Capitolo VII

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Nathair aveva visto diverse cose strane. Sua sorella Amanda, per il proprio ventunesimo compleanno, si era messa a parlare con un maialino che il suo fidanzato aveva liberato da un posto di cui non si ricordava nulla. Lui, all'epoca un diciassettenne scapestrato, era uscito per vedere lei e le sue amiche che tiravano fuori il lato peggiore di loro per festeggiare il passaggio dal non essere punibili per legge all'esserlo. Alcune di loro erano anche delle gran belle ragazze. E quanto si era divertito, quel giorno. E quanti eventi bizzarri si erano susseguiti! Probabilmente aveva riso più di quanto aveva fatto Amanda. No, forse non così tanto. Di sicuro, però, lo aveva fatto di più in relazione a quanto lei si ricordava della serata.

Nulla, tuttavia, poteva battere quello che era accaduto in quei due giorni. A dirla tutta, Nathair ancora non ci credeva. Un turbine d'acqua che si elevava per decine di metri e una ragazza bionda con metà corpo in putrefazione e una voce che sarebbe riuscita a catturare anche il più inamovibile degli eremiti. E ora?

Ora la pioggia aveva aumentato l'intensità di caduta, e la moglie di Cardmis si stava sfregando le mani e ci soffiava ogni tanto sopra. Era vicino al camino, dove il fuoco scoppiettava allegro. Cardmis, seduto accanto a lei, beveva un bicchiere di un intruglio di un verde leggero, quasi trasparente; i nervi tesi, gli occhi diretti all'ospite che fissava Nathair da una decina di minuti. Quest'individuo, seduto a sua volta, era vestito di un ampio mantello con cappuccio, che lasciava vedere il viso solo fino agli zigomi sporgenti. Sotto, aveva un sorrisino che non si decideva a calare.

Un tuono rumoreggiò nel cielo. Nathair si strinse nelle spalle e vide che anche la compagna di Cardmis lo stava facendo. Lei si alzò di scatto, riordinò una serie di piccoli calici posizionati sul tavolo rettangolare in legno e si diresse verso le scale.

«Vado su a leggere un libro» disse.

Nessuno le rispose.

Lo sconosciuto si alzò a sua volta, si versò un po' della stessa bevanda che stava sorseggiando Cardmis e rimase in piedi a centellinare il liquido. Poi passò il polpastrello dell'indice sull'orlo del bicchiere e se lo leccò. «Wa, Cardmis.»

«Quindi sta per succedere veramente?»

L'altro annuì.

Cardmis fece per aprire bocca, ma Nathair lo bloccò: «Fermi tutti. Cosa sta per succedere?»

L'ospite sospirò e si riaccomodò. Cardmis riattizzò la fiamma del focolare, sbadigliando, e fletté il collo a destra e a sinistra, come se fosse stato in procinto di partecipare a una gara di atletica leggera. Perché tutta questa lentezza?, si chiese Nathair.

«Non so se puoi capirlo» cominciò Cardmis. «Cioè, non penso che tu sia stupido, solo che anche molti abitanti di Flesra non capirebbero ciò che sto per dirti.»

«E tu dillo comunque» ribatté Nathair.
«C'è una persona... Be', più che una persona, è quello che voi Itriamuna chiamereste un caprone umanoide. In ogni modo, c'è questo caprone che è il Sacerdote della Magia Dannata, oltre a essere una delle creature più potenti presenti su Flesra; e, guarda caso, è sparito da un po' di tempo, precisamente da dopo la morte di un tizio chiamato Jake Holst. Vedi, i sacerdoti delle componenti essenziali del flusso magico...»

«Ehi, aspetta» lo interruppe Nathair. «Vai piano, sono tante informazioni nuove in una volta sola...»

«Dovrai assimilarle, in un modo o nell'altro.» Si schiarì la voce e riprese a parlare: «Questi sacerdoti, al termine della loro esistenza, stabiliscono due contatti su Flesra o sui mondi adiacenti: il primo è il successore, che è percettibile solo dal secondo, che è il chiaroveggente. Quando il chiaroveggente diviene consapevole della posizione del successore, trasferisce tutto il potere contenuto in lui a quest'ultimo, che deve andare a consacrarlo nel sacrario relativo alla componente a cui appartiene.»

Dark DawnWhere stories live. Discover now