Ora capiva perché li chiamavano chiaroveggenti. Vedevano cose che altri non concepivano neppure. Thial. Chi era questa Thial? Che fosse... Una bambina? Avrebbero preso una bambina per farne un'oscura e maligna sacerdotessa? Non riusciva a credere che si potesse essere così incuranti nei riguardi dell'infanzia di una fanciulla di nemmeno dieci anni. E se si stesse sbagliando?
Nathair scosse la testa e continuò a leggere il "Terzo cantico degli elementi" di uno di quei tipi che chiamavano Siyew. Ogni tanto sollevava il mento e guardava di sfuggita il nuovo arrivato. Jonah era un tipo strano. Non che non lo fossero anche tutti gli altri, in quel mondo; ma lui lo era di più. Corti capelli castano scuro, piccoli e affilati occhi chiari, sguardo accigliato e espressione imperturbabile. Sembrava una statua di marmo, quel Jonah. E poi... perché aveva un nome terrestre?
Era sopraggiunto la mattina presto, quando ciò che i flesrensi chiamavano Uhusyan aveva detronizzato la notte e il corrispondente della luna, Everen. Parlava solo bisbigliando, e mai si rivolgeva a Nathair.
Jonah estrasse una spada da un fodero pieno di tetre raffigurazioni e la esaminò come se fosse stata un pacco che avrebbe deciso la sua sorte. Prese un panno e iniziò a lucidarla scrupolosamente; poi, con una grossa pietra color ardesia che tirò fuori dalla sua ampia sacca, prese ad affilarla.
«E tu ti porteresti dietro un macigno simile?» gli chiese Nathair.
Appoggiò un gomito sul tomo che aveva avuto sotto gli occhi fino a quel momento e l'altro sullo schienale della sedia. Nell'altra stanza, la consorte di Cardmis cominciò a canticchiare un motivetto malinconico.
Jonah alzò adagio le pupille, guardò Nathair e tornò a concentrarsi sulla lama. Nathair si chiese perché avesse fatto così. Poteva capire che i suoi modi non fossero il massimo della cordialità, ma perché ignorarlo così palesemente? Non aveva fatto nulla di sbagliato, finora, e gli parve che Jonah avesse voluto punirlo per la sua maleducazione futura. Nathair pensava spesso a come sarebbe stata la propria vita se avesse avuto un registro diverso. Molti piani della sua prima adolescenza erano andati in frantumi per via di questa sua caratteristica, eppure lui non aveva mai cercato di cambiare. E perché avrebbe dovuto farlo? Lui era sempre stato così; anche prima della morte di suo padre gli piaceva esternare la propria esuberanza parlando diversamente da come facevano gli altri. Non gli erano mai bastati i gesti: le parole dovevano essere il contorno di un pranzo coi fiocchi.
«Nathair, torna sui tuoi libri!» disse Cardmis. Gli passò accanto; vicino a lui c'era Goujelt che gesticolava mentre parlava di qualcosa. Sussurrò una cosa a Jonah e poi tornò a guardare Nathair. «Capisci che tu dovresti sapere parlare l'Aruan come un qualunque abitante di Flesra tra... una settimana?»
Nathair rimase per un attimo interdetto. «Sì, e io mi chiamo Henry Kalajnikov. Ma potrò mai imparare una lingua in una settimana?» disse infine.
«E non solo» ribatté Cardmis. «Devi anche capire come controllare la tua magia e apprendere le basi del combattimento con spada. Ti piace il programma?»
Nathair si immerse nuovamente nella lettura. «Ma guarda un po' questi tizi...» mormorò senza un interlocutore.
*****
Dopo due ore di intenso studio, Nathair chiuse il tomo e lo allontanò da sé. Si stiracchiò, fletté il collo a destra e a sinistra e torse il busto facendo perno sullo schienale della sedia. Quante analogie con il proprio mondo. La disposizione delle camere, la forma degli oggetti, il modo di vestirsi. Quando era entrato in quella casa, non si era nemmeno reso conto di quanto assomigliasse a un'abitazione terrestre. E se lo fosse stata?, si chiese. No, erano successe certe cose che rendevano impossibile tale eventualità. Quali altre possibilità c'erano? Poteva essere stato drogato. Be', in tal caso si sarebbe trovato sulla Terra ma pur sempre imprigionato in un mondo fantastico.
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Dark Dawn
FantasyAlba Nera - Primo volume dei "Tales From Flesra". I Siyew lo hanno sentito. I loro cavalieri volevano prevenirlo. Ma hanno fallito. Jake è morto, Akkra pure, Dominick anche; gli altri si sono sparsi per il mondo. Ma hanno l...