Il mattino seguente si risvegliò con i vestiti incollati al corpo per via del sudore e con il collo dolorante. Dopo avergli iniettato quella strana sostanza nelle vene era crollata in un sonno profondo e tormentato da incubi. Quando si era alzata Ethan non era in casa e si chiese come mai visto che il suo compito era quello di sorvegliarla.
Il giorno prima, quando le era sembrato di aver visto George, il cuore aveva iniziato a battere così forte che pensò le sarebbe uscito dal petto da un momento all'altro ma la cosa più spaventosa fu il respiro che le si era praticamente bloccato. Per un secondo aveva quasi immaginato di morire soffocata e aveva iniziato a dare ancora più di matto.
Non poteva essere George, lui era morto e sepolto. Eppure non hai mai visto la sua bara disse una voce dentro di lei. Pensò che forse qualcuno le stava controllando la mente ma si rese conto che era proprio lei ad aver pensato quella cosa.
Decise di farsi una doccia per rilassarsi. Se continuava a pensare a certe cose probabilmente avrebbe avuto bisogno di un'altra dose di tranquillante. Che cosa strana, lei che soffriva di panico e per colpa di chi? Un membro della sua famiglia che, anziché prendersi cura di lei, la stava quasi uccidendo.
Quando uscì dalla doccia erano quasi le due del pomeriggi. Sentì dei rumori provenire dal salotto ma sapeva che non si trattava di Ethan. Camminò lentamente per cogliere l'intruso di sorpresa ma sbatté il braccio contro un maledetto vaso posto in un mobile del corridoio.
– Dannazione – disse tra sé a voce bassa.
– Cassandra?
Riconobbe la voce e tirò un sospiro di sollievo. Non era per niente nelle condizioni di poter lottare – Morgan! – disse andandogli incontro – Come hai fatto a entrare?
– Dimentichi che questo palazzo mi appartiene.
Cassie sorrise – Hai la chiave di tutti gli appartamenti?
– E' solo per una questione di sicurezza. Non si sa mai cosa potrebbe succedere.
Pensò che suo fratello era davvero un buon capostipite, ancora più bravo di quanto si sarebbe mai immaginata. Non aveva dimenticato che cosa aveva fatto a sua madre e probabilmente non lo avrebbe mai fatto. In cuor suo sapeva che non lo aveva perdonato per averle portato via l'unica persona che l'amava davvero ma la consapevolezza che non aveva agito di sua spontanea volontà riusciva a fare in modo che non provasse dell'odio nei suoi confronti, solo un po' di rancore.
– Potresti spiegarmi che cosa è successo ieri di preciso? Ethan è stato piuttosto vago.
– Ethan? Lo hai incontrato?
Morgan annuì – Sembrava molto scosso e gli ho consigliato di prendersi un giorno libero.
Come biasimarlo? L'aveva vista urlare e dimenarsi come una pazza e non aveva avuto modo di spiegargli che cosa stava succedendo di preciso.
Morgan continuava a guardarla in attesa di una risposta e lei era ancora in dubbio se raccontargli quello che aveva visto oppure no. Aveva paura che la prendesse per pazza, che non le avrebbe più fatto riprendere il lavoro e che, oltre agli allenamenti con Daniel, l'avrebbe costretta a sottoporsi a qualche seduta di psicoterapia.
Tutto questo ragionamento, però, non aveva senso. Se gli avesse raccontato che cos'era successo lui avrebbe trovato senza dubbio un modo per aiutarla e, per quanto lei odiasse farsi aiutare, forse era l'unico modo per uscirne, per stare finalmente bene.
Si accomodarono sul piccolo divanetto da dove si era alzata un paio d'ore prima. Morgan si mise di fronte a lei, in modo da poterla guardare negli occhi, e per la prima volta quella cosa la fece sentire a disagio.
– Ieri mattina Daniel mi ha fatta infuriare e ho deciso di lasciare l'allenamento.
– Mandandolo anche a quel paese – continuò Morgan – Questo lo sapevo già. Voglio sapere che cosa ci facevi vicino al mio ufficio, come mai sei rimasta anche se c'erano i due cacciatori a sorvegliare il corridoio e cosa è successo nell'ascensore.
– Io e Ethan abbiamo pensato che forse non è più necessario che io mi alleni con Daniel.
– Tu e Ethan? – chiese Morgan alzando un sopracciglio.
– Diciamo che l'idea me l'ha data lui e che io sono d'accordo – disse con una risatina – Comunque, sono venuta nel tuo ufficio per parlarti di questa cosa o perlomeno lo avrei fatto se non avessi capito che stavi parlando con qualcuno di importante.
– Se avevi intuito questa cosa, perché non sei andata via e basta?
– E' quello che ho fatto! – Il modo in cui le stava parlando non faceva altro che farle pensare che la stesse accusando di essersi impicciata di affari che non le riguardavano – Sentivo l'impulso di entrare ma non so spiegarti il motivo! Sai benissimo che non sono un'impicciona e che preferisco farmi i fatti miei!
Morgan annuì – Si, so benissimo come sei fatta – disse sorridendo – Poi cosa è successo?
– Siamo andati verso l'ascensore e poco prima che le porte si chiudessero ho visto qualcuno uscire dalla porta del tuo ufficio.
Lo sguardo di Morgan si fece più attento – Chi?
Prese un bel respiro e pronunciò quel nome – George.
Morgan spalancò gli occhi – Cosa? Ma è impossibile! Lui è morto Cassandra...
– Lo so! Ma in quel momento ero davvero sicura di averlo visto, in carne ed ossa... So che probabilmente penserai che sono pazza, che ho bisogno della psicoterapia e che non sono ancora pronta per tornare a lavoro..
– Non penso nessuna di queste cose – la interruppe Morgan.
– E che cosa pensi?
– Che sei stanca e hai bisogno di riposo. Sei stata sottoposta a un forte stress negli ultimi tempi e un po' è anche colpa mia – Si sentiva in colpa, ma per cosa? – Se c'è qualcosa che posso fare...
A Cassie venne subito in mente un'idea ma non sapeva se Morgan sarebbe stato d'accordo – In effetti c'è una cosa che potresti fare per me...
– E sarebbe?
– Mandami a Holding.
Morgan si alzò – No, non se ne parla!
– Solo per qualche giorno! Ethan potrebbe venire con me. Ti fidi di lui, no? – Dal modo in cui la guardò capì che stava riuscendo a fare centro, che stava per convincerlo – E poi Maia potrebbe aiutarmi...
– Maia? La maga che sta con Robert?
– Si, proprio lei. E' stata lei a salvarmi la vita quando George... – Non riuscì a terminare la frase. Ogni volta che provava a parlarne le venivano in mente quelle brutte immagini.
Morgan sospirò – Va bene. Andrai a Holding.
Cassie sorrise e d'istinto lo abbracciò. Non faceva così con tutti anzi, non lo faceva con nessuno. Con Morgan gli veniva naturale, proprio come gli veniva naturale fidarsi di lui.
– Tra quanto posso partire?
– Va bene tra due giorni? Giusto il tempo di...
– Va benissimo – Sciolse l'abbracciò e lo guardò – Grazie mille.
Morgan sorrise e silenziosamente si avvicinò alla porta – Cerca di riposare un po' e di mangiare qualcosa. Sei troppo pallida.
– Lo farò.
Morgan gli rivolse un altro sorriso e uscì dall'appartamento.
Non vedeva l'ora di dirlo a Ethan e soprattutto non vedeva l'ora di vedere Robert e Maia. Prese il telefono per chiamarli ma decise di fare loro una sorpresa. Sicuramente sarebbero stati felici di vederla.
STAI LEGGENDO
La Cacciatrice Ibrida 2
FantasyDopo la morte di suo nonno e la misteriosa scomparsa di suo padre e Nathan, Cassie decide di tornare a Holding e riprendere la sua vecchia vita, ignorando il desiderio di suo fratello di averla al suo fianco. Purtroppo, adesso che tutti sanno non...