Capitolo VIII

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Galopparono finché i cavalli glielo consentirono. Si fermarono vicino a un rigagnolo, al limitare di una foresta dopo cui c'era una vasta pianura. Reck stava montando la tenda da campo che Karvael gli aveva fornito, mentre Nimniail carezzava la criniera del cavallo sulla sua groppa. Scese subito dopo e si sistemò i capelli scompigliati dalla galoppata. Era notte inoltrata, e quindi Reck racimolò un po' di rami secchi, li accatastò davanti alla tenda montata e accese un fuoco. Le fiamme si mossero scoppiettanti e iniziarono ad ardere.

«Io vado a farmi un bagno» esordì lei.

«Te lo sconsiglio» disse Reck. «In una notte fredda come questa dovremmo restare a controllare che il fuoco non si spenga.»

«Su...» lo pregò lei. «Non ci metterò molto, te lo prometto.»

«Non ti impedisco di farlo» spiegò lui. «Il mio è solo un suggerimento.»

«E se io ti suggerissi di farlo insieme a me?»

Reck rizzò le orecchie. «In che senso?» domandò.

«Lo sai in che senso» gli sussurrò lei; il fiato che si frangeva su di Reck.

Lui si voltò. La vide togliersi adagio il cappotto e poi il vestito. Ora aveva soltanto la biancheria. Si diresse verso l'acqua ancheggiando. Si assicurò che Reck la seguisse con gli occhi. Allora immerse la punta di un piede, che infine entrò del tutto. Quando ebbe entrambi i piedi all'interno, si levò anche la biancheria e la gettò sulla sponda. La preziosa pelle sembrava un tessuto pregiato mentre i chiarori di Everen e del fuoco la toccavano in simultanea.

«Vuoi rimanere ancora lì per molto?»

Reck guardò il falò. Sapeva che, senza la sua presenza, c'era la possibilità che si spegnesse, ma non poteva perdersi ciò che aveva dinanzi. Era da due giorni che stava aspettando che lei gli si concedesse e finalmente era successo. Lasciò ogni precedente mansione e si svestì rapidamente. La raggiunse.

*****

Erano seduti sul terreno erboso; lei aveva una coperta sulle spalle e lui le cingeva il collo con un braccio. Si erano asciugati quanto meglio avevano potuto, ma erano ancora umidi. Lei stava parlando di qualcosa relativo alla vita che li attendeva dopo quella fuga. Pronunciava ogni parola con l'eccitazione di un bambino che riceve il giocattolo tanto desiderato, mentre lui rimaneva impassibile e rispondeva a monosillabi, con quel tono di dura calma che aveva sempre detestato ma che non riusciva a togliersi.

La osservò. Un sorriso perdurava sulla bocca di lei e lui non riusciva a capire il perché. Ripensò a cosa gli aveva detto prima di partire. Non credeva che avrebbe mai sentito qualcuno rivolgergli quella frase. Perché lo amava? Lui l'aveva strappata alla sua esistenza, l'aveva costretta a servirlo e ad avere rapporti sessuali con lui. Come poteva una creatura così bella, magnifica unione di virtù, risultato di una splendida evoluzione durata millenni, amarlo?

Rivisitò il loro primo incontro. Lui stava sfogliando delle scartoffie riguardanti i programmi che l'imperatore aveva in mente per risolvere i problemi economici dell'Impero, quando suo padre era entrato e aveva spinto violentemente una giovane e bellissima elfa. Dapprima Reck non aveva nemmeno alzato gli occhi dai fogli. Poi l'aveva degnata di uno sguardo. In un attimo le chiare iridi di lei si erano appropriate della sua anima. Non aveva subito capito cosa fosse quel nesso che si era instaurato fra di loro; l'unica cosa che aveva veramente capito era che non avrebbe potuto lasciarla andare. E così era stato.

«Ehi, a cosa pensi?» gli mormorò lei; il fuoco che crepitava.

«Che è quasi l'alba, e che dovremmo dormire un pochino.»

Dark DawnWhere stories live. Discover now