarebbe stato da codardi e lei non era mai stata una codarda.
– Vado io, grazie lo stesso.
Morgan annuì, come se anche lui pensasse che fosse la scelta giusta. Posò il vassoio sul letto e si diresse verso la porta. Esitò qualche secondo e poi si voltò nuovamente verso di lei.
– Se non vuoi vivere con Ethan e Nate puoi stare qua. Magari solo per un po', giusto il tempo di sistemare le cose...
Cassie sorrise. Le piaceva il modo in cui la trattava. Il fatto che lui volesse proteggerla era davvero carino e non avrebbe mai pensato che un giorno le sarebbe piaciuto che qualcuno, a parte sua madre e Robert, si prendesse cura di lei in quel modo.
– Non è necessario. Infondo non è successo nulla di grave.
– Amare qualcuno e scoprire che è una maledizione a spingerti a provare sentimento – fece una pausa e la guardò negli occhi – Non credo che sia qualcosa da poter ignorare.
Sospirò – Starò bene.
– Lo spero – disse serio – Se dovessi cambiare idea o se qualche volta volessi allontanarti un po', puoi venire qua. La chiave ce l'hai.
Gli era profondamente grata – Come posso fare per sdebitarmi?
Morgan le sorrise – Non devi – Uscì dalla stanza e lei rimase sola, nuovamente.
I pensieri iniziarono a farsi strada nella sua mente ma lei chiuse gli occhi e, dopo aver preso un bel respiro, li scacciò via.
Mangiò un cornetto e bevve il succo di frutta tutto d'un sorso. Si ricompose e uscì dalla stanza.
Sentì il getto della doccia. Morgan era sicuramente andato a prepararsi per il processo e anche lei doveva farlo.
Fece affidamento sul suo istinto di sopravvivenza e si diresse verso l'ascensore. Controllò che la chiave fosse al sicuro nella tasca del pantalone e pigiò il bottone che l'avrebbe portata al piano.Stranamente, nonostante la situazione, Nathan era riuscito a dormire profondamente per tutta la notte.
Non era riuscito a percepire lo stato d'animo di Cassie, come succedeva di solito e non sapeva se essere tranquillo perché lei stava bene o preoccuparsi che le fosse successo qualcosa.
Il cellulare sul comodino iniziò a squillare e lo prese senza vedere chi lo stava chiamando.
– Sta tornando da voi.
La voce di Morgan sembrava fredda e distaccata ma Nathan non aveva bisogno di chiedersi perché.
– Perché hai chiamato me? Potevi chiamare Ethan visto che ieri...
– Ma chi vuoi prendere in giro? – disse in tono stranamente calmo. E se avesse intuito che Ethan gli aveva chiamato perché era stato lui a chiedergli di farlo?
La sera prima gli era costato parecchio resistere all'impulso di seguirla e neanche Ethan poteva andare. Cassie si sarebbe sicuramente infuriata con lui e non lo meritava, non meritava di essere trattato male solo perché lo stava aiutando. L'unica alternativa era stata quella di chiamare Morgan. Anche se era il suo giorno libero, non si sarebbe fatto scrupoli ad andare a cercarla. Teneva a Cassie quasi quanto ci teneva lui, quasi.
– Nathan? Ci sei ancora?
– Si scusami solo che...
– Penso che sia meglio chiudere. Cassie sarà la da un momento all'altro e potrebbe sentirti.
Sentì la sua presenza nelle vicinanze e poi la chiave rigirò nella toppa – E' qui.
– Non stressarla. Ci vediamo dopo – E interruppe la telefonata.
Nathan rimase per qualche secondo con il telefono all'orecchio e, quando si rese conto che Morgan aveva messo giù ormai da qualche secondo, lo mise sul comodino.
Sentiva che doveva andare di la e parlarle, chiedere perché le era venuta la brillante idea di uscire da sola, in una città piena di pericoli, ma poi gli vennero in mente due cose. La prima era che Morgan gli aveva detto di non stressarla. Di li a qualche ora avrebbe affrontato un processo di cui non era l'imputata ma era comunque una parte importante. Poi pensò alla cosa più dolorosa e difficile da accettare: era lui l'unico pericolo.
Si sdraiò nuovamente su letto e fissò il soffitto cercando di distogliere i pensieri ma non era affatto facile.
La sentì aprire la porta della stanza, lentamente. Sentì il rumore del letto che si piegava sotto il peso del suo corpo un po' troppo esile rispetto a com'era all'iniziò. Sospirò rumorosamente, come se volesse che lui la sentisse.
Qualche minuto dopo sentì che Cassie era andata in bagno e aveva aperto il rubinetto della doccia. Quel suono gli fece venire in mente volta in cui era entrato senza bussare il primo giorno che si era trasferito nel grattacielo più grande di New York. Cassie non era sembrata in imbarazzo ma, a giudicare dal suo sguardo, Nathan si era reso conto che lo era eccome.
Pochi secondi dopo, sentì i passi della ragazza vicino alla porta del bagno, quella che si trovava nella sua stanza. Scattò in piedi e pensò a cosa poteva dire quando lei sarebbe entrata nella stanza e lo avrebbe trovato con la camicia sgualcita del giorno prima, i capelli in disordine e il viso stravolto.
Poteva dirle che non era stato saggio andare via a quell'ora, rimproverarla per non aver avvisato nessuno, per aver fatto di testa sua, come sempre. Oppure poteva scusarsi per averle raccontato quella storia in un momento come quello. Avrebbe senza dubbio potuto aspettare, ma se poi sarebbe stato troppo tardi? L'attacco di quei vampiri, il modo in cui era morto quello che lo stava attaccando quando Cassie lo aveva colpito... No, aveva fatto bene a raccontarglielo. Solo che adesso la cosa sembrava diversa, più reale. Non era più solo un segreto o una leggenda ma un dato di fatto.
Riportò lo sguardo in direzione della porta, ancora indeciso su cosa fare, ma gli cadde il mondo addosso quando sentì lo schicco della chiave. Cassie aveva chiuso a chiave la porta, proprio come gli aveva suggerito lui qualche giorno prima.
Si rimise sul letto ma questa volta chiuse gli occhi. Non c'era rimasto male perché lei aveva chiuso la porta. Era giusto che volesse la sua privacy e che non volesse andare incontro ad altri "incidenti" come quello che era già successo. La cosa che lo turbava era che non lo aveva mai fatto prima. Avevano condiviso la stessa stanza quando vivevano da Robert e, seppure anche quel bagno in camera aveva la chiave, lei non si era mai chiusa dentro, come se si fidasse di lui, del fatto che non sarebbe mai entrato.
Lei sapeva che lui era nella stanza accanto, ne era certo. Aveva percepito la sua esitazione nel compiere quel gesto anche se c'era un muro a dividerli. Eppure aveva comunque chiuso la porta.
Aspettò immobile sul letto, fino a quando l'acqua non smise di scorrere e la serratura del bagno scattò nuovamente. Questa volta non si scompose. Aspettò che lei richiudesse la porta della sua stanza prima di alzarsi e farsi una doccia.
Si prospettava una mattinata intensa ma almeno avrebbe rivisto Robert e Maia alla fine del processo.
Non aveva ancora raccontato loro quello che aveva raccontato a Cassie ma lo avrebbe fatto dopo che si sarebbero decise le sorti di Daniel. Ammesso che ci sarebbero stati esiti positivi.

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La Cacciatrice Ibrida 2
FantasyDopo la morte di suo nonno e la misteriosa scomparsa di suo padre e Nathan, Cassie decide di tornare a Holding e riprendere la sua vecchia vita, ignorando il desiderio di suo fratello di averla al suo fianco. Purtroppo, adesso che tutti sanno non...