Capitolo XX

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«Ciao, tesoro» gli dice la madre, scompigliandogli i capelli.

Reck la guarda, lei ha gli occhi coperti da un velo di lacrime. Perché sta piangendo? Cosa succede? Dalla porta alle spalle di lei arrivano quattro soldati. Hanno le lunghe lance strette nelle forti mani, gli sguardi duri diretti su di lei, il passo deciso che si interrompe in un attimo, come se qualcuno avesse annullato qualsiasi suono e avesse ordinato loro di fermarsi. Dopo i quattro c'è qualcun altro. Sta sopraggiungendo, la sua figura è in controluce e Reck non capisce di chi si tratti. Ora, però, lo sa chi è: eccolo, è suo padre. Ha la spaziosa fronte aggrottata e le pupille sembrano trafiggere le scapole della donna, che ancora fissa Reck con occhi amorevoli. 

«Girati» fa Darniar, stropicciandosi la veste.

«Papà» dice Reck, e fa per avvicinarsi a lui; ma il padre scuote la testa. «Cosa succede?»

«Non succede niente, amore» gli risponde la madre. «Papà è solo un po' arrabbiato.»

«Non mentirgli, Lune» continua il padre. «Se non gli dici tu di cosa sei accusata, lo farò io, e non mi tratterrò dal rivelare gli aspetti più osceni dei tuoi misfatti.»

Lune si gira, i capelli castani che le dondolano due, tre volte dopo essersi fermata. «Non puoi veramente farlo, Darniar. Noi ci siamo amati, ricordatelo. Non farlo, in virtù di quell'amore...»

«Parli di amore, Lune?» esclama lui, facendo un passo in avanti. «Tu parli di amore, schifosa puttana?»

«Non dire queste cose davanti a nostro figlio!» lo rimprovera lei.

Darniar vuole ribattere, si vede, però sta zitto. Poi si avvicina a Reck e lo prende per le spalle. Lo osserva intensamente per qualche secondo, come se volesse instaurare una sorta di connessione. Allora si volta, una mano ancora su Reck, e piegando un po' le ginocchia, indica Lune.

«Tu sai cosa ha fatto tua madre?» gli chiede.

«Ti prego, Darniar. Non c'è bisogno che vada a finire in questa maniera.»

«E' accusata di molteplice adulterio, e quindi dovrebbe già essere frustata tante volte quanti sono stati i tradimenti. Ma non è tutto. Ha anche cospirato con gli Aelfar Glauco per uccidere la famiglia dell'imperatore e per lasciare aperte durante la notte le porte della capitale, così da fare una strage. Eppure sa che tu fra qualche giorno andrai a Damadin, così come sa che ci sarò anch'io. Ma... vedi, i suoi falsi ideali di giustizia la accecano a tal punto da farle perdere di vista la sua famiglia. Sarebbe stata disposta a sacrificarti per la caduta di Gornar e del principe ereditario Brenin.»

Reck non ci può credere. A sua madre non importa nulla della sua vita? No, non è vero. Lei è la sua mamma! Non è stata molto presente, ma rimane comunque la sua mamma!

«Papà...» comincia Reck, ma ha paura di proseguire. Intanto Lune piange. «Cosa vuol dire adulterio?»

«Non farlo, Darniar. Hai ancora la possibilità di non distruggere l'immagine che nostro figlio ha di me...» lo supplica lei, inginocchiandosi davanti a lui e aggrappandosi alla sua veste. «Non è abbastanza grande perché comprenda la gravità di quello che ho fatto, se non dici nulla di più. Posso ancora farmi perdonare.»

Le lacrime aumentano a dismisura. Sembrano segnarle le guance con sentieri leggermente più scuri della pelle, mentre il singhiozzo la tormenta.

«Ma io voglio che venga distrutta, e non c'è nulla da perdonare» afferma Darniar. «Nostro figlio - mio figlio! - non crescerà nella menzogna.»

«Potrebbe diventare un mostro da grande! Sai che questi sono eventi che condizionano la vita di un bambino. Non spiegargli ogni cosa. Non ce n'è bisogno.»

Dark DawnWhere stories live. Discover now