Capitolo XV

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Nathair si svegliò molto presto. Un pensiero orribile lo perseguitava dalla sera precedente, quando, mentre stava leggendo qualcosa all'esterno, Cardmis lo aveva affiancato. Senza sprecare del tempo che avrebbe potuto impiegare in altra maniera aveva detto: «Domani annullo l'incantesimo. Poi si parte. Te ne parlerò meglio domattina.»

Era stato incredibilmente conciso. Nathair non credeva che Cardmis potesse variare tanto. Quando si erano incontrati per la prima volta, lui si era dimostrato una persona scherzosa e aperta; invece, con il passare dei giorni, era diventato torvo e laconico. E che cazzo! Tutta questa malinconia stava contagiando anche Nathair stesso. Fra poco si sarebbe messo a piangere come quella piagnucolona di quella sua zia che era morta molti anni prima.

Andò alla finestra e osservò la cupola magica che proteggeva lui e gli altri. Sullo sfondo trasparente stava albeggiando. L'ancora debole luce dell'aurora colpiva i rami senza proiettare alcuna ombra. Si sedette alla scrivania e mise a posto i vari fogli che aveva lasciato in disordine la sera prima. Quando ebbe finito, rimase immobile per un attimo. Sospirò. Si alzò e iniziò a preparare tutto ciò che gli sarebbe servito.

Ci volle una ventina di minuti. Poi si diresse verso il piano disotto. Quando poggiò un piede sul primo scalino, sentì un tintinnio provenire dalla sala da pranzo. Si sporse dalla porta e vide i suoi compagni riuniti attorno al tavolo. C'erano tutti: persino la consorte di Cardmis; e tutti avevano un calice tra le mani. I quattro fecero incontrare i calici, che si toccarono con grande delicatezza, producendo un altro suono lieve.

«Festeggiate senza di me, eh?» esordì Nathair.

Tutti si voltarono verso di lui. Tutti tranne Jonah. Probabilmente lui l'aveva già udito arrivare.

«C'è poco da festeggiare» affermò Cardmis. Scambiò qualche parola con Goujelt e con sua moglie, poi lo raggiunse. «Seguimi» gli disse.

Lo condusse all'esterno, dove il roseo chiarore dell'alba si stava schiarendo.

«Sì, bello?» fece Nathair, una volta fuori.

«Devo dirti cosa ti aspetta.»

Nathair accostò la cupola, mentre Cardmis restò nei pressi della soglia. «Puoi benissimo dirmelo in viaggio. Adesso ti basta informarmi dei punti più importanti.»

«Non basta, Nathair» asserì Cardmis. «Io non verrò con te.»

Nathair percepì qualcosa al suo interno destabilizzarsi, come se qualcuno avesse spostato il blocco di pietra alla base di una fragile costruzione. «Come no?»

«Devo star qui» rispose. «Devo accogliere coloro che giungono su Flesra.»

Nathair trasse un respiro. Si avvicinò a Cardmis di qualche passo. Allora iniziò a camminare. «Quindi con me ci saranno Goujelt e Jonah?»

«Sì.» Ci furono alcuni attimi di silenzio. «Ma non solo.»

«E chi, tua moglie?»

Gli venne spontaneo ridere.

«Non è il momento di scherzare. Ti sembra che stia scherzando?»

Nathair provò a diventare serio. «No, affatto.»

«Dovrete recarvi in una città costiera che conoscono Goujelt e Jonah. Lì ci saranno due persone ad attendervi. Entrambi hanno ricevuto grandi insegnamenti da uno dei migliori Cavalieri che io abbia mai conosciuto. Uno di loro servirà a chiarificare le tue visioni.»

Ci fu un istante di smarrimento: prima si fermò, ma in seguito decise di ricominciare a camminare. «Visioni? E tu come fai a saperlo? Non ne ho mai parlato con nessuno.»

«Sei un Chiaroveggente» disse. «Cosa credevi sarebbe successo?»

«Be'... Magari, però, potevo non averne avute ancora.»

Dark DawnWhere stories live. Discover now